Il vino del “Lato B”: Bourgogne Montre-Cul 2018, Bernard (René) Bouvier1 min read

Il nome è sfacciato ma il vino è buono e non assomiglia ai deludenti  Bourgogne rouge del négoce. Ha  bel colore granato con riflessi violacei , è fragrante di cassis, in concerto con  eleganti note floreali di rosa e peonia, ha  impatto sensuale sul palato, denso e vellutato.

Fatto per essere goduto giovane ha però resistenza. Proviene da una minuscola appellation  (5 ha. e 7 Domaines che lo producono) con  denominazione geografica aggiuntiva e si trova giusto sopra Dijon, ad un’altezza di 257-307 metri, ma con una pendenza fino al 13% che obbligava le vendemmiatrici a mostrare quello che allora non si chiamava ancora “lato B”.

Uuno degli ultimi resti di quel che fu l’enorme patrimonio di vigne della capitale della Borgogna, un tempo apprezzata – secondo Lavalle-soprattutto per i suoi bianchi che si diceva richiamassero quelli di Meursault. Oggi vi si producono solo rossi.

Bernard Bouvier

Bouvier lo ricava da una parcella di 50 anni di 0.37 ha esposta a est: poggiante su un banco di roccia madre del Giurassico medio, di oolite bianco. Il suolo, in cima, è costituito da calcare di Comblanchien, mentre lungo il pendio da grèze litées, derivanti dalla sua frammentazione: più in basso si trovano le marne.

Da provare su una bistecca di charolaise.

Prezzo sui 23-25 €.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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