InvecchiatIGP: Nobile di Montepulciano 2001, Le Berne. Il Nobile di chi le vigne le ha zappate4 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Egisto Natalini, che fondò l’azienda Le Berne nei lontani anni ’60 assieme al figlio Giuliano, era ormai anziano e camminava lungo la strada di Cervognano un po’ ingobbito dagli anni e dai lavori agricoli. Si ferma accanto a lui un auto. Era guidata dall’allora titolare di una cantina a Montepulciano, famoso soprattutto per essere proprietario di un gruppo alimentare molto importante e di una squadra di calcio di Serie A. Si era perso e così apre il finestrino e chiede a Egisto “Scusi, qual è la strada per Corte alla Flora? Sa, mi sbaglio sempre.” Egisto lo guarda e gli dice “Se l’avesse zappate tutte queste colline, la strada la saprebbe!”

Andrea Natalini

Andrea mi raccontò questa storiella ridacchiando ma sotto sotto era orgoglioso del nonno, che assieme al padre Giuliano gli hanno tramandato la rustica e semplice filosofia del bravo vignaiolo, che Andrea porta avanti con vini concreti, schietti, che poco concedono alle mode.

Questo Nobile di Montepulciano 2001 si era perso nella mia cantina in una zona piuttosto umida e l’etichetta lo dimostra. Avevo quasi paura ad aprirlo e infatti il tappo si è spezzato a metà e ho dovuto fare varie operazioni per toglierlo senza sbriciolarlo. Non vi nascondo che con un’etichetta e un tappo del genere ero titubante a versare il vino nel bicchiere. Lo verso e il colore, ambrato con unghia aranciata, mi sembra il terzo indizio che fa una prova. Poi però penso che il colore in un sangiovese di 22 anni dovrebbe essere più o meno quello e così metto il bicchiere sotto il naso e le cose cambiano, non di poco.

All’inizio è cupo, concentrato, con china, liquirizia, noci, carrube e sentore balsamico di sottofondo. Poi esce una nota di erbe officinali, buon legno e poi il motore del maturo sangiovese di razza entra in moto, con note di fiori secchi, timo, maggiorana. Montano sempre più le sensazioni balsamiche ma comunque su note austere, come l’annata importante prescrive. Dopo un’ora che è nel bicchiere la nota balsamica è affiancata da una sensazione di frutta matura che rende il tutto ancora più complesso, piacevole ma con un sottofondo di freschezza ancor più accentuata. Altro che vino vecchio!

In bocca freschezza, tannicità ancora viva e un po’ rustica ti accompagnano con equilibrata armonia al lungo finale, che lascia la bocca pulita con un tono sapido, aumentando così la soddisfazione del sorso. Sinceramente, con questa pienezza, freschezza  e importanza non si pensa ad un vino base ma ad una Riserva. Questo è il bello dei piccoli-grandi vini: se fatti bene hanno l’equilibrio per dare grandi soddisfazioni nel tempo, che spesso quelli più concentrati e impegnativi promettono ma non portano a compimento.

Un vino figlio dell’annata e di un modo classico di fare Nobile di Montepulciano, che dovrebbe avere più seguaci. Un grazie ad Andrea per aver prodotto un “vino base” che potrà dire la sua per altri anni e un grazie anche alla vendemmia 2001, sicuramente se non la migliore, la seconda grande annata del nuovo secolo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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