Italia paese di santi, poeti, navigatori e bevitori di bollicine2 min read

Interessanti i dati raccolti da Wine Intelligence sul consumo di vini spumanti e frizzanti  in Italia.

Il primo dato è che nel 2017 ben 31.6 milioni di italiani (quasi il 64% della popolazione sopra ai 19 anni) hanno bevuto un vino spumante o frizzante almeno una volta. Il consumo italiano di bollicine in genere è molto diversificato, a differenza di  mercati esteri  dove la competizione si riduce spesso tra tre grandi nomi (Champagne, Cava e Prosecco).

Piano piano la spumantizzazione si sta affermando praticamente in ogni regione italiana, magari legata esclusivamente ad un consumo locale. Grazie ai molti vitigni autoctoni in Italia si assiste al fenomeno di produzioni da vitigni locali che si stanno affermando: Erbaluce, Durello, Verdicchio, Ribolla Gialla ne sono chiari esempi. E’ chiaro anche l’aumento produttivo e di quote di mercato rispetto ai vini fermi.

Insomma, i produttori italiani stanno reagendo ad una stasi o nel peggiore dei casi ad una contrazione delle vendite di vini fermi provando a passare alle bollicine, sia con rifermentazione in autoclave, sia con metodo classico. Con il continuo aumento delle temperature medie questa sembra proprio una scelta dettata dal mercato, visto che la produzione  (specie del metodo classico) è molto diversa, specie in vigna, da quella dei vini fermi e che per arrivare ad un “giusta mano” produttiva di solito ci vogliono diversi anni.

Naturalmente la parte del leone la fa il Prosecco, che vive oramai in una categoria a se stante, non venendo identificato chiaramente né tra i vini frizzanti né tra quelli da metodo classico. Di diverso rispetto alle bollicine classiche è anche il momento in cui viene bevuto, più legato all’aperitivo e soprattutto ad una bevuta meno impegnativa.

In termini di percezione qualitativa, lo Champagne risulta il leader assoluto seguito dal Franciacorta. Alta Langa e Trento DOC sono meno conosciuti e diffusi anche se in crescita.

Ferrari, Martini, Gancia e Maschio sono i marchi della spumantistica  riconosciuti dal più alto numero di consumatori. Mi piace notare come un marchio di alta gamma come Ferrari si sia posizionato talmente bene da stare alla pari con nomi sicuramente meno “top” dal punto di vista qualitativo.

La spesa media per una bottiglia di bollicine italiane è  tra i 7.00€ e i 14.99€ e questo è un dato su cui riflettere bene. Considerando infatti che l’alta gamma nella grande distribuzione parte poco sopra i 5 euro, pagare un vino frizzante sui 7-8 è indubbiamente un prezzo importante, come lo sono i 15 euro (visti anche gli sconti e le promozioni annuali) per un Franciacorta o un Trento DOC.

Insomma, pare che l’Italia oltre ad essere un paese di santi, poeti e navigatori, stia diventando anche un luogo di bevitori di bollicine. Molte di queste indubbiamente frizzanti e marcate Prosecco, ma con una bella crescita di tanti metodo classico di buon livello.

Sarà una moda? Lo scopriremo solo bevendo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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