Gallo Nero, ma in bordo verde2 min read

Bene ha fatto il Consorzio Chianti Classico a dare spazio al suo extravergine nella prima giornata della Chianti Classico Collection di quest’anno. E a festeggiarlo.

Perchè è il ventennale del riconoscimento della D.O.P. relativa, con un disciplinare che accolse quanto già indicato fin dal 1975 da un preveggente Consorzio di tutela.

I limiti del territorio sono esattamente gli stessi della D.O.C.G. e al suo interno la superficie dedicata agli olivi è addirittura superiore a quella dei vigneti, anche se non tutti gli alberi forniscono olive per il prodotto certificato. Oliveto e vigneto coprono rispettivamente un po’ più del 10% del territorio chiantigiano su un totale di ben 70.000 ettari, la maggior parte dei quali, in realtà, è occupata da macchia e boschi come ci si rende conto pure “a occhio” gironzolando a caccia di buone bottiglie.

Il tutto è stato illustrato dal Presidente Gionni Pruneti e dalla responsabile tecnica Fiammetta Nizzi Grifi di fronte a un uditorio numeroso e attento.

C’è chi imbottiglia monocultivar, e a  questo proposito il disciplinare lascia una certa flessibilità prescrivendo un minimo di 80% per le varietà tradizionalmente dominanti. Quindi Moraiolo, Leccino, Frantoio e Correggiolo.

Il resto è diviso fra decine di altre cultivar presenti storicamente, con il Leccio del Corno in ascesa. Cultivar originaria del comune chiantigiano di San Casciano.

Altrettanto importante l’approccio gustativo: in un angolo della Leopolda fiorentina si sono potuti assaggiare una trentina di oli col Gallo Nero in bordo verde. Frutto naturalmente dell’ annata 2019, non esattamente felice: profumi caratteristici ma nella media piuttosto tenui e un corpo coerentemente non molto robusto, tonificato in molti casi da un piccante significativo.

Dal punto di vista dei produttori l’infelicità dell’annata è consistita nella scarsità di raccolto. Un problema, quello dell’incostanza di produzione, che caratterizza in generale la specie Olea Europaea e che secondo Pruneti potrebbe essere limitato in questo territorio da un rinnovamento degli oliveti con impianti più razionali (che comunque, per la conformazione drammaticamente collinare, non potranno essere intensivi).

Per darvi un’idea di questa variabilità ecco alcune cifre recenti per l’imbottigliato certificato: 88.739 litri per la raccolta 2017, 166.872 per il 2018. A parte l’esiguità dei volumi, siamo lontani dallo differenza tra le due annate nel vino, 206.000 ettolitri per la D.O.C.G. nel 2017 a fronte di 281.000 per l’anno seguente.

In ogni caso fa piacere veder schierate le bottiglie col gallo cerchiato verde corrispondenti a famosi produttori di gallo cerchiato rosso. Quasi tutti replicano per l’olio lo stile e la grafica che li rendono riconoscibili.

D’altra parte è interessante notare, piuttosto, che un manipolo di imbottigliatori di extravergine D.O.P. Chianti Classico non produce neanche vino, o magari si limita a vendere l’uva. Buon segno, forse.

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


LEGGI ANCHE