InvecchiatIGP: Brunello di Montalcino Poggio al Vento Riserva 1990, Col d’Orcia3 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Nel 2016 Stefano Tesi lo aveva degustato in una bellissima verticale che abbracciava 50 anni e lo aveva trovato in ottime condizioni. Sono passati altri 9 anni e siamo a 33 dalla vendemmia, un tempo che può mettere in ginocchio parecchi Brunello, c’è da dire però che questo cru che Francesco Marone Cinzano custodisce con cura ha dato ripetutamente dimostrazione di una classe rara e di una longevità notevole.
Tutto questo però non è così importante, perché quando passano così tanti anni ogni bottiglia fa storia a sé, conta moltissimo come viene conservata e la tenuta del tappo, ma in ogni caso è quasi impossibile trovare due vini con le stesse caratteristiche evolutive e nelle stesse condizioni di salute.

Mi accingo, quindi, ad aprire la mia ultima bottiglia di questo prezioso nettare per la rubrica “InvecchiatIGP”, dedicata appunto ai vini che hanno sulle spalle un buon numero di anni. Estraggo il tappo senza particolari difficoltà, lo trovo decisamente in ottimo stato, la parte umida non arriva a mezzo centimetro, evitando rischi di frantumazione; l’odore è normale, richiama la vinaccia.

Per un vino del genere ci vuole un signor calice, uno Zalto Bourgogne è perfetto, lo verso delicatamente evitando di portarmi appresso eventuali depositi. Il colore è promettente, un granato luminoso con pochi cedimenti verso l’aranciato (la foto fatta con il mio vecchio cellulare purtroppo non è fedelissima).
A questo punto accosto il naso per una prima perlustrazione e… capperi! Sembra già maledettamente espressivo e senza segni dell’età. Lo lascio respirare, 5, 10, 15 minuti e riprovo: il bouquet è in continuo movimento, da fermo il vino esprime note di funghi, sottobosco, goudron, cuoio, tabacco e molto altro; lo faccio roteare per alcuni secondi poi inspiro di nuovo: si apre a confettura di frutta rossa, arancia sanguinella, susina, ciliegia, poi arrivano incenso e cardamomo, mallo di noce, torna il fungo, secco ma non troppo, il frutto ringiovanisce, c’è un guizzo agrumato.
Non resisto oltre e assaggio: mon dieu! Incredibile! È stratosferico, finissimo, balsamico, salino, la parte terziaria la devi andare a cercare perché ha ancora freschezza ed energia da vendere, tannino setosissimo e un finale che ingannerebbe chiunque tanto è vivace, neanche dieci anni gli darei. Ok, dopo oltre venti anni di assaggi di vini prelevati dal mio mobile cantina posso dire con fermezza che li conserva alla grande, le delusioni non superano le dita di una mano, segno che era tutta colpa dei vini. Questo Brunello di Montalcino Poggio al Vento Riserva 1990 è davvero magnifico e già mi vengono le lacrime per avere stappato l’ultima bottiglia.
Ma ne valeva proprio la pena!

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani è il direttore di Lavinium. È anche un appassionato e bravissimo fotografo.


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