Degustazioni bianchi friulani 2017: tante strade in una vendemmia non storica3 min read

I nostri assaggi friulani ci hanno visto arrivare (purtroppo) con la grandine ma ripartire col sole. Sono state cinque giornate molto impegnative e senza l’aiuto di due consorzi amici, Collio e Colli Orientali (in rigoroso ordine casuale) non saremmo mai riusciti a raccogliere e degustare così tanti vini bianchi DOC.  Speriamo che la collaborazione dei due consorzi  iniziata con noi sfoci in qualcosa di più importante e duraturo.

Alla fine sono stati più di 400 i vini DOC degustati, che assieme alle molte visite in cantina e a tanti altri incontri hanno permesso di farci un quadro piuttosto chiaro sul mondo dei bianchi friulani di alta qualità e naturalmente sulla vendemmia 2017.

Le idee che ci siamo fatti ve le presenteremo mano a mano che parleremo dei vini, dividendoli per vitigni principali a cui aggiungeremo uno spazio per le uve meno piantate e per gli importanti uvaggi.

Oggi partiamo con la ribolla e il friulano, domani vi proporremo i risultati di malvasia, uvaggi bianchi, pinot bianco e chardonnay e dopodomani chiuderemo con  sauvignon, pinot grigio e i vini da altre uve.

Ribolla, ovvero la spinta sbagliata.

In una regione sempre più glerizzata gli oltre mille ettari di ribolla piantati nelle Grave ed in altre zone di pianura rischiano di dare a questo vitigno  una bella spinta quantitativa, completamente sbagliata però per chi crede in una ribolla di qualità. Il bello è che  quest’uva  è  amata da molti, tenuta in considerazione da tanti ma lasciata praticamente da tutti ad un destino  non certo qualitativamente elevato.

Chi prova a salvarla, lasciando per un attimo da parte la scelta difficile (ma adesso di moda) fatta ad Oslavia, deve fare anche i conti con un’annata non  certo buona come la 2017. Le ribolla delle varie denominazioni degustate possono essere più o meno mature al naso e con una media freschezza in bocca, ma difficilmente si fanno notare per  profondità, al massimo per discreta piacevolezza.

Visto quanto detto sopra potremmo definire l’annata 2017 per le ribolla un compitino ben svolto in una scuola che rischia di chiudere per sovraffollamento. In “quest’anno scolastico” le ribolla del Collio si sono fatte notare per una maggiore e più matura gamma aromatica, che in diversi  casi non ha fatto perdere freschezza al vino.

Resta la sensazione di un vino volutamente semplice e “voluto” semplice: una specie di pinot grigio con una maggiore acidità o uno strumento per farsi largo nel mondo delle bollicine non prosecchizzate. Il nostro personale punto di vista è che, mode e mercato  a parte, la ribolla dia  il meglio di sé quando affianca altre uve : in questi casi, specie accanto a vitigni con  tendenze all’opulenza, caratterizza e sorregge senza prevaricare.

Voto medio  alla Ribolla 2017 : 6.

Friulano: nonostante il 2017 è sempre il “Genius loci”.

Come puoi non amare questo vitigno? In tempi di vini profumatissimi ed eccessivi il friulano (ovvero il tocai) incarna lo spirito riservato ma deciso e molto amichevole dei friulani. La calda 2017 rischiava di renderlo troppo morbido ma oramai  i produttori sanno come trattarlo e, pur non avendo per le mani una vendemmia da 5 stelle, hanno imbottigliato ottima roba. La sensazione è che i migliori friulano 2017 daranno il meglio di sé a partire almeno dal 2019 ma che solo in qualche caso il miglioramento si protrarrà per molti anni: diciamo che il range di “massimo gradimento” può andare da 2 a 5-6 anni.

Tornando ad oggi siamo felici di constatare una crescita dei friulano  nelle Grave, dove spesso è più facile farsi notare con vitigni internazionali.

Lo spirito schivo del friulano lo ritroviamo spesso anche nei prezzi praticati: difficilmente  rappresentano, anche nel caso di selezioni, il vino più caro della cantina anche se spesso è il migliore. Forse bisognerebbe spingere di più anche in senso commerciale, visto che oramai il tracollo del passaggio di nome, da Tocai a Friulano, è stato abbondantemente digerito dal mercato, almeno da quello italiano.

Voto medio al Friulano 2017: 8

 

Continua.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE