Il sangiovese a forma di stella… di Modigliana3 min read

Invitato da un gruppo di produttori  romagnoli del comprensorio di Modigliana, ho accettato con molto piacere l’invito perché da molto tempo non solcavo quelle strade.

Come ben anticipato dall’articolo di Giovanni Solaroli, a Modigliana  è nata un’associazione dal nome ambizioso: Stella dell’Appennino.

Una decina di  produttori, ma non ce ne sono molti di più, si è unito per dare voce univoca al loro vino rosso  d’eccellenza,  il Sangiovese di Romagna. Le motivazioni sono forti, vanno oltre la mano del vignaiolo: Modigliana e il suo territorio rappresentano particolarità tali da rendere possibile un’identificazione a sé stante nel panorama vitivinicolo regionale e non solo. E’ il concetto di “terroir” che qua può essere espresso in modo quasi didattico.

In un perimetro che sembra  un’enclave, incastonato tra Toscana e Romagna, questo territorio montuoso ha caratteristiche pedoclimatiche decisamente peculiari: la vigna stenta a farsi strada tra i boschi, che invece avanzano con straordinaria velocità anno dopo anno. La vigna intreccia un rapporto sinergico con il bosco che la circonda e ne tra condizioni di beneficio singolari.

In una serie di visite, escursioni e seminari, accompagnati da degustazioni, si è svolta la celebrazione della nascita di questa associazione. Una permanenza estremamente interessante di cui mi piace citare alcuni momenti salienti.

il pomeriggio del sabato un interessantissimo intervento di Alessandro Liverani, forestale ed esperto di Modigliana e Francesco Bordini, agronomo e winemaker ha permesso un’analisi delle interazioni che si compiono  tra una vigna e il bosco che la circonda. La vigna non può che giovarsi della sua collocazione in un bosco: l’effetto drenante degli alberi, che rendono più mite il microclima, abbattono gli inquinanti e proteggono la vigna con gli antagonisti naturali dei suoi parassiti.

Nello stesso pomeriggio la presentazione del territorio a cura di Giorgio Melandri, winewriter e degustatore, nonché adesso produttore di vini in Modigliana, ha mostrato un lavoro serio e dettagliato sui suoli di Modigliana: due mondi che confinano in questa zona:  le argille e le marne, due mondi in cui il sangiovese trova la sua chiave di lettura. I suoli di Modigliana sono poveri e solo grazie al bosco che la vita può prendere forma. E le condizioni pedoclimatiche?

Particolarissime:  3 strettissime valli (dei torrenti  Acerreta, Tramazzo e Ibola) che convergono su Modigliana,  con le loro peculiarità e le loro vertiginose escursioni termiche. Le tre valli ispirano anche il logo nella coda della Stella dell’Appennino.

Nella mattinata di domenica  un’interessante intervento storico del dott. Salvestrini ha messo in evidenza i fondamentali valori che hanno permesso la viticoltura di qualità da parte dei monaci dei monasteri Vallombrosiani di cui la zona era ricca.

E il sangiovese?

Una degustazione di sangiovese da varie parti della patria toscana, con un finale di sangiovese di Modigliana e poi il banco d’assaggio vero e proprio con i banchetti di tutte le cantine ha potuto dare una panoramica completa sui vini di zona.

Ogni azione comporta una reazione, e questo vitigno non si sottrae a questa legge e si comporta di conseguenza: il Sangiovese di Modigliana ha una sua identità, rispecchia la criticità e l’asprezza dei luoghi dove nasce; è scontroso, non scorbutico, è floreale, ha una trama tannica diversa, è più verde dei suoi cugini romagnoli, è rigido per effetto dell’acidità.

In definitiva un vino da lasciare anche qualche anno ad affinarsi in cantina ma che può essere goduto subito. Gli assaggi hanno mostrato un buon potenziale qualitativo che nel corso del tempo potrà essere amplificato o meno da parte della mano del vignaiolo. Stilisticamente è ancora difficile parlare di identità precise ma è certo che l’ottimo lavoro che sta facendo l’associazione porterà probabilmente presto  risultati anche su questI parametrI.

Dunque a Modigliana c’è un cuore toscano nell’animo gentile ed ospitale di un romagnolo: un bel mix che vale di certo il viaggio.

Prima di chiudere una menzione speciale per  Gianni Damato, la moglie Fulvia e il loro Federico (adesso Caffè Arti e Mestieri a Reggio Emilia) che sono stati protagonisti di una delle più belle cene di gala che io ricordi: Purissimo Appennino, 4 portate stellari più il benvenuto, per centosettanta persone servite in due ore scarse. Complimenti!!!

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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