Interviste al tempo del Covid-19.Bindocci, Brunello di Montalcino “La speranza è nella bellezza delle nostre campagne”6 min read

Continuano le nostre interviste ai presidenti dei maggiori consorzi italiani: è la volta di Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino.

Winesurf. “La prima domanda la faccio a tutti i presidenti. Potrai dire di essere il solo presidente del Consorzio del Brunello durante il coronavirus? Come la vedi?”

Fabrizio Bindocci “Potrò dire anche  di esserne uscito vivo e vincitore.”

W. “Per uscirne vino sappiamo come fare, ma per uscirne vincitore?”

F.B. “Vedendo quello che sta succedendo in Italia e confrontandolo con Montalcino dove, a oggi (20 marzo) , abbiamo solo due casi di coronavirus. Questa è già una vittoria. Siamo stati fortunati, al momento.”

W. “La seconda domanda era sulla situazione sanitaria a Montalcino, ma mi hai preceduto.”

F.B. “In effetti siamo stati fortunati non solo dal punto di vista fisico ma anche da quello economico: abbiamo iniziato a consegnare le fascette del Brunello 2015 il 16 di novembre: dal 16 novembre al 16 marzo abbiamo consegnato circa 5.800.000 fascette. E’ stata una bella partenza, perché oltre ad avere avuto valutazioni positive sulla 2015, sui mercati al 18 di marzo,  una metà era già stata venduta.”

W. “Questo in teoria o in pratica?”

F.B. “Ti faccio l’esempio della mia azienda (il Poggione n.d.r.). Arrivano gli ordini, si prendono 20-30.000 fascette, si etichetta il vino e si spedisce il vino. Altro ordine, altre fascette richieste e così via. Tieni presente anche che i tanto tenuti dazi di Trump hanno velocizzato le spedizioni  e così molti produttori hanno mandato prestissimo il vino in America.”

W. “Quindi mi dici  che l’impatto su Montalcino è stato minore. Speriamo comunque che questo momento si possa superare presto.”

F.B. “Vedi, io ho 65 anni, oltre 40 vendemmie sulle spalle, ma non ho mai nemmeno immaginato una situazione come questa. Durante l’ultimo Benvenuto Brunello ho avuto molta paura e avevo anche pensato di chiudere la manifestazione: mi sono confrontato con il Prefetto e il Sindaco ma  loro mi hanno rassicurato e così siamo andati avanti, ospitando oltre 200 giornalisti e quasi 4000 persone. Se fosse andata male ad oggi, scherziamoci sopra, non ci sarebbe un montalcinese vivo.”

W.“ Hai detto di non aver mai visto  una cosa del genere, però nel 2007-2008 Montalcino ha vissuto una crisi (Brunellopoli n.d.r.) non certo semplice. Ci sono similitudini?”

F.B. “Ancora prima ricordati quella del metanolo. Le differenze sono comunque grandi. Lì si parlava di uno scandalo , avemmo un tracollo ma la denominazione resse, i mercati reagirono e riuscimmo in 4-5 anni a risalire la china e ad uscirne più forti di prima. Ora il problema non è su Montalcino ma è mondiale e non sappiamo come andrà a finire. E’ vero che sono aumentate le vendite online, che nella grande distribuzione le vendite del vino sono in crescita, ma occorre capire quanto durerà e cosa accadrà dopo. I danni diretti e indiretti li stiamo vedendo. Firenze, come Siena, come ogni città italiana, sono città chiuse, con alberghi e ristoranti chiusi e la nostra economia si basa sulle vendite nei ristoranti, in luoghi dove il turismo mangia e consuma il nostro vino e fa girare l’economia.”

W. “Questo è il quadro attuale purtroppo, tu come pensi che evolverà la situazione economica a fine Coronavirus?”

F.B. “La speranza è tutta in questo esempio. Due giorni fa ho detto a mia moglie che uscivo perché non riuscivo più a stare chiuso in casa, ho fatto 20 passi e mi sono messo a guardare il panorama dalla nostra piazzetta che è una terrazza naturale (da Sant’Angelo in Colle si gode un panorama mozzafiato n.d.r.) , panorama che ho ammirato per tanti anni, più volte al giorno. Mentre lo guardavo  ho pensato che non è possibile che le persone, i turisti, dopo un periodo difficile e pauroso come questo, non possano avere voglia di ammirarlo, di venire da noi per vedere uno dei luoghi, per me e non solo, più belli del mondo.”

W. “E quando i turisti torneranno, quando il mercato ripartirà, pensi che servirà la qualità o ci vorrà soprattutto il prezzo?”

F.B. “Per prodotti come il nostro, noi abbiamo l’obiettivo di migliorare la già grande qualità: di vini da prezzo ce ne sono tantissimi in Italia e nel mondo. Da parta nostra stiamo dando chiari segnali: è dal 1997 che a Montalcino abbiamo 2100 ettari a Brunello  e non aumentiamo: inoltre abbiamo diminuito le rese da 80 a 60 quintali, magari aumentando il rosso. Oggi le persone sono più attente, professionali, preparate e esigenti. La gente paga ma dentro la bottiglia vuole una grande qualità.”

W. “A Montalcino si parla da tanto tempo di una zonazione: il consorzio cosa ne pensa?”

F.B. “ Per dirla in lingua toscana, il consorzio essendo un ente democratico, formato da 250 produttori, “sta’ sull’albero e aspetta.”

W. “Cioè?”

F.B. “Queste sono scelte che devono fare i produttori! Un domani noi possiamo essere solo i meri esecutori, se un domani l’assemblea dei soci deciderà in merito. Finora, aldilà di qualche chiacchiera nessuno ha mai chiesto ufficialmente di procedere in  tal senso. Quando questo input arriverà noi ci attiveremo.”

W. “Quindi è tutto un discorso esterno al consorzio.”

F.B. “Aldilà di qualche produttore che ogni tanto dice qualcosa ad ora non ci sono state persone che hanno chiesto e detto qualcosa di preciso e strutturato. Bisogna anche dire che fare una zonazione su un terreno  talmente grande come Montalcino, dove nello stesso vigneto ci sono tipologie di terreno diverse diventerebbe come minimo un lavoro non facile. Non c’è solo il terrazzo alluvionale di Argiano o quello della Vigna dei Paganelli ,di 14 ettari! Se prendi la stragrande maggioranza dei terreni trovi in piccoli appezzamenti grandi diversità. In azienda abbiamo fatto prove con dei geologi prima di piantare su dei terreni e abbiamo visto terreni molto diversi anche in piccoli appezzamenti .”

W.“A questo, se permetti, aggiungerei anche il fattore altitudine.”

F.B. “Certo, e posso dirti di più  sempre forte di 44 vendemmie. In passato  vigneti all’altezza  di Poggio Antico erano considerati  troppo alti e si era convinti che piantare vigne all’altezza del passo del Lume Spento sarebbe stata una follia. Oggi il cambiamento climatico ha permesso non solo di piantarle, ma di avere ottimi risultati.  Mi ricordo  che nel 1976 il Poggione impiantò i primi 8 ettari di vigna a 400 e passa metri, mentre tutto il resto restava tra i 180 e i 250 metri. In quel caso Talenti (Piero Talenti, grande personaggio per Montalcino, storico direttore e tecnico della cantina  n.d.r.)  fu lungimirante e grazie anche ad un’annata molto calda la 1975, precorse i tempi dicendo che “Abbiamo bisogno anche di vini più leggeri, con maggiore acidità” L’acidità è la spina dorsale del vino e se vuoi fare un vino che tra 50 anni sia ancora buono l’acidità è molto importante.”

W.  Cosa beve il presidente del consorzio del brunello quando non beve brunello?”

F.B. “Bevo di tutto, recentemente mi hanno regalato del Chianti Classico Gran Selezione e le sto bevendo con piacere. Recentemente ho anche bevuto vini di Bolgheri. A casa mia si beve anche Brunello ma non quello del Poggione. Ogni tanto compro dei Barolo.”

W. “Bianchi niente?”

F.B. “Non sono un grande appassionato di vini bianchi ma recentemente ho bevuto il Sauvignon 2015 di San Michele Appiano e lo Chardonnay di Vie di Romans. Parlando di bollicine invece, a parte quelle che produciamo noi, bevo vini spumanti possibilmente italiani. Comunque  non bevo tantissimo a casa. A proposito di bianchi, ho bevuto una Malvasia  Puntinata  in un ristorante di Campo de’ Fiori a Roma, veramente ottima, tanto che ho scritto al produttore e l’ho comprata. Ogni tanto, quando facciamo il bollito, bevo un buon lambrusco.”

W. “Grazie Fabrizio e speriamo di vederci presto con un bel calice di Brunello in mano.”

F.B. “Grazie a voi, a presto.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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