Etna DOC 2022 Profumo di Vulcano, Federico Graziani3 min read

Se i miei calcoli sono giusti, Federico Graziani festeggia il mezzo secolo di vita quest’anno, ma dovremo moltiplicare la sua età per tutte le vite che ha vissuto da quando lo vidi per la prima volta, giovanissimo, vincere il titolo di Sommelier dell’anno a Sorrento nel 1998. Ha lavorato nei media, poi ha studiato da sommelier anche a livello internazionale, deinde sommelier praticante in numerosi ristoranti di grido a Milano, infine fulminato dall’Etna dove acquista una piccola proprietà da un macellaio di Passopisciaro in Contrada Feudo di Mezzo e finisce per diventare un produttore di successo mondiale grazie anche all’incontro con l’incredibile Salvo Foti, il Mago Merlino dei vini siciliani.
Quale occasione migliore di portare il suo Profumo di Vulcano 2022 se non a un pranzo da Nu Trattoria Italiana ad Acuto, in Ciociaria, per abbinarlo ai piatti straordinari di Salvatore Tassa, grande cuoco italiano o, meglio, cuciniere come ama definirsi lui, stellato da trent’anni? La compagnia lo merita, i piatti non ne parliamo, fra orto che regala bietole, scarole, cavolfiori e misticanza biodinamica, pasta fresca fatta a mano al momento da grani del territorio, maiale nero dei Monti Lepini allevato allo stato brado, eccetera eccetera.


L’abbinamento per essere centrato deve essere soprattutto ideologico prima ancora che gustativo, appartenere alla stessa visione del mondo di chi produce vino e di chi cucina. Vite e racconti che si incrociano di un ritorno all’autenticità come unica via di uscita possibile dalla opprimente omologazione plastificata e sotto vuoto. E così fra un piatto e un bicchiere si consuma il patto fra la generazione boomer e quella Zeta, cioè tra memoria ricostruita ma ormai un po’ fatalista e ribellione energica allo tsumami comunicativo industriale.
Tassa cucina pensando al nonno ma con le tecniche contemporanee, Federico Graziani punta al piccolo appezzamento vulcanico a 600 metri da cui nasce il suo vino a base di nerello mascalese, nerello cappuccio e poi alicante e francisi partendo dal sapere magico di Foti e poi dal suo capire cosa va comunicato per sfondare. Direi in ogni caso, unicità e autenticità, gli storytelling li lasciamo ai polli di batteria degli uffici marketing e alle loro improbabili invenzioni.
Prima annata 2009, Profumo di Vulcano punta alla fermentazione spontanea senza il controllo della temperatura con successivi affinamenti in tonneaux di primo e secondo passaggio per una ventina di mesi prima di altri quattro in bottiglia. In sintesi, due anni e il 2022 è sicuramente da considerare giovane. Cosa ci stupisce di questo vino? Anzitutto la leggerezza assoluta del naso e del sorso, poi l’energia misteriosa che non possiamo ridurre usando il termine freschezza, una beva tumultuosa, cangiante, la suggestione del vulcano e del nome stesso del vino ci fa immaginare la lava che vediamo in tv o il pennacchio che si scorge dall’areo quando voliamo da vulcano a vulcano, dal Vesuvio all’Etna. La nota fumé è indiscutibile, la sensazione di amaro e al tempo stesso di frutta rossa croccante si alternano sino ad un finale lungo, lunghissimo che resta per molto tempo e che sollecita un nuovo sorso appagante.

Un vino di carattere insomma che non si dimentica, proprio come i piatti del cuciniere che si diverte con il forno a legna e con la brace. Una bellissima esperienza congiunta che ci lascia ottimisti in una Italia che annaspa in cerca di soluzioni, soluzioni che ognuno di noi in realtà ha davanti al portone di casa.

Luciano Pignataro

Luciano Pignataro è caporedattore al Mattino di Napoli, il suo giornale online è Luciano Pignataro Wineblog.


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