Gavi 2017: una vendemmia dove si è dovuto pedalare3 min read

Un vecchio proverbio recita “Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala!” A Gavi i molti produttori di vino che “hanno voluto la bicicletta” (alias vigneto) nel 2017 hanno dovuto pedalare molto e al caldo.

Niente di nuovo rispetto al resto dello stivale ma è bene far capire cosa  è successo (qui come da molte altre parti, ripeto): ci sono stati tre mesi di caldo torrido e di siccità (giugno, luglio e agosto) purtroppo preceduti da un inverno con pochissime precipitazioni. Questo ha portato addirittura agli inizi di agosto all’ingiallimento delle foglie di piante come frassini, ciliegi e persino acacie. La vendemmia è iniziata con almeno 15-20 giorni di anticipo, in molti casi prima della fine del mese di agosto.

Le uve erano sicuramente sane, ma in annate così siccitose e calde si può assistere al fenomeno del “rovesciamento delle parti”: nelle migliori esposizioni le vigne soffrono stress importanti, mentre in quelle con esposizioni non ottimali, che normalmente ricevono una minore insolazione,  si avvantaggiano proprio del fatto che il sole le ha bersagliate meno, avendo così una maturazione più omogenea.

Questa è una delle molte cose “estreme” successe a Gavi durante l’annata viticola 2017, che certamente non passerà alla storia.

Traslando il tutto sul fronte del vino nel bicchiere, i Gavi che abbiamo degustato non ci hanno certo fatto impazzire, ma hanno mostrato comunque una lineare correttezza una discreta freschezza e degli aromi fruttati già ben godibili. Corpo importante, profondità e complessità sia aromatica che gustativa non sono certo nelle corde della vendemmia, anche se qualche vino ha mostrato espressioni di tutto rispetto.

Quindi un risultato nella media con molte altre zone bianchiste italiane, con la possibilità di vedere qualche bel miglioramento tra 6-8 mesi per almeno un buon terzo dei vini degustati.

I pochi 2016 degustati ci hanno confermato di essere di fronte ad una vendemmia di altro livello, sia per ampiezza che per possibilità di invecchiamento.

Aldilà dell’annata un miglioramento c’è stato sicuramente sul fronte dei sugheri, che ci avevano veramente fatto tribolare negli scorsi anni. Problemi ridotti al minimo storico, sperando  comunque di proseguire in questa “ripulitura” del territorio da tappi di infimo livello.

A proposito di tappi. nel tempo mi sono fatto un’idea e ve la sottopongo: alcune caratteristiche aromatiche del Gavi (che puntano su note floreali e officinali spesso appena accennate) sono talmente fini che un tappo meno che perfetto rischia di “trasformarle” molto più che in altri vini. Per questo credo che l’ideale per questo vino sia lo stelvin, anche a rischio di qualche riduzione iniziale.

La bicicletta di tappi nella foto di copertina fa parte di un lavoro fatto dalle scuole elementari del territorio: è una riproduzione di una delle biciclette di Coppi, esposta al Museo dei Campionissimi di Novi Ligure. Speriamo che in futuro le tappature a Gavi siano all’altezza dell’indimenticato Campionissimo.

A sempre a proposito, per capire velocemente se e quanto i risultati dei nostri assaggi siano giusti, potete approfittare di Di Gavi in Gavi che sabato 26 agosto proporrà una kermesse con al centro naturalmente il Gavi 2017 e i suoi migliori produttori.

Per maggiori informazioni www.consorziogavi.com.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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