La bella favola del Bardolino e dei suoi cugini8 min read

C’era una volta….un vino che quasi nessuno conosceva. Un vino consumato prevalentemente sulle sponde del lago di Garda; fuori da quella zona lo si trovava solo sugli scaffali dei supermercati, nel settore dei vini di minor pregio. Il suo nome era (ed è) Bardolino, ed in effetti la sua qualità e la sua immagine  erano tali da meritare quella posizione.

 

Bassi prezzi delle uve, scarsa identità, scarsa qualità, bassa remunerazione da parte dei vignaioli, serbatoio di approvvigionamento per il salotto buono della Valpolicella, con alcuni Bardolino che volevano assomigliare ad un Valpolicella…con scarsi risultati.

 

Poi circa sette anni fa un signore di nome Angelo Peretti viene chiamato a dire la sua su cosa si potesse fare per sollevare la denominazione da quel limbo. Angelo è un capace giornalista, profondo conoscitore della zona in cui vive da sempre, ed ha fin da subito idee molto chiare su dove vuole arrivare. Il lavoro si compie in due direzioni: da una parte sulla qualità e determinazione stilistica dei vini (riunioni di 40, 50 produttori che assaggiano vini di zone diverse dalla loro per compararli ai propri non so dove si siano tenute in altre zone d’Italia), dall’altra sul far conoscere al mondo che esiste un vino di nome Bardolino. Nasce così l’anteprima Chiaretto e Bardolino, di cui io sono testimone e frequentatore fin dalla primissima edizione (anzi, fin da prima che nascesse  ufficialmente).

 

 E’ passato del tempo ed è stato interessante vedere lentamente, anno dopo anno, scomparire puzze e difetti vari, mentre velocemente  il numero degli amici giornalisti aumentare e con esso l’interesse mediatico generale. I produttori devono molto ad Angelo.

 

Scrivo questa favola perché oggi l’anatroccolo è diventato quasi un cigno. Oggi, alla sesta edizione ufficiale dell’anteprima, i vini hanno storie da raccontare e i produttori hanno dignità di presentare anche ciò che un’annata difficile gli ha permesso di produrre. Da un’annata difficile come il 2013 (freddissima per tutta la primavera, fredda l’estate e cortissima, con un periodo di maturazione ritardato di 20 giorni) si vede la maturità tecnica e serietà di una zona: vini che raccontano di quell’annata senza il bisogno di nascondersi dietro edulcorazioni varie. Vignaioli che hanno lavorato seriamente e duramente in vigna per portare a casa uva “dignitosa” a produrre un onesto vino con una sua propria identità.

 

Addirittura l’anteprima ha assunto una valenza sociale e commerciale visto che la bellissima Lazise ha atteso l’anteprima per aprire la sua stagione turistica, offrendosi in tutto il suo fascino alle migliaia di visitatori che hanno anche affollato i banchi d’assaggio aperti al pubblico presso la bellissima cornice della Dogana Veneta.

 

Quest’anno c’è stata anche una grande novità: Il Consorzio del Custoza ha presentato anch’esso i vini insieme al Consorzio Bardolino.

 

Veniamo brevemente agli assaggi dei vari settori proposti in degustazione (vale la pena ricordare che in degustazione erano presenti solo vini “base” e non selezioni o superiore).

 

 

Custoza 2013

Vale la pena ricordare che è un vino bianco proveniente da una zona a sud del Lago di Garda. Il disciplinare prevede l’utilizzo di un buon numero di vitigni tra cui spicca Garganega, Trebbiano, Riesling e Incrocio Manzoni.

L’assaggio ha presentato fin dall’inizio una notevole compattezza stilistica: in una batteria di 5 vini capitavano almeno quattro di essi con le stesse note aromatiche; difficilissimo differenziare i nasi e successivamente anche il palato molto simile l’uno all’altro. Probabilmente il fenomeno è stato favorito dal fatto che i vini erano quasi tutti stati imbottigliati da pochissimo.

Vini troppo giovani e davvero “crudi” con presenza di profumi primari invadenti in moltissimi vini, sembrava per molti di essi di assaggiare mosto fiore.

Comunque posso rilevare una pulizia estrema, vini corretti, facili e piacevoli. Mediamente un’annata buona ma che probabilmente diverrà eccellente se chi acquisterà le bottiglie (o le cantine stesse) avranno la pazienza di mettere da parte per qualche anno un po’ di questi vini. Vini prodotti per  non invecchiare, ma che paradossalmente sorprendono i produttori stessi quando aprono bottiglie dimenticate in cantina.

 

 

Bardolino Chiaretto Spumante

Da questo comparto le note dolenti: tranne pochi, i vini si sono presentati senza alcun appeal qualitativo.  Troppo semplici e fruttatissimi al naso e troppo banali e dolci al palato. Temo che con questa annata si sia confermato il trend modaiolo di questo vino che rimarrà destinato al “bere facile” e miscelato nei cocktail estivi in riva al lago. L’impossibilità di introdurre nel disciplinare una versione Metodo Classico toglie di fatto la possibilità a questo vino di proseguire un suo cammino evolutivo dignitoso. Un vino che esce da una cantina, arriva ad uno spumantizzatore e torna indietro senza nemmeno sapere se sia sempre quello. Stendiamo un velo pietoso. Una cocente delusione anche per il sottoscritto che aveva creduto nella tipologia.

 

 

Bardolino Chiaretto 2013

Credo che l’annata difficile abbia fatto molto bene a questa tipologia!  Finalmente molti colori scarichi, notevoli dotazioni aromatiche per nulla banali. Alcuni vini sono piuttosto “compressi” ma meglio così, usciranno tra un paio di mesi in piena forma per l’estate. Angelo mi aveva avvertito che l’annata era da Chiaretto…confermo in pieno le sue sensazioni. Palati vibranti con una buona acidità, tesi e di buona lunghezza. Vini mediamente eleganti e di buona personalità. Decisamente da consigliare.

 

 

Bardolino 2013

Il buongiorno si vede dal mattino….e non è stato proprio un bel saluto: la prima batteria presentava una variabilità cromatica impressionante e questa è rimasta per tutta la degustazione. I colori vanno dal rosato carico al rosso rubino. Qua l’annata ha inciso pesantemente e i produttori per quanto bravi non sono riusciti a portare troppa uva sana. Vini in generale piuttosto scarichi e spesso scomposti, ma per un gruppo di questi sarei pronto a scommettere una buona longevità e una ripresa dei loro parametri organolettici più avanti perché si sono rivelati sottili ma puliti e con una buona componente acida in evidenza.

 

E adesso diamo per una volta i voti a questa anteprima, che al momento vede i due registi principali aver concluso il loro lavoro: Angelo Peretti e la sua collaboratrice, nonché addetto stampa del Consorzio del Bardolino, Paola Giagulli, lasciano quest’avventura dopo aver dato e fatto tanto.

Logistica

Lazise si presta perfettamente e la distanza dall’albergo è minima, un parcheggio riservato alla stampa risulta comodissimo per l’accessibilità veloce alla zona di assaggio, anche nella giornata di domenica che ha visto migliaia di visitatori affluire a Lazise ed invadere la Dogana Veneta. Voto: 8

Organizzazione

Quando un evento è organizzato da persone che conoscono profondamente le esigenze di chi cerca la possibilità di assaggiare nel massimo dell’efficienza possibile, tutto viene automatico e facile. L’aspetto più importante vorrei sottolinearlo per chi fa questo lavoro è la grandissima flessibilità ed elasticità: ogni cena, pranzo, appuntamento, degustazione erano facilmente derogabili senza dover essere costretti a seguire un programma rigido. Voto: 8

Possibilità degustative

La saletta dove assaggiamo i vini non era perfetta ma più che dignitosa e sicuramente il massimo dello sforzo possibile per quel posto. Servizio Sommelier preciso e puntuale. Unico neo quest’anno la decisione di far partecipare i produttori ai loro banchi d’assaggio solo la domenica, anziché averli a disposizione anche il lunedì. Questo ha comportato l’impossibilità per noi di avere un contatto, un dialogo con loro perché erano completamente circondati da appassionati. Voto 7

 

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Il fuori programma: degustazione di annate storiche di Custoza.

 

Durante l’Anteprima ho avuto il piacere di partecipare ad una degustazione  di vecchie annate di Custoza. Di seguito la lista:

 

Monte del Fra – Custoza Ca’ del Magro 2008

Le Vigne di San Pietro – Custoza 2007

Cavalchina – Custoza Amedeo 2006

Albino Piona – Custoza Campo del Selese 2006

Albino Piona –  Custoza Campo del Selese 2004

Le Vigne di San Pietro – Custoza 2003

Albino Piona –  Custoza Campo del Selese 1999

 

La degustazione ha evidenziato e confermato quanto avevo già potuto sperimentare in autunno ad un precedente evento sul Custoza: vino di grandissima attitudine alla longevità, pensando anche al fatto che non sono vini prodotti per l’invecchiamento ma per il consumo immediato. Ogni vitigno da il suo contributo all’invecchiamento, in particolare pare che la Garganega sviluppi e mantenga il corpo e lo spessore durante l’invecchiamento, mentre il Riesling porta complessità con i suoi ben noti profumi. Interessante il concetto espresso da alcuni produttori che attribuiscono al corpo del vino e non alla sua acidità la capacità di invecchiamento del Custoza. A questo proposito abbiamo come terstimone uno stupendo 2003 di Le Vigne di San Pietro, perfettamente bilanciato. Angelo sostiene che il Custoza dopo i primi mesi di sviluppo delle sue aromaticità cade per circa un anno in una forma di torpore, dal quale poi si risveglia per iniziare la sua mutazione da bruco semplice ed immediato in farfalla elegante e complessa. Dunque invito tutti a tenere qualche bottiglia di Custoza da parte per riassaggiarla dopo qualche anno, visto che nessun produttore sta ancora proponendo vini più invecchiati.

Tutti i vini si sono presentati in perfetta forma ed hanno evidenziato in modo compatto la suadente bellezza organolettica di un Custoza d’annata. Per la cronaca il Campo Selese 1999 si mostrava con una bellissima terziarizzazione olfattiva, con note di zafferano in evidenza, al palato splendidamente teso e potente.

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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