InvecchiatIGP.  Torrione 1994, Petrolo: un piccolo ma importante pezzo della storia enoica di Giulio Gambelli4 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Petrolo si trova al confini sud-est del Chianti Classico e questo “confine” lo si può percepire meglio salendo sulla Torre di Galatrona e guardando verso ovest, dove austere e ripide colline bloccano adesso lo sguardo e nei secoli passati il passo a che voleva addentrarsi in quel territorio, allora per niente ospitale.

Luca Sanjust, figlio della indimenticabile Lucia, mi ha accolto in azienda per un revival all’insegna di Giulio Gambelli, di cui sto curando una nuova e molto più completa edizione della sua biografia e che da queste parti ha dato il suo imprinting  a diversi vini, primo fra tutti il Torrione, un Supertuscan che per me ha sempre rappresentato una delle massime vette del sangiovese toscano.

Ma Petrolo è anche famosa per il Galatrona, un merlot la cui vigna mi assicura Luca, volle far piantare proprio Gambelli.

Ma veniamo al Torrione, prima annata nel 1988 e allora sangiovese praticamente in purezza (forse ci “cascava” una barrique di merlot): oggi invece il merlot è arrivato a più del 15% e il cabernet sauvignon al 5%.

Il Torrione nasceva in una vecchia vigna di sangiovese piantata addirittura nel 1952 e da qualche anno espiantata e ripiantata,  sempre a sangiovese, ma che oggi in buona parte va a finire nel Boggina, l’attuale cru aziendale di sangiovese in purezza.

Ma il 1994 che Luca mi ha stappato è nato nella vecchia vigna e non vi nascondo che un po’ di emozione, nell’assaggiarlo, l’ho avuta.

La Fattoria di Petrolo vista dalla torre di Galatrona

In primo luogo  perché mi ha riportato a bellissimi momenti trascorsi con Giulio e Lucia SanJust e poi perché ero di fronte a un vino di 30 anni, che dal punto di vista enologico sono un’eternità. Però, se ho imparato una cosa da Giulio, è che i suoi vini invecchiano, anzi maturano,  molto lentamente.

Il Torrione 1994 è stato  figlio di un’annata difficilissima, all’interno del periodo 1991-1995 che ho definito più volte “della piccola glaciazione”, anni in cui pioggia e freddo non sono mai mancati, creando allora vini magari ruvidi e difficili ma, se assaggiati oggi, ancor giovani e dinamici. Il vino fermentava in vasche di cemento e poi affinava in barrique, molte delle quali usate.

L’abbiamo aperto e assaggiato quasi subito, anche se sapevamo che lasciandolo all’aria per qualche ora sarebbe sicuramente migliorato.

Anche così però il vino si è dimostrato ben presente a se stesso: colore ancora rubino con unghia leggermente aranciata e naso dove accanto a sentori balsamici schizzano fuori note fruttate lo stanno a dimostrare. Se proprio vogliamo essere pignoli la scelta dei legni usati non l’ha avvantaggiato, ma adesso queste note un po’ più cupe gli conferiscono solo carattere e complessità.

In bocca ha sapidità e ancora bella potenza, accompagnata da un tannino austeramente ruvido, figlio dei tempi e del tempo meteorologico.

L’acidità è ben presente e affianca il tannino in una dimostrazione di giovinezza e di chiara eleganza. In bocca è molto lungo ma soprattutto ha grande equilibrio.

Non solo non dimostra trent’ anni ma sono convinto che potrà andare avanti benissimo come minimo per altri dieci.

Un pezzettino della bella storia enoica scritta da Giulio Gambelli.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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