Interviste Covid-19. Sandro Gini, Presidente Soave: “Distillazione solo per vini DOC quasi a prezzi di mercato!”6 min read

Oggi la nostra intervista ci porta in Veneto, da Sandro Gini, Presidente del Consorzio del Soave.

Winesurf “Prima di tutto la salute, com’è la situazione?”

Sandro Gini “Qua è tutto a posto, i produttori stanno bene e sono impegnati a coltivare la vigna. Gli scorsi anni in questo periodo pensavano molto alla commercializzazione ma con questa situazione tutti sono  presi solo dalla vigna e dalla cantina.”

W. “E la situazione delle viti? Nessuna gelata in queste notti?”

S.G. “Qualche gelata notturna, ma pochissimi problemi. Ancora la vite non è partita e quindi ci sono stati danni minimi.”

W. “So che ci sono state riunioni online con gli organismi regionali per discutere di varie cose, tra cui il tema della distillazione.”

S.G.“Abbiamo fatto un collegamento sia con la Regione che con la sede di Coldiretti. Ci è stato fornito un dato interessante, ma da verificare: si parla di 45 milioni di euro per le misure di sostegno all’agricoltura  nazionale, di cui una decina potrebbe arrivare in Veneto. Sono cifre, se saranno confermate, veramente basse. Si è parlato anche di distillazione e di come farla. A questo proposito ho fatto una proposta: la distillazione ci vuole ma bisogna stare attenti. Se andiamo a distillare vini da tavola o IGT, si toglie dal mercato dei vini di scarso valore ma non si risolvono i problemi dei vini DOC.  Mi spiego meglio: come facciamo a mantenere un prezzo di mercato adeguato al valore del vino? Così ho pensato: in ogni cantina si fanno varie pressature, l’ultima parte (il torchiato) si tiene sempre separato, da parte. Questo è il vino che  è sempre DOC e che dovrebbe essere soggetto a distillazione, allo stesso prezzo o quasi di quello del vino sfuso.”

W. “Per capire meglio: se, per esempio, una DOC rende 100 quintali, considerando che il torchiato fossero 20 quintali …”

S.G.“Anche se fossero 10 quintali, cioè il 10%, se lo  togli da tutte le denominazioni  è già qualcosa. E’ vero che in vigna si può fare un diradamento o ridurre la produzione, ma comunque una certa percentuale di “torchiato”  non si andrebbe a toglierlo a chi produce l’uva, ma a chi vinifica.”

W. “Fammi capire meglio: se il prezzo del vino da tavola fosse 25 centesimi al litro e quello del vino DOC  di 1 €, la distillazione dovrebbe essere fatta con il vino DOC dando 1 € al litro al produttore?”

S.G.“Potrebbe essere anche una cifra diversa, diciamo l’80% del prezzo pieno. Comunque questo calcolo verrà fatto dai vari organismi. L’importante è che si dia la possibilità di togliere un 10% a tutti i vini DOC italiani. I prezzi di questi vini non crollerebbe e si manterrebbe a buoni livelli. Se distilli il vino da tavola vai a premiare chi fa produzioni enormi mentre così aiuti chi segue comunque un disciplinare. Inoltre se si stabilisce un prezzo di distillazione a 0.30 centesimi al litro chi è che manda il vino alla distillazione? Nessuno, perché ti faresti solo un danno economico. Inoltre distillando vini da tavola rimarrebbe tanto vino DOC sul mercato e il prezzo crollerebbe.”

W. “Indubbiamente”

S.G.“Faccio un esempio pratico: se la zona di Soave potesse avere come plafond 2 milioni di euro e  se il prezzo fosse  parametrato sul vino DOC , potresti anche essere invogliato a distillare del prodotto, che inoltre  non andrebbe ad influire negativamente sui prezzi di mercato.”

W. “Il Soave ha varie anime: quello di pianura e quello di collina, quello prodotto per essere venduto a basse cifre e quello che ha bisogno di tempo, di anni, per essere al top. La grandissima cantina sociale e il piccolissimo produttore. Come si può riuscire in una crisi come questa a mediare tra queste anime?

S.G.“A qualcosa, per mediare tra queste anime, abbiamo già pensato e qualcosa abbiamo fatto: non abbiamo mai puntato a misure di declassamento del vino, ma abbiamo richiesto azioni volontarie, non obbligatorie quindi,  per esempio autoimponendoci una riduzione delle rese del 30% della denominazione Soave (non di Soave Classico). In molti hanno aderito e questo ha consentito di mantenere equiparato il quantitativo prodotto con la quantità dell’imbottigliato e di contenere eventuali flessioni di prezzo.”

W. “Ma quanto si produce di Soave e quanto di Soave Classico”

S.G.“Il Soave Classico può arrivare a 100.000 ettolitri, mentre per il Soave il potenziale è di 500.000. In realtà ne viene prodotto meno: il Soave Classico arriva di solito a 70.000 hl, mentre il Soave oscilla tra 400-420.000 hl. Per quest’anno stiamo aspettando il germogliamento per capire la quantità di uve che si potrà produrre e poi daremo indicazioni ai produttori su come lavorare. La scelta vendemmiale va fatta sempre a monte, gestendo la potatura, la concimazione etc. Tutto questo per fare una buona uva che servirà per  produrre un buon Soave.”

W.“Adesso le cantine sono piene perché non si vende nulla, a parte in GDO…!”

S.G.“Chi lavora con la GDO adesso lavora bene e imbottiglia, qualcuno ha addirittura aumentato le vendite.”

W. “La vendita online come sta andando?”

S.G.“Non siamo molto attivi perché non l’abbiamo mai spinta, funziona più il cliente affezionato che ti chiama e ti chiede di spedirgli del vino.”

W. Quale sarà per te il punto di non ritorno? Maggio, giugno?”

S.G.“Il problema è proprio quello dell’esposizione finanziaria: da una parte hai i mutui e il lavoro in vigna dall’altra… niente. Cosa succederà quando dovremo comunque mettere in cantina la nuova annata? Comunque, esposizione finanziaria a parte, la preoccupazione maggiore è quella di riuscire a mettere il vino in cantina.”

W. “Si parla di riaperture scalari, anche se non si sa quando, però parrebbe che una delle riaperture più in avanti nel tempo sarà quella del settore Horeca. Quindi buona parte del mondo del vino riaprirebbe “per ultimo dopo gli ultimi” perché se i ristoratori non aprono, non consumano e non comprano vino.”

S.G.“Certo! Un ristorante che riapre ora ha la forza per pagarti? Manca la liquidità e andrebbero aiutati anche i ristoranti perché loro, le enoteche etc fanno parte di un tessuto importante, quello di riferimento per tanto turismo e per noi. Inoltre, se permetti, tutti i piccoli che lavorano essenzialmente sui canali Horeca, andrebbero aiutati di più perché spesso sono cantine importanti, che hanno fatto la storia di una denominazione, hanno tenuto alto un marchio. “

W. “A noi è venuta un’idea: tutte le manifestazioni con pubblico che si dovessero fare nel 2020 dovrebbero azzerare la quota di partecipazione delle aziende, ammortizzando questo costo tra minori introiti da parte degli organizzatori e aumento del costo dei biglietti d’ingresso per gli appassionati. Come la vedi?”

S.G.“Sarebbe una bellissima idea, perché c’è bisogno proprio di questo: di assaggiare i nuovi vini e riprendere il rapporto con il consumatore.”

W. “Cosa beve il Presidente del Consorzio Soave quando non bene Soave?”

S.G.“Devo bere quello che ho in cantina (ridendo)! Le bottiglie di altre nazioni o di regioni che ho raccolto tra fiere, amici etc. In cantina ho vini francesi e tanti buoni vini piemontesi e toscani, perché per fortuna ho amici in entrambe le regioni. Bisogna proprio dire che  in questo periodo apprezzi di più una bella bottiglia, ti consola.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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