“Di grammatica non si muore”, un libro che fa morire…dal ridere2 min read

Chi a scuola almeno una volta ha detto “Uffa, la grammatica!” faccia un passo avanti. Passo avanti quasi sempre giustificato da maestre o  professori che pretendevano di incollare nelle nostre  refrattarie menti di bambini o adolescenti concetti, allora, abbastanza astrusi.

Facciano un ulteriore passo avanti quelli che, in età adulta, hanno dovuto consultare velocemente un libro di grammatica prima di cadere in castronerie da codice penale.

Ora che abbiamo fatto tutti due passi avanti ecco la buona notizia: leggere ( o studiare, se si vuole) la grammatica è divertente!

Anzi è molto divertente, se naturalmente avrete il buon senso di leggere “Di grammatica non si muore”, scritto dal funambolico Massimo Roscia, da molti conosciuto solo come attento e competente degustatore.

Nel momento che aprirete questo libro scorderete tutte le guerre (perse o vinte) con la grammatica e, grazie all’ inesauribile verve educativo-cazzeggiante di Massimo, vi ritroverete a dire, tra una risata e l’altra “Ma è questa la grammatica?”

Non solo,  vi sentirete più tonici dopo aver capito qualcosa sull’accento tonico e grazie a questa ritrovata “tonicità” eviterete di sdrucciolare su sdrucciole e biscdrucciole. Potrete finalmente sorridere capendo la differenza tra elisione e troncamento, comprendere perché  qual  è si scrive così ed essere quindi più soddisfatti di (e non di se). Darete dei punti a tutti anzi, due punti a tutti e magari anche qualche punto e virgola messo al posto giusto.

Il correttissimo e esilarante  grammelot grammaticale di Massimo vi permetterà , grazie anche alle tettoie degli accenti, di ripararvi da una pioggia di brutte figure e magari di mettere su  la tanto sognata impresa edìle (e non èdile).

Vi pare poco divertirsi nel transitare con maestria  tra transitivi e intransitivi e trasformare quella che era una materia ostrica (citazione dal libro) in un qualcosa di divertente, godibile e comprensibile?

Come sarà facilmente comprensibile perché dovremmo smettere di usare a casaccio e in quantità industriali termini mutuati da altre lingue senza sapere a qui prodest , e parole che fanno arricciare la pelle come apericena.

Ma il bello arriva verso la fine, grazie in questo caso non a Massimo ma a noi italiani, che siamo campioni mondiali nello storpiare  le parole, anche e soprattutto nel nostro settore: quindi per pranzo potreste preparare dell’agnello all’ascoltadito oppure dei calcimbocca alla romana, magari con contorno di funghi traforati; in abbinamento vi consiglio un bel Gustraminer.

Alla fine del libro Massimo inserisce dei ringraziamenti, ma dovremmo essere noi a ringraziare lui per averci portato per mano nel divertente mondo della grammatica, insegnato qualcosa e, grazie alle molte risate,  rimesso a posto la nostra flotta batterica e fauna intestinale (cit.) .

 

Massimo Roscia, Di grammatica non si muore, Sperling & Kupfer, € 15,90

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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