Degustazione Soave 2021: una buona annata e un futuro da seguire con attenzione4 min read

Se andiamo a scorrere le nostre degustazioni, che hanno visto sia Soave e Soave Classico del  2021 e del 2020 la prima cosa che salta agli occhi è che oramai le conferme sono diventate certezze.

Ma prima di approfondire l’annata 2021 vediamo qualche dato per capire meglio il mondo Soave.

Si parla di  circa 38 milioni di bottiglie, di cui poco più di 10 milioni  a  Soave Classico. Un notevole numero di bottiglie, ma rispetto a questo  le giovani UGA nate da pochissimi anni arrivano ad appena 700.000 bottiglie, dimostrando come non sia facile digerire, a livello di denominazione, un cambiamento così importante.

Un cambiamento che avverrà nel tempo ma che, per adesso e per fortuna del consumatore smuove commercialmente poco il mondo Soave, almeno guardando i prezzi dei vini degustati, che poi sono quelli più famosi e conosciuti.

Evidenziando in punti le conclusioni del nostro assaggio di oltre quaranta Soave viene fuori che:

  • La qualità media è alta e, come accennato, i prezzi sono sempre bassi , in qualche caso aggiungendo “incredibilmente”.
  • Anche nel Soave (chiamiamolo non classico) si trovano ormai vini di ottimo livello.
  • Ci sono dei marchi che oramai, anno dopo anno, garantiscono un’ alta qualità, spesso con prezzi incredibilmente  bassi (è la terza volta che lo diciamo ma vale la pena ribadirlo).
  • Oramai in certi marchi importanti, e parliamo di almeno 10-15 cantine, oltre alla qualità si punta anche ad una certa “riconoscibilità aziendale” che si declina rimanendo però abbastanza chiara.
  • La Garganega a Soave è un’uva che porta a ottimi vini ma secondo noi le sue vette qualitative sono ancora inesplorate .
  • Per un mercato che punta a riconoscere l’uva, quasi sempre l’uso  del legno a Soave  è  più un problema che un’opportunità.
  • Come succede a tante denominazioni, il Soave classico dovrebbe entrare in commercio più tardi, meglio se un anno dopo.

Questi in sintesi i punti salienti dei nostri assaggi, che potrete trovare nel Club Winesurf. A proposito degli assaggi: quando quasi il 76% dei vini degustati ottiene almeno 80 punti (le nostre tre stelle) si può stare tranquilli sulla qualità media della “parte alta” della denominazione.

Sviluppiamo adesso i punti elencati.

Soave: vigneti e Castello

Oramai gli assaggi di Soave, dove non solo ci sono sempre più cantine di buon livello qualitativo ma alcuni veri e propri punti fermi dell’enologia nazionale,  sono sempre più interessanti.

Questo non tanto e non solo per la qualità dei vini , che anche nel 2021 è alta, ma per delle interessanti differenze che rappresentano poi la mano aziendale. Se mi è permesso esprimermi in vecchi termini langaroli ci sono alcuni importanti cantine con uno stile più “internazionale” e altre,  di equivalente livello, con caratteristiche “autoctone” più marcate.

Questa suddivisione “a braccio” non si riferisce assolutamente  all’uso di uve internazionali ma al modo di approcciarsi alla garganega in cantina, che porta a vini più fruttati e immediati e ad altri più complessi, mineral/floreali ma anche più chiusi e meno pronti.

Soave Classico, vigneti.

In realtà questo è un pregio del territorio, che sta trovando “convergenze  parallele” per declinare il vitigno. Un vitigno, la garganega ,che secondo noi deve ancora mostrare una parte delle sue caratteristiche, specie quelle che si ottengono dopo 6-8-10 anni di invecchiamento. Attenzione! Invecchiamento non vuol dire giocoforza “uso del legno” ma semplicemente una gestione oculate del vigneto, dove le rese non devono essere forzatamente basse  ma venire da piante equilibrate.

Ma per avere vini che normalmente arrivano ai 10 e oltre anni di maturazione occorre dare un segnale forte.  Visto che orami il Superiore è nato morto un modo importante per dare reale valore alle UGA potrebbe essere quello di permettere il loro ingresso in commercio solo dopo un anno dalla vendemmia.

In definitiva siamo rimasti molto soddisfatti dalle nostre degustazioni e i consigli che ci siamo permessi di dare vogliono solo evidenziare una qualità diffusa di ottimo livello che però dovrà trovare un modo per staccarsi nettamente e definitivamente da un ventre molle di milioni di bottiglie molto lontane (anche se nel Soave “non classico” ci sono poche ma sempre più belle realtà) da quei 25/30 nomi che corrono una gara a sé.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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