Prima di scrivere questo articolo ho fatto quello che tutti dovrebbero fare andando a commentare una vendemmia piemontese, cioè sono andato a consultare L’annata viticola in Piemonte , l’attenta e particolareggiata pubblicazione che ormai da decenni i Vignaioli Piemontesi mettono a disposizioni di tutti sul web. I dati raccolti e commentati da esperti sono sempre un punto di riferimento per chi non vuole fermarsi solo a commentare le caratteristiche del vino X o Y.

Ho quindi letto che l’annata 2023 ha avuto un andamento invernale e primaverile siccitoso (continuando e aggravando la situazione creatasi nel 2022) , con piogge che sono arrivate solo a tarda primavera. Estate calda , torrida ad agosto anche con punte di 40°: il caldo intenso si è arreso alle piogge di fine agosto, che purtroppo si sono riproposte in vendemmia a settembre, creando un’eterogeneità di risultati dovuti sia al momento di raccolta, sia alle diversità che sempre più si notano anche in un territorio così piccolo.
Quindi diversità contraddistinte in alcune zone da alcol e acidità più bassi della media: questo è quasi sicuramente dovuto a vendemmie successive alle piogge settembrine.

Dal nostro assaggio il quadro che gli esperti piemontesi hanno tracciato non dico che combaci perfettamente ma sicuramente ha molti punti in comune, ma andiamo con calma.
Dal punto di vista aromatico non siamo di fronte a gamme intense e ampie, ma c’è un punto che ci ha veramente convinto e cioè che la stragrande maggioranza dei produttori ha preferito avere aromi più sincopati che usare mezzi di cantina per accentuarli, magari rivoluzionandoli. Quindi le note floreali e fruttate, anche se non molto intense sono quelle tipiche del vitigno e questo è indubbiamente un punto a favore della riconoscibilità del cortese di Gavi.
In bocca i vini hanno mostrato una concentrazione inferiore ma un buon equilibrio, con in qualche caso alcolicità un po’ più basse , che in questi periodi non guastano mai. Tra l’altro il periodo settembrino con piogge ha portato alcuni vini a mostrare lievi ma piacevoli note di Botryte, che hanno conferito, ad alcuni, anche maggiore rotondità. In generale si conferma la qualità della denominazione con oltre il 70% dei vini che hanno superato la soglia (lo ripetiamo per l’ennesima volta, per noi assolutamente non bassa) degli 80 punti, a cui si aggiungono TRE VINI TOP, appartenenti a cantine storiche del territorio.

In definitiva un’annata ben giocata, con vini che punteranno più sull’equilibrio e l’eleganza, ma non certo eccezionale per una denominazione che oramai ha preso con decisione la strada dell’estero, lasciando all’Italia una percentuale veramente marginale.
Qualcuno potrebbe obiettare che lasciare “sguarnito” il mercato nazionale non pare una bella pensata, però si sbaglierebbe. C’è un dato che conferma la qualità della scelta ed è il prezzo del vino sfuso che dal 2022 al 2023 ha avuto un incremento del 23.3% (di gran lunga il più alto del Piemonte) arrivando a oltre 325 euro a quintale.
Quindi il quadro generale è quello di una denominazione che economicamente è in salute e ha trovato, pur con le difficoltà metereologiche degli ultimi anni, una quadra che, per fortuna, va a braccetto con il rispetto e la rispondenza al vitigno. Questo, in tempi di omologazione aromatica di tante vini non può che pagare. Il fatto che sia in salute lo dimostra la nuovissima e “quasi faraonica” sede, dove abbiamo fatto le nostre degustazioni. Ci sembra quindi giusto chiudere con un ringraziamento al Consorzio e al suo gentilissimo e ipercollaborativo staff, che come ogni anno si è messo completamente a nostra disposizione: GRAZIE!