Giovani Manetti:”Le UGA nel Chianti Classico sono un sogno che si avvera”5 min read

Dopo la decisione  presa dall’assemblea dei soci di creare le prime UGA in Chianti Classico ma solo per la Gran Selezione, intervistiamo Giovanni Manetti, Presidente del Consorzio.

“Buongiorno Giovanni. Quante interviste hai fatto ieri pomeriggio?”

“Ne ho fatte cinque o sei.”

“Soltanto, io pensavo di più…”

“(Ride) Il mio telefono scottava, anche perché senz’altro la notizia c’è ed era attesa un po’ da tutti.”

“Qual è stata la domanda più cattiva che ti hanno fatto?”

“C’è stata veramente un’accoglienza molto positiva, più che altro ho ricevuto complimenti e io sono molto felice anche perché le proposte fatte sono state approvate a larghissima maggioranza: oltre il 90% e questo non era scontato.”

“Mi vuoi spiegare con parole semplici cosa avete tecnicamente approvato?”

“Abbiamo approvato la modifica a due articoli del Disciplinare di produzione del Chianti Classico: gli articoli 2 e 7. Uno riguarda la base ampelografica della Gran Selezione, con il sangiovese che passa dal 80% al 90% minimo, scompaiono i vitigni internazionali mentre sarà consentito l’uso di vitigni autoctoni chiantigiani presenti sul territorio da molto tempo.”

“E questa è la notizia di contorno, ma il piatto forte?”

“Il piatto forte è l’introduzione delle UGA, Unità Geografiche Aggiuntive. Saranno 11, te le elenco non in ordine alfabetico:  San Casciano, San Donato in Poggio (che comprenderà i comuni di Barberino Val’d’Elsa, Tavarnelle e Poggibonsi), Gaiole in Chianti, Radda in Chianti e Castellina in Chianti e poi Vagliagli, Castelnuovo Berardenga. Il comune più grande del territorio,  Greve in Chianti, che ha maggiore eterogeneità, è stato deciso di dividerlo in quattro: quindi Greve in Chianti, Panzano, Lamole e Montefioralle.  

E’ stato un lavoro che ha richiesto anni di confronti di analisi e di studi. Il punto di partenza è stato quello del terroir, che comprende fattori naturali ma anche umani e quindi storici: non solo la morfologia del terreno, l’altitudine, l’esposizione, ma anche fattori storico-culturali, le tradizioni locali. Altro punto che è stato tenuto in gran conto sono le associazioni dei produttori che sono nate in questi anni sul territorio: in ogni UGA c’è un’associazione che riunisce i produttori.”

“Tutto questo gran lavoro non credi sia restrittivo dedicarlo solo ad un vino che ha al massimo il 5-6% della denominazione e cioè la Gran Selezione?”

“Questo è il tema più importante, quello che ha richiesto maggior tempo per arrivare ad una quadra. Deve essere chiaro che siamo all’inizio di un percorso ed il risultato è stato una sintesi di posizioni molto diverse. Però è obbiettivo comune ed è stato ribadito ieri in assemblea, che dovremo estendere l’utilizzo delle UGA a tutte le tipologie. Su questo tutti sono d’accordo. Il consiglio di amministrazione ha previsto una gradualità ma ci siamo presi l’impegno di tornare in assemblea e di far decidere su questo tema la base sociale entro al massimo quattro anni. Già da oggi mi metterò al lavoro per estendere l’UGA al Chianti Classico e alla Riserva. Mi prendo personalmente l’impegno di farlo.”

“Quali erano i problemi pratici, reali, per  non poter partire sin da subito con le UGA nel Chianti Classico e nella Riserva?”

“Ce ne sono vari: il primo è quello della prudenza. Ogni denominazione ha un equilibrio delicato e mantenerlo è il compito più importante per noi. Il Chianti Classico sta arrivando ad una sua stabilità e la dimostrazione  è come abbiamo affrontato il periodo Covid, perdendo pochissimo e nel 2021 siamo addirittura sopra alle vendite del 2019, inoltre non abbiamo avuto contraccolpi sui prezzi. Dieci, quindici anni fa la situazione era molto diversa, tanto che dal 2000 al 2010 siamo dovuti intervenire tre volte per ridurre le rese e “dare fiato” ai prezzi. Altro tema è che si deve rafforzare il rapporto tra vino e territorio: è un qualcosa che deve dare ulteriore valore alla denominazione e al territorio chiantigiano. Ci è sembrato quindi che partire da una tipologia che, pur prodotta in pochi numeri è posizionata più in alto come fascia di prezzo, ci permettesse di creare più valore per la denominazione e per il territorio. Però ripeto che tutto questo è solo per questa “fase di lancio”: nel giro di poco tempo estenderemo il tutto alle altre tipologie. I soci l’hanno capito e hanno approvato questa  strada.”

Non credi che con questo “privilegiare” la Gran Selezione si dia il segnale che è quello il vero vino del territorio, mentre in realtà è il Chianti Classico, che per  le sue caratteristiche anche storiche non è un vino importante da grande invecchiamento. Non pensi di andare un po’ “a rimorchio” di denominazioni come Barolo e Barbaresco?

“Sicuramente no: le tre tipologie del Chianti Classico hanno pari dignità e per fortuna hanno pari successo. Sono e siamo assolutamente consapevoli dell’importanza del Chianti Classico annata, che tutt’ora è la tipologia più venduta e apprezzata anche per il rapporto qualità/prezzo. Non c’è nessuna volontà di mettere in ombra le altre tipologie, è solamente una questione temporale quella di partire dall’alto. Poi  l’intento principale delle UGA non è per adesso solo a beneficio di chi produce Gran Selezione: le UGA sono da oggi sul territorio e ogni produttore appartiene a una UGA, in tutti gli eventi che  organizzeremo le aziende saranno divise per le UGA di appartenenza, quando un giornalista verrà ad assaggiare i vini in Chianti Classico li degusterà divisi per UGA. Mi sento di dire che da oggi il Chianti Classico ha realizzato un sogno che  tutti aspettavamo da molti anni.”

“Indubbiamente della cosa si parlava da almeno 30/40 anni. Ma ci fermeremo a 11 UGA  o la cosa potrà essere rivista e ampliata?”

Questo è un punto importante: il progetto è in divenire e vedrà diverse fasi, tra cui un inserimento delle UGA che mostreranno di avere i requisiti necessari. Ripeto che per me e per molti altri è un sogno che si avvera: abbiamo lavorato per anni e anni per far  passare un progetto che esaltasse le zone specifiche e finalmente ce l’abbiamo fatta, per questo permettimi di essere particolarmente felice.

Addirittura mi hanno detto che da quanto eri contento hai brindato con un rosé.

(Ride) No, non l’ho fatto.

Adesso visto che come massimo ci vorranno quattro anni per allargare le UGA alle altre tipologie, come minimo ti toccherà rimanere altri tre anni a fare il presidente.

(ride ancora). Oggi era l’ultimo giorno per candidarsi al Consiglio e io l’ho appena fatto. Volevo aspettare l’esito dell’assemblea per candidarmi, ma solo al Consiglio di Amministrazione. Poi, se sarò votato, dovrà essere il nuovo Consiglio a decidere.

Quindi possiamo dire di avere avuto per primi la notizia che Giovanni Manetti si ricandiderà, per adesso solo per il Consiglio di Amministrazione, però…

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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