Haut-Brion e la Mission Haut-Brion: fratelli (o forse cugini) a confronto5 min read

E’ sempre difficile dire qualcosa che non sia  già stato detto su quello che è un vero e proprio mito dei vini di Bordeaux. Unico Premier Cru delle Graves, Haut-Brion è la proprietà vinicola più antica tra i grands crus del classement del 1855. Ne parlò nel 1663 nel suo famoso Diario Samuel Pepys, che ebbe modo di assaggiarlo, ma il vino reso celebre dalla intraprendente famiglia Pontac era già conosciuto da almeno 100 anni, ben prima dei Premier crus del Médoc.

Le sue vigne si trovano praticamente alla periferia di Bordeaux, dalla quale si arriva in pochi minuti di auto, nonostante il traffico quasi napoletano della capitale della Nuova Aquitania. Subito accanto ad esso è La Mission Haut-Brion, altro Château storico, un tempo appartenuto ai preti Lazaristi fino alla Rivoluzione francese, e poi , dal 1919, alla famiglia Woltner, prima di essere acquistata nel 1983 da Clarence Dillon, a quel tempo già proprietario (dal 1935) dello Château Haut-Brion.

Dopo aver visitato entrambe le proprietà, sono stato condotto nella lussuosa sala di degustazione dello Château La Mission Haut-Brion, per assaggiare insieme i due grandi rossi della proprietà Dillon: Château Haut-Brion e Château La Mission-Haut-Brion della vendemmia 2011.Un’annata difficile, caratterizzata da un inverno e una primavera particolarmente secchi: quest’ultima più calda della media, con la  piovosità più bassa dal 1949. Il caldo e la siccità hanno indotto una precocità del ciclo vegetativo, con fioritura e allegagione anticipate di circa tre settimane. Dopo due giorni davvero brucianti a fine giugno, l’estate è stata fortunatamente più temperata, accompagnata da qualche benefica pioggia,che ha permesso di recuperare l’equilibrio fisiologico della vigna. Grazie a un settembre fortunatamente asciutto, le uve sono arrivate in stato perfetto alla vendemmia, effettuata tra il 31 agosto (due giorni prima a La Mission, sempre leggermente anticipata) e il 27 settembre.

I vigneti dei due Châteaux sono praticamente l’uno accanto all’altro, anche se fanno parte (almeno parzialmente) di due territori comunali diversi, Pessac e Talance, dove si trova  La Mission. Si tratta della porzione più vicina a Bordeaux del terroir dell’AOC Pessac-Léognan,nelle Graves du Nord o Graves de Bordeaux, come sono dette per distinguerle da quelle di Portets, situate al centro della regione, e dalle più meridionali, di Langon.

Tra Haut-Brion e La Mission c’è inevitabilmente la tipica rivalità tra fratelli. Entrambi veri e propri monumenti, La Mission è però restata fuori dal classement napoleonico, ma la sua qualità e il suo prestigio sono riconosciuti da tempo (nel 1922 il costo di una bottiglia di La Mission Haut-Brion era di 10 franchi,contro i 9 di Latour e gli 8 di Lafite e Margaux) e naturalmente fuori discussione. Sono, al di là delle inevitabili somiglianze, molto diversi tra loro. Intanto le vigne de La Mission sono meno ondulate di quelle di Haut-Brion, e hanno suoli più ricchi: situate su una croupe ciottolosa, di 25 m. nel suo punto più alto, sono caratterizzate da uno strato profondo di graves su argilla,con sabbia e gesso nella parte superficiale.  Anche la loro estensione è inferiore (26.60 ettari, contro 48), ma l’encèpement è molto simile: c’è un po’ più di Merlot (48.7% contro il 43.8%) ne La Mission; mentre a Haut-Brion c’è invece più Cabernet Sauvignon (45.8% contro 39.6%), praticamente, invece, si equivalgono le quantità di Cabernet Franc (10.4% a Haut-Brion e 10.7% nell’altro Château).

Va peraltro aggiunto che, negli ultimi anni, l’apporto del Merlot al blend finale di entrambi i grand vin è progressivamente aumentato sensibilmente (di oltre 10 punti), mentre l’utilizzazione del Cabernet Franc, solitamente maggiore a Haut-Brion (fino al 20% della grandissima annata 2010), appare in irreversibile calo. Gli impianti dello Château Haut Brion sono più vecchi di quelli della proprietà gemella, con un’età media di 36 anni (contro 27), ma tra questi sono presenti alcuni ceppi assai più vecchi, di 90 anni,mentre la loro densità è leggermente inferiore (8-10.000 ceppi per ha. contro i 10.000 de La Mission).

I vini dei due Châteaux potrebbero essere adottati come esempio della diversità dei terroir. Estremamente vicini, con una proprietà comune, la stessa conduzione tecnica, le stesse varietà, i loro vini risultano ovviamente simili ma con personalità oltremodo diverse, che si manifestano con regolarità nei diversi millesimi. I vini de La Mission sono generalmente più robusti, con una potente struttura tannica, sono opulenti e charmeur, nel senso migliore di questo termine. Non raggiungono la finezza e l’eleganza di quelli del fratello maggiore nelle annate migliori (come appunto la 2010), ma sono spesso preferiti nelle annate meno memorabili.

E’ in parte il caso della vendemmia 2011. Assaggiati l’uno accanto all’altro, i due vini hanno confermato i loro prototipi: vigoroso, concentrato, opulento, La Mission, estremamente seduttivo. Haut-Brion appare meno appariscente, ma di ineguagliabile eleganza:molto intenso all’olfatto (frutti neri e cacao), con caratteristiche note affumicate, sul palato è setoso, con i tannini perfettamente amalgamati, di notevole lunghezza. La Mission non è però da meno: ciliegie scure, more al naso, ampio e cremoso sul palato, anch’esso un vino impressionante. Entrambi i vini hanno almeno altri 15 anni davanti a sé, nel corso dei quali potranno ancora migliorare.

Essi differiscono anche nel blend. Nel La Mission 2011 è sensibilmente più alta la percentuale di Cabernet Sauvignon: il 55%, in controtendenza rispetto alla crescita progressiva del Merlot negli ultimi anni. In questo l’annata 2011 rappresenta una sorta di spartiacque: raramente oltre il 40% fino ad allora, il Merlot, nelle ultime cinque annate, è stato sempre superiore o molto vicino al 60%. In parte Haut-Brion mostra la stessa parabola: progressivo calo del Cabernet Sauvignon, e aumento del Merlot, ora stabilmente oltre la metà del blend, con l’exploit del 2012, quando raggiunse il 65%. Fortemente diminuito anche il Cabernet Franc, comunque sempre presente nel blend di Haut-Brion, ma ben lontano dal 18.9% raggiunto nel 2011. Sarà un caso che il Cabernet Franc torni a fare capolino nelle vendemmie migliori, come la 2009 e la 2010 (quando raggiunse il 20%), e, più recentemente, nelle vendemmie 2015 e 2016?

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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