Gli Oscar del vino 2021 per Decanter3 min read

Sono 138 le pagine del supplemento al numero di ottobre di Decanter dedicate ai DWWA, gli Oscar del vino della rivista per il 2021.Come commenta Andrew Jefford, anche questa volta, chair delle degustazioni con Roman Sayburn, Master Sommelier (unico membro nuovo del trio rispetto allo scorso anno), e Sarah Jane Evans, Master of Wine, introducendo   il quaderno,“Our biggest year yet”: cometutti gli anni vi sono diversi shock , sorprese e rivelazioni.

Sono stati assaggiati 18.054 vini (lo scorso anno furono duemila in meno) , con la metodologia già sperimentata negli anni passati, che prevede una procedura in più fasi di assaggio: la prima avente lo scopo di individuare i vini ammissibili (che abbiano cioè raggiunto almeno 83-85/100), e successivamente quelli ai quali saranno assegnate le medaglie di bronzo (86-89 punti) , argento (90-94 punti) e oro (95-96/100). La degustazione è rigorosamente blind, effettuata da gruppi  di esperti (tutti Masters of Wine  e Masters Sommeliers) di dimensioni variabili nell’ambito di vari panel regionali, ciascuno dei quali  presieduto da un “regional chair”. Al termine di esse, sono state assegnate  635 medaglie d’oro, 5.607 d’argento e 8.332 di bronzo. In pratica , l’82% dei vini assaggiati e  giudicati “ammissibili”nella competizione è stato riconosciuto meritevole di almeno una medaglia: va da sé principalmente d’argento (38%) e di bronzo (56%)  Dopo la prima degustazione, nel secondo stadio, i vini che sono stati riconosciuti degni dell’oro, sono stati  riassaggiati dai tre coordinatori, coadiuvati dai chairs regionali , per individuare un più ristretto numero di vini, con  un punteggio da 97 a 100, ai quali attribuire la medaglia di platino. Ad ottenerla sono stati 179 vini. Non è però finita, perché, questa volta i soli tre general chairs, riassaggiano nuovamente i vini che hanno ottenuto la medaglia di platino per individuare i migliori in assoluto, i “Best in show”. Alla fine sono stati 50.

L’Europa , con 41 Best in show, 133 medaglie di platino e 455 d’oro ha fatto il largo dietro di sé: molto più indietro sono Australia e Nuova Zelanda, che sorprendentemente superano le due Americhe. Cenerentola è  l’Africa, che però ottiene ugualmente 1 Best in show (un cabernet sudafricano), 9 medaglie di platino e 39 d’oro. Tra gli stati europei i paesi latini sopravanzano di gran lunga, come del resto atteso, il Nord Europa. L’Italia, con 7 Best in show, 36 medaglie di platino e 146 d’oro , è quella che ottiene più trofei. La Spagna, però, buona terza dietro i francesi, si aggiudica il numero maggiore di Best in show (9).

Non potendo riportare qui i nomi di tutti i chairs regionali, mi limiterò a menzionare quelli che hanno avuto il compito di assaggiare i vini italiani, compresi in sei grandi categorie : Northern Italy, Central Italy e Southern Italy + Piedmont, Tuscany e Veneto. Nell’ordine: Michael Garner, Andy Howard, Anthony Rose & Roman Sayburn, Stephen Brook, Ben Robson e Michelle Cherutti- Kowal.

Occorre aggiungere  a questo proposito che non per tutti i paesi è previsto un simile livello di specificità. Solo la Francia supera il nostro paese per numerosità di categorie esaminate (Sono nove: Alsace, Bordeaux, Burgundy,Champagne, Languedoc- Roussillon, Loire, Provence, Rhone, South-Ovest & Other regions) . Gli altri non vanno oltre le due sottocategorie o addirittura una sola.

Infine, ecco le star italiane, le sette che si sono potute fregiare del titolo di “Best in show” : Piemonte e Toscana se ne sono aggiudicate due  ciascuna (rispettivamente il Derthona Timorasso  2018 di Broglia , il Barolo Monvigliero 2016 di Diego Morra, il Brunello di Montalcino 2018 di Castiglione del Bosco e il Vin santo di Carmignano 2013 di Capezzana), mentre le tre  residue sono andate, una ciascuna,  al Collio Stare Brajda di Muzic 2019 per la regione Nord Italia, al Vesuvio  Piedirosso Fuocoallegro 2019 di Casa Setaro per la regione  Sud Italia e al Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene superiore Castello 47/87 Rive di Vidor Extra-Dry per il Veneto, che , come il Piemonte e la Toscana, costituisce una categoria a sé.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


LEGGI ANCHE