In questi tempi dettati da lockdown più o meno espliciti, da situazione economiche gravissime che riguardano anche e il mondo del vino, si assiste a situazioni surreali per quanto successo negli scorsi mesi.
Merano è stata rimandata, le anteprime toscane slitteranno di tre mesi se va bene, ogni tipo di manifestazione enoica (corsi, degustazioni, fiere, incontri) italiana è sospesa ma per gli appassionati di vino e soprattutto per i produttori italiani c’è un paese dove si possono tranquillamente organizzare fiere, la Cina.
Avete capito bene: CINA.
Si è chiusa da pochi giorni QWINE EXPO 2020, che si è svolta a Qingtian, nella provincia dello Zhejiang. Erano presenti 70 aziende italiane-
Ma dov’è Qingtian? Google mi dice che si trova a meno di 800 chilometri da Wuhan (praticamente la stessa distanza che c’è tra Milano e Napoli) che si possono percorrere in meno di 10 ore in auto e in un’oretta di aereo.
Ricapitoliamo: a meno di un’ora di aereo dal luogo che ha scatenato una pandemia mondiale da cui non sappiamo quando e come ne usciremo, si fanno fiere del vino, mentre a circa 8000 chilometri di distanza non si può uscire di casa per colpa di quel virus sviluppatosi nella città a un’ora di aereo da dove hanno fatto una fiera del vino. Per carità, è bene che la vita e tutto quanto riguarda la produzione e la vendita vada avanti (sempre in assoluta sicurezza) ma sono comunque leggermente frastornato
Sarò ripetitivo ma non c’è qualcosa di surreale in tutto questo? Posso capire che i cinesi siano stati più bravi di noi, più rispettosi delle distanze di noi, più ligi alle regole di noi, ma continuo a pensare che siamo di fronte almeno ad una situazione paradossale.
Speriamo che con i prossimi vaccini si torni a vivere abbastanza normalmente e non in un modo capovolto.