I Kerner dei fratelli Pelz: verticale di un vino molto… verticale6 min read

Non capita spesso una verticale di Kerner che spazia su dieci annate e, fatalmente, questa imperdibile opportunità capita proprio in un giorno di neve. Raggiungere il cuore della Val di Cembra con quelle condizioni meteorologiche è stata un’impresa, che mi ha però ripagata pienamente.

L’azienda che ha permesso questa opportunità aperta ad un pubblico ristretto ma molto motivato, è stata Pelz. Fondata nel 1994 e a conduzione prettamente familiare, da conferitrice diventa produttrice grazie alle nuove generazioni, decidendo di vinificare le proprie uve. I tre fratelli, Diego, Michele e Franco fanno nascere praticamente da zero l’attività costruendoanche ex novo una cantina di 1000 metri quadrati, per buona parte nel sottosuolo e ben integrata nell’ambiente.

C’è da dire che una decina di anni fa il vino prodotto in questa valle non era così complesso ed interessante come negli ultimi anni, dove si sta assistendo ad un trend di crescita qualitativa. 

Sempre più produttori, tra i quali l’Azienda Pelz, hanno intuito che i terreni limo porfirici, con presenza di calcare di matrice vulcanica, avrebbero potuto contribuire a realizzare prodotti di maggiore spessore, anche grazie al particolare microclima e alle altitudini.

Non solo qualità nella mente dei tre fratelli ma anche la consapevolezza che un certo tipo di vinificazione e le uve coltivate con metodo e selezione avrebbero potuto vincere una nuova sfida: quella di reggere al passare del  tempo.

Vigna dei Pelz

In vigna è stato fatto un lavoro meticoloso di valorizzazione delle potenzialità del territorio di difficile gestione se si pensa che i 12 ettari di proprietà sono dislocati in piccoli appezzamenti a macchia di leopardo, coltivati a terrazzamento e che spesso raggiungono anche una pendenza del 30%. Sono stati sostituiti i vecchi impianti a guyot, collocati prevalentemente nel versante della vallata esposta a sud-sud-est. È  inoltre diminuita la resa per ettaro (riesling 70/80 q/ha, kerner 60/80 q.ha), e ogni vitigno è stato collocato nell’appezzamento che più poteva essere compatibilmente qualitativo per quella tipologia.

Nel 2016 si inizia un percorso di conversione biologica dell’azienda che porta alla certificazione della prima etichetta a marchio BIO nel 2020 (senza per questo aumentare il prezzo della bottiglia al consumatore). Una scelta molto impegnativa quella della coltivazione biologica, specialmente in Valle di Cembra, dove la viticoltura è definita “eroica” e quella biologica rischia di diventare complessa vista la possibilità di piogge durante la stagione primaverile e estiva.

Vigneti in Val di Cembra

In cantina per i vini bianchi la fermentazione ancora può avvenire spontaneamente oppure attraverso l’uso di lieviti selezionati e quasi tutti i vini passano 6 mesi in acciaio. Si effettuano 1-2 travasi per poi passare all’imbottigliamento. L’uso del tappo a vite è stata una scelta convinta per andare incontro alla  sostenibilità, permettendo anche secondo i Pelz  una maggiore longevità, obiettivo quest’ultimo che l’azienda vuole raggiungere.

Il kerner, su cui si focalizzava la degustazione è un vitigno a bacca bianca originario della Germania, in grado di resistere al freddo e capace di adattarsi a molti tipi di terreno. Queste caratteristiche gli hanno permesso di integrarsi perfettamente con la  viticoltura di montagna, diffondendosi rapidamente in Alto Adige e in Trentino.

L’azienda Pelz lo coltiva ad un’altitudine di 650 mt  dove la particolarità della  collocazione gli regala grande struttura assieme a freschezza e note minerali al naso. E simile al Riesling ma con minor acidità e maggiore corpo e vigoria. Il suo colore è giallo paglierino con riflessi verdolini più o meno accentuati in base all’età, i suoi aromi sono vari ed intensi, con spiccati sentori di frutta a polpa bianca, pietra focaia, note agrumate, floreali e speziate.

KERNER 2021: giallo paglierino scarico con intenso viraggio al verdolino. Al naso profumi delicati di frutta a polpa bianca, mela verde croccante, fiori di campo. Al palato grande freschezza e sapidità con note agrumate di limone, melone bianco ed un cenno di speziatura dolce, pepe bianco e sentori iodati.

KERNER 2019: giallo paglierino con tendenza al verdolino. Profumi intensi di pietra focaia e idrocarburi in primo piano, a seguire fiori di camomilla secchi e frutta gialla. Al palato pienezza di gusto, fresco, di grande sapidità, pienezza di corpo e lunga persistenza dove permangono piacevoli note agrumate.

KERNER 2017: giallo paglierino con ancora riflessi verdolini in bella evidenza.Delicata complessità di profumi. Fiori di campo, fieno maturo, mela nella sua piena maturazione, marcata presenza di note di pietra focaia. Al palato ritorna la presenza dell’idrocarburo, frutta secca e pompelmo giallo, di grande sapidità, struttura, corpo ed eleganza. Da bere ora con grande soddisfazione.

KERNER 2015: giallo paglierino intenso di grande luminosità, al naso intense note di idrocarburo che evolvono in frutta bianca, fiori secchi e spezie dolci. Al palato il tutto viene arricchito da dolci note tostate e di frutta secca con ancora grande sapidità, freschezza e permanenza.

KERNER 2013: giallo paglierino pieno con prime sfumature dorate, al naso intense note di idrocarburi e pietra focaia. Al palato rotondo, morbido con eleganti sentori boisè accanto a  mela cotogna, pesca gialla, albicocca, mango, noce moscata. Di medio corpo, manca un po’ di struttura forse perché  figlio di un vinificazione di viti giovani (4 anni).

Kerner

In questa verticale hanno spiccato le evidenti potenzialità date dall’affinamento e le fasi di espressione nell’evoluzione: dalle note agrumate di limone a quelle più piene del pompelmo giallo, dei sentori di frutta secca alle note più boisé, con la costante della presenza di idrocarburo, che non è mai uguale ma si esprime diversamente in base alle annate.

Direi che la sfida che sta affrontando la Cantina Pelz per regalare una forte identità territoriale ed un potenziale di longevità al suo Kerner sia stata vinta, ora sta a loro non cedere al “canto delle sirene” del mercato che li vorrebbe in pista con prodotti più pronti e magari passaggi in legno. Il rischio è quello dell’omologazione a tanti altri vini ed il venir meno nel creare un prodotto chiaramente figlio dei loro vigneti. 

L’evoluzione di questo Kerner nell’immediato futuro sarà  di affinare il prodotto sulle proprie fecce in serbatoi d’acciaio, regalando più tempo a questa fase e uscendo sul mercato con bottiglie già più pronte.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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