Grandi Langhe 2024: un grande evento, ben organizzato, con una sola pecca4 min read

Diciamo che quando scende in campo il Consorzio di tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani con l’aggiunta di quello del Roero il minimo che ci possa aspettare è che si facciano le cose in grande. E in questa edizione di Grandi Langhe 2024 ciò è sicuramente risultato vero, con un piccolo neo.

Grandi Langhe è l’anteprima delle nuove annate di Barolo, Barbaresco e degli altri vini langaroli inclusi anche quelli del Roero. È la prima volta che partecipo a questa edizione annuale, che si svolge da qualche anno a Torino alle OGR, mentre le prime edizioni erano “diffuse” nelle Lange ed a cadenza annuale. Vedi nostri report precedenti qui, qui e qui.

La due giorni, 29 e 30 gennaio, si è chiusa con numeri da record, a ulteriore testimonianza del buono stato di salute delle Langhe e dei suoi vini. Certo, non sono tutte rose e fiori, ma lamentarsi del brodo grasso non è etico.

Oltre 5000 visitatori hanno dunque potuto assaggiare i vini di oltre 300 cantine in un luogo che da solo varrebbe il viaggio, le antiche OGR.

Le OGR, acronimo di Officine Grandi Riparazioni, sono uno dei più importanti esempi di architettura industriale dell’Ottocento torinese. Furono bombardate in tre occasioni tra il 1942 e il 1944. Sono state scelte come sede di alcune mostre legate alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Nel 2013 la Società OGR-CRT ha acquistato da RFI Sistemi Urbani il complesso immobiliare delle OGR-Officine Grandi Riparazioni per riqualificare la storica fabbrica in cui si riparavano i treni e trasformarla in fulcro di creatività e innovazione. Nel 2017 sono state inaugurate e oggi sono divenute uno spazio multifunzionale.

Non si può negare che Grandi Langhe sia già divenuto un appuntamento irrinunciabile per gli operatori di settore che in un unico luogo possono assaggiare e discutere di affari con una vastissima rappresentanza dei produttori del territorio. Certo, il walk around tasting, alias gli assaggi in piedi, con la solita discreta fila davanti alle postazioni dei più noti, non è il massimo della vita, ma tutto sommato si riesce comunque ad assaggiare, forse meno a chiacchierare, ma questo è dovuto per rispetto a chi in coda sta dietro di te.

Una postazione a parte era poi adibita agli assaggi proposti dal Consorzio Alta Langa con i suoi Metodo Classico. Letteralmente presa d’assalto, non so se per curiosità, o per detergere la bocca dai tannini. Forse per entrambe.

Purtroppo mi sono perso i momenti di dibattito e confronto sui temi caldi anzi sul tema più caldo tanto caro al Presidente Ascheri: “ Langhe (not) for sale, l’identità e il valore della comunità”. Per farmi un’idea sono ricorso alla lettura dell’ articolo pubblicato dalla Gazzetta di Alba. Ve lo linkiamo qui, assieme all’intervista che gli fece il nostro direttore, così potete farvi la vostra opinione.

Matteo Ascheri

Dunque, luogo magnifico, postazioni ben organizzate e produttori facilmente individuabili.

Unica pecca è il ristoro. Se è vero che comunque dentro OGR ci sono sia un bar (panini orribili e costosissimi) e un ristorantino praticamente inutilizzato, l’area ristoro offerta dall’organizzazione era veramente asfittica: solo tavolini alti da appoggio, un po’ di focacce straunte, un paio di panettoni, qualche biscotto e del salame. Il tutto, vista l’esiguità dello spazio e delle cibarie, prese d’assalto come neanche ho mai visto fare nei film western quando gli indiani a cavallo assaltano le diligenze. Ecco un utile suggerimento: ripensare in toto il ristoro appaltandolo a chi sa fare il proprio mestiere.

Le mie impressioni sui vini assaggiati sono presto dette considerando che assaggio con molta calma mescolando qualche cantina nota dalla quale ogni anno acquisto, a qualcuno di nuovo (per me) scegliendo dalla nostra guida vini e adottando il mio personale criterio che si ispira ad una disciplina altamente scientifica: la vinognomica. Una scienza che stabilisce un rapporto tra la faccia del produttore, le etichette scelte e i propri gusti.

Per non proporvi la solita carrellata di note di assaggio divido i miei suggerimenti secondo criteri semplice e affidabili.

VINI DA BERE SUBITO CON GRANDE E IMMEDIATA GODURIA

  • Ornato, Parafada e Barolo del Comune di Serralunga 2020 di Palladino
  • Margheria, Parafada e Parussi 2020 di Massolino
  • Vigna Specola 2020 di Luigi Oddero
  • Parussi 2020 di Sobrero
  • Perno e Barolo del Comune di Serralunga 2020 di Schiavenza
  • Margheria, Marenca e Barolo del Comune di Serralunga 2020 di Pira
  • Fontanin 2020 e Villero 2019 di Livia Fontana
  • Costa di Rose 2020 di Vajra
  • Barbaresco Pajorè, Nervo e Rizzi 2021 di Rizzi
  • Barbaresco Roncaglie 2021 di Poderi Colla
  • Barbaresco  Canova 2021 di Cascina Vano
  • Roero 2020 di Carlo Casetta

VINI DA ASPETTARE PER GODERE

  • Bricco delle Viole 2020 di Vajra
  • Vigna Rionda 2020 di Massolino
  • Barolo Castellero 2019 di Fratelli Barale
  • Barolo Ravera e Gabutti 2020 di Sordo
  • Barolo Cannubi e Mosconi 2020 di Chiara Boschis
  • Barolo Bussia 2019 di Poderi Colla
  • Barolo Cerretta 2020 di Ettore Germano
  • Roero 2021 di Carlo Casetta
Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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