I nostri assaggi friulani ci hanno visto arrivare (purtroppo) con la grandine ma ripartire col sole. Sono state cinque giornate molto impegnative e senza l’aiuto di due consorzi amici, Collio e Colli Orientali (in rigoroso ordine casuale) non saremmo mai riusciti a raccogliere e degustare così tanti vini bianchi DOC. Speriamo che la collaborazione dei due consorzi iniziata con noi sfoci in qualcosa di più importante e duraturo.
Alla fine sono stati più di 400 i vini DOC degustati, che assieme alle molte visite in cantina e a tanti altri incontri hanno permesso di farci un quadro piuttosto chiaro sul mondo dei bianchi friulani di alta qualità e naturalmente sulla vendemmia 2017.
Le idee che ci siamo fatti ve le presenteremo mano a mano che parleremo dei vini, dividendoli per vitigni principali a cui aggiungeremo uno spazio per le uve meno piantate e per gli importanti uvaggi.
Oggi partiamo con la ribolla e il friulano, domani vi proporremo i risultati di malvasia, uvaggi bianchi, pinot bianco e chardonnay e dopodomani chiuderemo con sauvignon, pinot grigio e i vini da altre uve.
Ribolla, ovvero la spinta sbagliata.
In una regione sempre più glerizzata gli oltre mille ettari di ribolla piantati nelle Grave ed in altre zone di pianura rischiano di dare a questo vitigno una bella spinta quantitativa, completamente sbagliata però per chi crede in una ribolla di qualità. Il bello è che quest’uva è amata da molti, tenuta in considerazione da tanti ma lasciata praticamente da tutti ad un destino non certo qualitativamente elevato.
Chi prova a salvarla, lasciando per un attimo da parte la scelta difficile (ma adesso di moda) fatta ad Oslavia, deve fare anche i conti con un’annata non certo buona come la 2017. Le ribolla delle varie denominazioni degustate possono essere più o meno mature al naso e con una media freschezza in bocca, ma difficilmente si fanno notare per profondità, al massimo per discreta piacevolezza.
Visto quanto detto sopra potremmo definire l’annata 2017 per le ribolla un compitino ben svolto in una scuola che rischia di chiudere per sovraffollamento. In “quest’anno scolastico” le ribolla del Collio si sono fatte notare per una maggiore e più matura gamma aromatica, che in diversi casi non ha fatto perdere freschezza al vino.
Resta la sensazione di un vino volutamente semplice e “voluto” semplice: una specie di pinot grigio con una maggiore acidità o uno strumento per farsi largo nel mondo delle bollicine non prosecchizzate. Il nostro personale punto di vista è che, mode e mercato a parte, la ribolla dia il meglio di sé quando affianca altre uve : in questi casi, specie accanto a vitigni con tendenze all’opulenza, caratterizza e sorregge senza prevaricare.
Voto medio alla Ribolla 2017 : 6.
Friulano: nonostante il 2017 è sempre il “Genius loci”.
Come puoi non amare questo vitigno? In tempi di vini profumatissimi ed eccessivi il friulano (ovvero il tocai) incarna lo spirito riservato ma deciso e molto amichevole dei friulani. La calda 2017 rischiava di renderlo troppo morbido ma oramai i produttori sanno come trattarlo e, pur non avendo per le mani una vendemmia da 5 stelle, hanno imbottigliato ottima roba. La sensazione è che i migliori friulano 2017 daranno il meglio di sé a partire almeno dal 2019 ma che solo in qualche caso il miglioramento si protrarrà per molti anni: diciamo che il range di “massimo gradimento” può andare da 2 a 5-6 anni.
Tornando ad oggi siamo felici di constatare una crescita dei friulano nelle Grave, dove spesso è più facile farsi notare con vitigni internazionali.
Lo spirito schivo del friulano lo ritroviamo spesso anche nei prezzi praticati: difficilmente rappresentano, anche nel caso di selezioni, il vino più caro della cantina anche se spesso è il migliore. Forse bisognerebbe spingere di più anche in senso commerciale, visto che oramai il tracollo del passaggio di nome, da Tocai a Friulano, è stato abbondantemente digerito dal mercato, almeno da quello italiano.
Voto medio al Friulano 2017: 8
Continua.