InvecchatIGP. Gavi D’Antan 2009, la Scolca: nel solco di oltre 100 anni di storia.2 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Pregi e difetti di un paese anarcoide come il nostro: tutti a fare bollicine dalle Alpi alla Sicilia dal Tirreno alla Ionio, con tutti i vitigni possibili e immaginabili. Siamo ben lontani dall’ordine cartesiano gallico anche se poi ritorna sempre nei nostri discorsi come esempio inimitabile, diciamo pure onirico. Intendiamoci, anche in Italia alcuni territori hanno raggiunto traguardi straordinari, ma l’aspetto più interessante per gli appassionati è anche scoprire le potenzialità che ciascun vitigno autoctono riesce poi ad esprimere con la spumantizzazione, meglio se con il metodo classico.
La Scolca percorre una strada autonoma da più di cento anni, dal 1919 per la precisione,molto prima che le bollicine e i vitigni autoctoni diventassero una moda o una tendenza dalla quale non si può prescindere. E diciamo la verità, se il Cortese ha raggiunto alti livelli espressivi è anche grazie alla perizia con cui Giorgio Soldati è riuscito, anno dopo anno, a dare valore a questo vitigno nel cuore di Gavi.

Parliamo della Scolca d’Antan 2009, provata di recente, ottenuto da uve selezionate con lieviti indigeni, lavorate in acciaio e messo in commercio in genere solo dopo dieci anni di affinamento (l’ultimo è il 2010). Colpisce in primo luogo la spettacolare complessità olfattiva che varia dalla dolcezza dei frutti esotici all’agrumato (cedro), in una piacevole cornice di note balsamiche e di leggere affumicature, ancora tostatura e zafferano, note di pasticceria. Perfetta la corrispondenza fra naso e palato dove prevalgono la sapidità (nessuna concessione alla dolcezza) e una freschezza incredibile e inaspettata che gratifica la beve e invoglia al sorso successivo. Stupendo il finale, preciso e pulito. Il vino è di buon corpo, il perlage fine e suadente, inarrestabile.
Una bellissima bottiglia che sintetizza bene l’incontro fra padronanza tecnica e le potenzialità di questi vigneti collinari, coltivati seguendo i principi della biodinamica, che rendono stupendo e ordinato il paesaggio.

www.lascolca.net

Luciano Pignataro

Luciano Pignataro è caporedattore al Mattino di Napoli, il suo giornale online è Luciano Pignataro Wineblog.


LEGGI ANCHE