Degustazione Colli Tortonesi Timorasso: una crescita di squadra, pensando anche alle bottiglie leggere4 min read

Tortona e il suo territorio hanno una capacità di fare grandi cose partendo quasi dal niente. L’esempio lo abbiamo oltre che nel vino, nel basket. Faccio questo paragone perché proprio grazie al gioco di squadra, proposto e guidato dal “l’allenatore storico” Walter Massa, questo territorio e il suo Timorasso si sono imposti all’attenzione nazionale e internazionale.

Oggi con poco più di 400 ettari di vigneto si parla ovunque di Timorasso e oramai i Colli Tortonesi sono diventati terra di conquista per i più famosi produttori langaroli e anche per i “cugini” di Gavi.

Ho accennato prima “all’allenatore storico” Walter Massa, l’uomo che ha creato la squadra vincente di questo territorio. Adesso potrebbe divenire anche il vulcanico e instancabile promotore di una battaglia che noi peroriamo da sempre, quella delle bottiglie leggere.

Walter, durante un convegno sul clima a Casale Monferrato ha proposto, come sistema semplice e di buon senso per ridurre enormemente la produzione di CO2 “un regolamento comunitario che vieti l’imbottigliamento di tutti i vini classici, ossia non spumanti, in bottiglie in vetro di peso superiore ad un certo limite.” Dopo aver trovato questo limite tra i 500 e i 600 grammi ha usato parole che tutti i produttori di vino e i consumatori dovrebbero stampare e attaccare in casa o in cantina

“Caro Homo sapiens, caro consumatore: COMINCIA A BERE VINO E SMETTI DI BERE VETRO, berrai più qualità, più pulito e il pianeta ti ringrazierà; ricorda non è l’abito che fa il monaco.

Il vino è e deve essere un prodotto secondo natura e non può essere declinato al naturale quindi l’apparenza inganna. Il vetro pesante lasciamolo ai mercati poco colti ed almeno noi nella cara vecchia Europa quando possiamo, e in questo caso POSSIAMO, dobbiamo dare esempi virtuosi.

Provate a pensare quanta CO2 non si produrrebbe se gli innumerevoli container di vino che vanno per circa 2 euro la bottiglia in Cina, fossero consegnati in bottiglie da 400 grammi e non da 1000.

Scusate questa digressione ma quando un personaggio del calibro di Walter usa queste parole noi non possiamo che riportarle, perché con un piccolo sforzo tutti assieme potremmo ottenere molto per noi e il nostro pianeta. Nella zona del Timorasso molti stanno seguendo i consigli di Walter, facendo una cosa buona, giusta e di buon senso!

Panorama dei Colli Tortonesi

Veniamo ai timorasso degustati:  in campo soprattutto  Derthona del 2021 che del 2020. Anche se entrano in commercio dopo un anno bisogna ammettere che quelli del 2021 sono ancora moto giovani, mentre i 2020 cominciano a sviluppare le classiche aromaticità del vitigno. I 2021 mostrano una vena più fresca e “scapigliata”, mentre i 2020 hanno maggiore complessità aromatica e una bella grassezza.

Ma la cosa che ci ha colpito di più è “il risultato di squadra”. Quest’anno non abbiamo avuto molti fuoriclasse, alias Vino Top, ma il 77% dei vini degustati ha ottenuto almeno 3 stelle (che per noi non è poco) e quasi il 50% dei vini ha raggiunto punteggi prossimi all’essere Vino Top.

Inoltre questi punteggi sono stati raggiunti da molte aziende (con uno o addirittura due-tre vini) e questo è il risultato di squadra più importante, quello che dà la garanzia al consumatore che quando beve Timorasso casca quasi sempre bene.

Una piccola annotazione: si comincia a sentire in alcuni vini giovani delle mote che noi definiamo “internazionali”, sentori derivanti dall’azione enologica combinata di lieviti selezionati, nutrimenti di lieviti e basse temperature di fermentazione  e che oramai si ritrovano in tantissime denominazioni in bianco italiane. Dato che il Timorasso ha cercato di da subito di distinguersi queste Internazionalizzazioni aromatiche rischiano di metterlo nella stessa gabbia aromatica di altri bianchi prodotti dalle Alpi al Lilibeo, rendendoli così molto meno territoriali e riconoscibili.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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