Degustazione Chianti Classico 2015, annata perfetta per un Chianti Classico: la Riserva 2014 invece…3 min read

Non mi è certo facile, anno dopo, approcciarmi agli assaggi del Chianti Classico. Per me è un po’ come valutare casa propria, un qualcosa che non solo ami ma a cui sei talmente abituato e affezionato che rischi di non essere oggettivo.

Un mobile vecchio da sostituire diventa un caro ricordo inamovibile, una poltrona con le molle consunte un luogo che ha la forma perfetta del tuo corpo. All’opposto, proprio per essere intransigente rischi di non vedere la bellezza dove questa si trova o, peggio ancora, non capire che nella tua casa ben poche cose vanno male.

Quest’anno, dopo aver guardato (alias degustato) fin negli angoli più remoti di “casa” Chianti Classico, ho trovato una graditissima sorpresa e alcune (più o meno positive) conferme.

In questo viaggio mi hanno accompagnato (per fortuna) Giovanni Solaroli, Alessandro Bosticco e Bruno Caverni. Assieme a loro ho degustato le nuove annate in commercio , cioè il Chianti Classico 2015 (e alcune vini di annate precedenti), la Riserva 2014, La Gran Selezione 2013-2012 e gli IGT (Supertuscan ma anche rossi giovani) attualmente in commercio.

Questo articolo parlerà di Chianti Classico 2015 e Riserva 2014, lasciando al prossimo il compito di inquadrare Gran Selezione e IGT prodotti nel territorio del Chianti Classico.

Prima però una serie di dati  importanti per inquadrare la denominazione: da rilievi consortili che riguardano le fascette distribuite, il Chianti Classico annata copre quasi il 66% (ed è leggermente in calo visto che era attorno al 70% nemmeno 4 anni fa) del totale, mentre la Riserva si attesta, in crescita, attorno al 30%. La Gran Selezione invece non supera il 4% del totale. Insomma su 100 fascette distribuite,  96 sono di  annata e riserva, mentre la tanto acclamata Gran Selezione si ferma a 4, cioè ad una fascia di mercato veramente ristretta, che forse dovrebbe far riflettere sul futuro di questa tipologia.

Ma di questo parleremo meglio nel prossimo articolo, adesso diamo spazio alla grande soddisfazione che ci ha dato la degustazione dei Chianti Classico 2015. Non era certo stata presentata come la vendemmia del secolo ma noi vogliamo andare andare oltre e definirla come “L’annata perfetta”, naturalmente per un Chianti Classico.

Infatti i vini degustati, rispettando le differenze di territorio e di mano enologica, hanno freschezza, corpo equilibrato e profumi definiti, giovani e complessi. Sono vini corrispondenti che, specie nelle zone più alte, portano il sangiovese ad esprimere nettamente il frutto e a comportarsi in bocca con grande, croccante freschezza. Sono buoni adesso e adatti per maturare per almeno 5-7 anni: hanno l’equilibrio che solo le grandi annate mettono spudoratamente  in mostra.

Ci hanno letteralmente fatto godere (godimenti enologici, s’intende) perché i 2015 hanno incarnato perfettamente quello che è adesso il Chianti Classico, un vino da bersi subito senza problemi, ma con buone caratteristiche d’invecchiamento. Un vino che incarna l’eleganza del sangiovese e la sua naturale propensione all’invecchiamento.

Non sappiamo se l’anno prossimo  le Riserve ci daranno le stesse gioie, ma  i molti Chianti Classico 2015 degustati ci hanno fatto capire come dovrebbe essere sempre questo vino. Considerate che ben il 62.5% dei vini degustati ha ottenuto almeno 3 stelle e se ci mettiamo anche le 2.5 stelle arriviamo a oltre l’80%: quasi una valutazione “Bulgara” di qualità.

I Chianti Classico di altre annate degustati (2014-2013) ci hanno confermato quanto detto negli anni scorsi e quindi passiamo subito a parlare della Riserva 2014, che purtroppo ha confermato anch’essa un dato immaginato a suo tempo: la vendemmia 2014 non è stata un’annata da Riserva e purtroppo ben pochi sono riusciti a dimostrare il contrario.

Nasi poco incisivi e/o confusionari, corpi leggeri, acidità spesso amare. Insomma, tanto è stato piacevole degustare i 2015, tanto è stato difficile avventurarsi nelle  riserva 2014, a causa di un clima che definire inclemente è fargli un complimento. Abbiamo trovate pochi vini di pregio, pochi prodotti che spiccano, come del resto anche nelle riserva di annate precedenti, come 2013 e 2012.

Insomma…restiamo in attesa della Riserva 2015

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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