Intervista a Ruben Larentis: nei metodo classico L’eleganza, la freschezza e la pulizia vengono dal “togliere”21 min read

Ruben Larentis è sicuramente l’enologo di riferimento quando si parla di metodo classico in Italia. Da sempre in Ferrari (e tra le righe dell’intervista fa una rivelazione scoop) ha creato una bella fetta dei metodo classico più buoni d’Italia, vini che sono diventati dei veri e propri “Must”, non solo in patria. E’ proverbiale la sua ritrosia e questa crediamo sia l’intervista più lunga che abbia mai rilasciato: parla del suo passato (e del suo futuro), dei particolari e delle tecniche che fanno grande un metodo classico, delle bollicine trentine, italiane e di molto altro. Che sbadati! Ci stavamo scordando che a un certo punto ci fa degustare dei Ferrari molto particolari, che vi faranno venire l’acquolina in bocca.

Winesurf. Partiamo dalla partenza, perché hai fatto l’enologo?

Ruben Larentis. Il mio papà faceva il trasportatore e tra le varie merci portava anche vino di una cantina trentina negli alberghi della zona.  Sono nato e vivo ancora in un paesino dove c’è ben poco, Garniga,  e dovendo venire a fare le superiori a Trento cercavo una scuola che avesse il collegio. Così l’enologo di quella cantina consigliò a mio padre di mandarmi all’Istituto di San Michele all’Adige. Avevo buoni voti e così entrai  nell’Istituto di San Michele all’Adige nel 1974.

W. E ti sei diplomato?

R.L. Nel 1980 e mi pare che non brindai nemmeno, anche perché anche adesso faccio quasi fatica a bere vino, sono quasi astemio. Però la passione per fare il vino me l’ha trasmessa la scuola.

W. Ma la scuola ti trasmesso la passione per fare ogni tipologia di vino oppure c’era un professore che ti ha instradato verso le bollicine?

R.L. No, qui da Ferrari ci sono arrivato per caso ma te ne parlo dopo. In realtà andai a San Michele, ma avevo una grande passione per lo sport e volevo fare l’Isef.

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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