In Sicilia autoctono, biologico e sostenibile potrebbero andare a braccetto5 min read

SOStain è il programma di sostenibilità per la vitivinicoltura in Sicilia promosso dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia con il supporto di Assovini Sicilia. 40 aziende associate (di cui 24 certificate), 5.703 ha di vigne e 21,342,093 di bottiglie. L’obiettivo del progetto è quello di misurare il proprio impatto sull’ecosistema con buone pratiche in vigna  in cantina e in tutta l’organizzazione aziendale.finalizzate alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità e la salvaguardia delle comunità.

Nel mese di ottobre, all’Hotel Torre del Barone di Sciacca (Ag), si è svolta la seconda edizione del Simposio della Fondazione SOStain dal titolo “Interazioni Sostenibili”: progetto trasversale che ha tutte le carte in regola per diventare uno tra i migliori sul fronte della sostenibilità a livello nazionale.

Il modello si è adattato perfettamente alla Sicilia, prima regione in Italia per superficie biologica (il 30% del totale nazionale), nonché la prima in Italia per viticoltura sostenibile, dichiarando  una superficie attribuita al disciplinare bio e/o di produzione integrata di oltre 42.000 ha.

Una sostenibilità quella di SOStain Sicilia che si può tradurre, per fare un esempio a noi da sempre caro, con l’utilizzo di bottiglie leggere (420 g) – come ha sottolineato la presidente del Comitato scientifico della Fondazione, Lucrezia Lamastra – che porta ad una riduzione di oltre 7.450 tonnellate di CO2 equivalente, che rappresenta il carburante utilizzato da un’auto media per percorrere 44 milioni di km (maggiore di 1.000 volte la circonferenza terrestre con una vettura media).

3000 anni di storia ed il fatto di essere isola (anche nel senso di isolata), hanno regalato alla Sicilia più di 70 varietà autoctone, delle quali solo alcune sono già presenti nel mercato e di poche altre ne sono state esplorate le potenzialità. Rimangono molte varietà considerate “reliquie”, che nel tempo sono state abbandonate perché probabilmente non interessavano dal punto di vista enologico ed agronomico. Oggi nuovi obiettivi di mercato, cambiamento climatico e ricerca di vini con meno alcolicità e più freschezza, trovano riscontro nello studio e nella riscoperta delle caratteristiche varietali di questi vitigni.

Vigneti in Sicilia

Per non perdere questo grande patrimonio, il Consorzio di Tutela dei Vini Doc Sicilia sta svolgendo un ruolo di guida verso il Progetto Bi.Vi.Si. (Biodiversità e valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani), composto dal Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari, Forestali dell’Università di Palermo (SAAF) e il Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari dell’Università di Milano (DISAA). L’obiettivo del progetto è quello di studiare le varietà autoctone e le “reliquie”, i vitigni, i portainnesti. Inoltre attraverso i vini da microvinificazioni si propone di distinguere e selezionarne le migliori espressioni, per essere poi coltivate in diversi areali.

Quattro aziende in areali con altitudini e terreni diversi hanno messo a disposizione  campi sperimentali  per testare come si comportano le barbatelle selezionate: Donnafugata (250 s.l.m. prevalentemente argillosi) , Tasca d’Almerita (500 s.l.m. presenza di sedimenti argilloso-calcarei di origine marina), Planeta (30/40 s.l.m. di origine alluvionale, scuri e profondi, ricchi di frazione limosa e con poco scheletro) e Santa Tresa (200 s.l.m. terreni miocenici, caratterizzati da presenza di sabbia rossa, su una matrice di calcareniti molto compatte).

Il progetto vede anche la collaborazione del vivaio Giacomo Mannone che si è dedicato fortemente alla valorizzazione delle specie reliquie come Lucignola, Vitrarolo e Recuno che rischiavano di scomparire, insieme ai biotipi autoctoni siciliani come il Nero d’Avola, il Perricone A e B e il Catarratto.

Nero d’avola. Foto Luciano Pignataro

In concomitanza del Simposio SOStain, il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia ha organizzato “Discovery Nero d’Avola”, una tre giorni tra Masterclass e visite in cantine, che ha permesso di avvicinarsi a diverse interpretazioni di questo protagonista del vino rosso isolano.

Il Nero d’Avola viene coltivato in un range di altitudini tra i 20 e 900 s.l.m. ma la maggior parte si trova nella fascia tra i 250 e i 480, mentre la provincia di Agrigento è quella con il maggior numero di ettari vitati, con circa 5100. I Nero d’Avola assaggiati per la maggior parte erano freschi e diversi fra loro, versatili: presentano vivacità di colore, buona freschezza e con potenziale d’invecchiamento da non sottovalutare. Li accomuna la caratteristica di essere facilmente abbinabili a livello gastronomico, si sposano bene con la cucina locale e nazionale. Un prodotto totalmente diverso dal vecchio stereotipo di un vino molto strutturato, con forti sentori legnosi, alcolico e monocorde.

Nello specifico dagli assaggi effettuati durante visite in azienda.

Da  Mandrarossa hanno individuato nel territorio di Menfi  la migliore zona per un’espressione di freschezza e fruttuosità.

Da Feudo Arancio  a Sambuca (Ag), si interpretano vini ricchi, maturi, di importante struttura ed intensità aromatica

L’azienda familiare Di Giovanna è custode di un’oasi di biodiversità nella Riserva Naturale di Monte Genuardo, tra le province di Palermo e Agrigento, a regime biologico da 25 anni. Tre linee di interpretazione del Nero d’Avola raccontano grande complessità ed eleganza in vini che sanno comunicare una raffinatezza sorprendente.

Vigneto della cantina Di Giovanna.

La sostenibilità è una tematica che i consumatori hanno sempre più a cuore, pertanto è fondamentale essere credibili. Affrontare la tematica con approccio multidisciplinare ambientale, sociale ed economico potrebbe non essere sufficiente, infatti un’azienda è veramente “sostenibile” quando è inserita in un territorio “sostenibile”.

Progetti ambiziosi, che se perseguiti con le convinzioni e la costanza con i quali sono nati potranno portare a ottimi risultati.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


LEGGI ANCHE