Da tempo sostengo che il Verdicchio è un bianco travestito da rosso, oggi vado oltre affermando che La Lacrima di Morro D’alba è un rosso con l’anima da bianco. Se infatti il verdicchio ha corpo e struttura “da rosso”, la lacrima ha profumi che praticamente non hanno pari tra i vitigni autoctoni italiani rossi e solo un vitigno bianco come il gewürztraminer può vantare.
Un vitigno ed un vino quindi molto particolare la Lacrima di Morro d’Alba, che “camuffa” la sua anima bianca sia dietro una decisa colorazione rossa, sia presentando tannini anche importanti, non sempre armonici e garbati.
I nostri assaggi all’Istituto Marchigiano di Tutela, che ringraziamo per la consueta disponibilità, hanno riguardato quest’anno anche i Lacrima di Morro d’Alba (e i Rosso Conero, di cui parleremo tra pochi giorni). Per l’appunto proprio nei giorni dei nostri assaggi l’IMT organizzava una manifestazione sulla Lacrima (di cui abbiamo parlato qui) e così ci siamo fatti una “full immersion” di tre giorni, da cui siamo usciti con le idee abbastanza chiare.
La prima cosa chiara è che la lacrima di Morro d’Alba non ha abbastanza ettari piantati per poter essere conosciuta come, secondo noi, merita. Oramai sono anni che siamo fermi attorno ai 250 ettari, che sono veramente un niente, anche per regioni come le Marche, non certo tra quelle con produzioni elevate. Basta guardare i grafici qua sotto per capire come un vino del genere stenti ad avere un peso specifico, una presenza non solo legata al mercato regionale o poco più.
Questo è il problema, ma non ricordo chi mi ha detto che in cinese l’ideogramma “Problema” vuol dire anche “soluzione”. Non so se è vero ma sono sicuro che la soluzione del problema di quantità del Lacrima passa attraverso lo sviluppo della qualità.
Lo dicevano in passato e lo ribadiamo adesso: se una denominazione vuole crescere deve fare gruppo e “costringere” tutti o quasi a produrre bene. Purtroppo se tra i produttori del Lacrima la prima cosa già accade la seconda è lontana dall’avverarsi.
Lo potete vedere nei nostri assaggi, dove meno della metà dei vini degustati ha raggiunto le 3 stelle. I motivi possono essere diversi, in parte (ma solo in parte purtroppo) legati anche alla voglia di “strafare” e di presentare il lacrima per quello che non è, cioè un vinone potente, grasso “e anche” profumato.
Chi la pensa così o usa del legno che copre i profumi, o estrae troppo creando vini con tannini ostici o aggiunge (è ammesso dal disciplinare) del montepulciano per dargli corpo e struttura.
Secondo noi queste strade non sono quelle adatte per la lacrima, che ha bisogno solo di vigne equilibrate (tende a produrre tanto per ceppo e quindi ad avere problemi di vario genere) e di vinificazioni semplici e lineari. Forse ci sbaglieremo ma questo è il nostro punto di vista.
Per fortuna ci sono diversi produttori che presentano Lacrima di Morro d’Alba che ti fanno innamorare! alcune sono veramente sublimi per complessità e intensità aromatica, anche portandosi appresso un corpo ed una struttura di buon livello.
Quelli, per noi, sono gli esempi da seguire e se proverete le migliori sicuramente rimarrete stupiti. Buon assaggio!