La Doc Sicilia: cui prodest?2 min read

Nel corso dell’ultima Sicilia en primeur si è anche parlato di Doc Sicilia, una proposta sostenuta da Assovini, che recentemente è stata messa ulteriormente a punto ed è in attesa di passare al vaglio del Comitato nazionale vini.

Sinora la precedente bozza di disciplinare si era fermata su due questioni: il numero dei vitigni autorizzati nei blend e la composizione dei vigneti in ambito aziendale. Infatti in precedenza si prevedevano solo due vitigni per i bianchi e uno per i rossi.

Ora con la nuova proposta di disciplinare si indicano quattro vitigni per i bianchi (inzolia, catarratto, grillo e grecanico) e quattro per i rossi (nero d’Avola, frappato, nerello mascalese e perricone) da utilizzare in entrambi i casi per almeno il 50%, sia congiunti che disgiunti.

In questo modo, sia con l’ampliamento della base ampelografica – con vitigni coltivati in tutta la regione- sia delle percentuali, si dovrebbe superare l’ostacolo rappresentato dall’ambito aziendale che penalizzerebbe la rivendicazione della Doc Sicilia da parte delle cooperative: infatti i soci nella maggior parte dei casi coltivano piccoli appezzamenti dove non si coltiva di tutto e vista che la prescrizione dell’ambito aziendale, si applica ad ogni singolo conferitore, le difficoltà, anche nel caso di vendita a privati, sarebbero evidenti ai fini della rivendicazione.

Secondo una proiezione effettuata prima della presentazione della nuova proposta, una delle più importanti cantine sociali siciliane, per effetto dell’ambito aziendale, avrebbe potuto richiedere la Doc solo per 500 dei 2.500 ettari coltivati con uve a bacca bianca. D’altra parte in passato anche in altre Doc regionali  (Trentino e Alto Adige) si era presentato il problema dell’ambito aziendale, poi superato.

Ora l’ultima parola spetta comunque al Comitato nazionale vini. Recentemente, in occasione di un forum svolto al Castello Utveggio di Palermo, è stata presentata un’indagine effettuata on line dall’Istituto Regionale della Vite e del Vino e da Cronache di gusto su un campione di 200 aziende. Il 46% delle cantine siciliane interpellate sulla Doc Sicilia la ritengono molto o abbastanza utile mentre il 38% la ritengono poco o per nulla utile. Infine il 16% non ha una posizione definita.

Diego Planeta al termine di Sicilia en primeur ha evidenziato che” la nuova riproposizione dovrebbe ovviare alla questioni che fin qui hanno ostacolato la sua approvazione. Resta il fatto – ha poi concluso – che non accetteremo mai una Doc con un concetto dell’ambito aziendale così come ci è stato posto finora. Personalmente non sono molto abituato a fare azioni di lobby, so solo che se andrà male, scriverò una lettera aperta molto dura”. 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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