Erano alcuni anni che non prendevamo in considerazione L’Oltrepò Pavese per i nostri assaggi e dobbiamo ammettere che, almeno sul fronte dei metodo classico, sbagliavamo.
Infatti la nostra degustazione di una ventina di metodo classico, organizzata anche dietro la richiesta di alcuni affezionati lettori, ci ha veramente sorpreso.
Oramai lo sanno tutti che l’Oltrepò Pavese è la zona italiana dove si coltiva più pinot nero, ma questo dato numerico non è mai coinciso con un dato qualitativo netto e indiscutibile. Stiamo parlando sia dei pinot nero fermi che dei metodo classico e per tornare ad approcciarci a questo bellissimo territorio ci siamo focalizzato sui secondi.

Il Consorzio, che ringraziamo, ci ha raccolto i campioni e ce li ha inviati velocemente, tanto da potersi mettere con il naso nel bicchiere in poche settimane. Una ventina di metodo classico, praticamente tutti pinot nero in purezza, non sono certo molti ma rappresentano comunque un campione probante per capire cosa era successo in questi ultimi anni e dove si stava andando. Del resto avevamo avuto segnali positivi da manifestazioni varie, ma una cosa è assaggiare con il produttore davanti, un’altra è essere seduti con davanti vini bendati.
Quello che è successo è indubbiamente positivo e crediamo possa essere raccolto nel concetto “chi ha il pinot nero da molti anni in vigna, basta migliori in cantina e il gioco è fatto”.
Questa crediamo sia la cruda sintesi del nostro assaggio, che ci ha presentato spumanti dal perlage fine, dai nasi particolarmente centrati e varietali (specie nei rosé) e bocche magari non profondissime ma sicuramente equilibrate, in vari casi eleganti e senza dubbio piacevoli.
Lo sviluppo del discorso qua sopra in neretto potrebbe essere “Figuriamoci se miglioreranno anche nel vigneto cosa potranno fare”.

Il dato numerico infatti parla chiaro: oltre il 66% dei vini degustati ha raggiunto almeno 80 punti e ben 4 (cioè il 22.2%) sono entrati tra i Vini Top. Questi dati qualche anno fa erano impensabili! Per farvi capire meglio: l’ultima nostra degustazione di metodo classico dell’Oltrepò Pavese (l’ultima con vini fermi è stata 4 anni fa) risale al 2013 e solo 2 vini avevano superato gli 80 punti e nessuno era entrato tra i Vini Top.
Quindi dal punto di vista qualitativo in 10 anni l’Oltrepò pavese non solo è cresciuto incredibilmente ma oramai crediamo possa competere alla pari con le altri principali zone spumantistiche italiane. Rispetto a queste a un parco aziende di qualità più ristretto, forse vini in qualche caso meno profondi e complessi, ma in più una dimestichezza con il pinot nero che da altre parti si sognano. Last but not least: i prezzi sono spesso molto interessanti.
Ne riparleremo sicuramente l’anno prossimo, cercando di coinvolgere tutte le aziende spumantistiche dell’Oltrepò in una ancor più approfondita degustazione.