Degustazione Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba: “gemelli (poco) diversi” di alta qualità3 min read

Iniziamo con quest’articolo il percorso dei nostri assaggi langaroli che ci porterà tra pochi giorni ai Barbaresco 2017 e successivamente ai Barolo 2016.

Chi crede che parlare di Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba sia puntare i riflettori su una Langa “minore” non solo si sbaglia di grosso dal punto di vista qualitativo,  ma non ha minimamente il polso di un territorio che considera sempre più questi vini, in particolare il Langhe Nebbiolo, come dei  biglietti da visita.

A questo proposito nell’ultimo articolo dedicato a questi “biglietti da visita” parlavano di una forbice tipologica abbastanza ampia tra le due categorie. Ad oggi, dopo due anni, la situazione si è completamente rovesciata, tanto da una parte non riuscire più a capire il perché di due denominazioni (se non quelle dettate dal disciplinare di produzione) e  dall’altra  non riuscire più a riconoscere la differenza organolettica tra le due tipologie.

In passato potevamo infatti identificare “genericamente” il Nebbiolo d’Alba come un vino più austero, strutturato e importante e il Langhe Nebbiolo come un prodotto più giovane, profumato, meno impegnativo.

Dopo quasi 150 vini degustati possiamo dire che queste differenze non esistono più: anche solo parlando dei vini top (11 tra i Langhe nebbiolo e 6 tra i Nebbiolo d’Alba) troviamo sia prodotti che sembrano dei “piccoli barolo” sia nebbioli  più freschi e beverini in entrambe le denominazioni. Non è nemmeno un discorso di annata e tantomeno di qualità dei vini perché entrambe le denominazioni hanno dimostrato che la 2018 è una grande vendemmia almeno per i nebbiolo giovani, che ha portato ad una con una qualità media molto alta in entrambe le DOC.

La 2018 ci ha veramente stupito perché ha permesso ai vini non di seguire un andamento positivo ma similare , bensì di esprimersi in maniere e modi diversi, chi facendo sfoggio di grandi profumi e chi proponendo corpo e potenza di alto profilo, senza dimenticare una vena di salutare freschezza. Questo vuol dire che tra i nebbiolo 2018 ognuno potrà trovare la “scarpa per il suo piede” e visto che stiamo parlando di vini con prezzi che mediamente si assestano tra i 10 e i 15 Euro i consumatori si potranno sbizzarrire senza rischiare il rosso nel conto corrente. Altra cosa importantissima è l’utilizzo intelligente dei legni (mai invasivi) e il profondo rispetto per i grandi profumi primari del nebbiolo.

Anche la vendemmia 2017 si è espressa bene, forse in qualche caso più “spregiudicata” in alcol, ma visto l’andamento vendemmiale bisogna essere molto soddisfatti perché in pochissimi casi gli aromi sono stati surclassati dall’alcol o hanno mostrato maturità eccessiva. Le strutture spesso sono un po’ più austere e rigide dei 2018, ma mai ingessate e monolitiche.

Troppo pochi i Langhe Nebbiolo 2019 per poter dare un giudizio generale.

Sul fronte dell’invecchiamento dei vini sia 2017 che 2018 mostrano ancora grande giovinezza e sicuramente non avranno cali vistosi nei prossimi 3-4 anni. Vi consigliamo però di non attendere così tanto per berli perché vi perdereste buona parte della fresca e sbarazzina aromaticità dei nebbiolo giovani.

Quindi, tirando le somme, siamo stati molto soddisfatti degli assaggi di queste due denominazioni (quasi) sorelle con pochissime differenze tra loro, dovute spesso solo a scelte relative ai brand aziendali ma con una qualità indubbiamente alta. Come biglietti da visita sono perfetti, anzi il rischio è che possano togliere fasce di mercato al Barbaresco e al Barolo.

Del resto se guardiamo i numeri, nel 2019 i Langhe Nebbiolo sono arrivati (con un aumento di circa un milione rispetto all’anno precedente!) a  quasi 7.200.000 bottiglie, mentre i Nebbiolo d’Alba, pur in aumento, toccano quasi i 2.500.000 pezzi. Assieme sfiorano i 10 milioni mentre, tanto per ricordarlo, il Barbaresco nel 2019 si assesta a circa 4.300.000 (quindi molto meno della metà delle due denominazioni assieme) e il Barolo non è lontanissimo, a quasi 12.500.000.

Si tratta di mercati e tipologie diverse ma in un momento come questo avere un arma come questi due vini non può che fare bene a chi magari ha problemi per piazzare i suoi vini di punta.

Mercoledì 9 parleremo di Barbaresco 2017 e concluderemo la trilogia langarola venerdì 11 con il Barolo 2016: complessivamente oltre 450 degustazioni a vostra disposizione.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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