Degustazione bollicine varie: Alto Adige, Etna, Verdicchio, Gavi e Durello: un quadro vario e interessante3 min read

Per presentare questa degustazione forse non è fuori luogo utilizzare il manzoniano “Dall’Alpi alle Piramidi” perché parleremo di metodo classico prodotto dall’Alto Adige alla Sicilia, passando per Piemonte,  Veneto e Marche. Un insieme di assaggi, fatti in momenti diversi ma tutti con il comun denominatore dell’essere metodo classico, anche se le uve variano e dai canonici chardonnay e pinot nero si passa al cortese, al verdicchio, alla durella e al nerello mascalese.

Un panorama molto vario con vini estremamente diversi tra loro ma che alla fine hanno portato ad un quadro indubbiamente promettente sul variegato mondo dei metodo classico prodotti in zone meno famose per questa tipologia.

Cerchiamo di dare alcune annotazioni zona per zona.

I metodo classico altoatesini hanno una ristretta (nel senso di poche aziende produttrici) ma sicuramente non breve storia e quelli degustati ci sono sembrati in buona parte  abbastanza chiusi e bisognosi di almeno 12-18 mesi di ulteriore affinamento. Quelli più aperti hanno mostrato finezza aromatica e soprattutto bollicine molto più gradevoli e rotonde. In zona le etichette si stanno moltiplicando e il prossimo anno chiederemo a tutte le cantine i loro Metodo Classico, sicuri che ne uscirà una degustazione molto interessante.

Per quanto riguarda durella e cortese i campioni erano così pochi che non ci sentiamo di trarre conclusioni generali, mentre per quanto riguarda i metodo classico a base verdicchio dobbiamo notare che “l’invadenza” del vitigno è sempre più mitigata dalla tecnica e porta a vini meno chiusi su se stessi, che in qualche caso erano piuttosto duri e scontrosi. I pochi degustati ci sono sembrati invece molto più accondiscendenti e con bollicine più armoniche e fini rispetto al passato.

Arrivando all’Etna occorre notare che molte delle cantine che ci hanno inviato i loro metodo classico, non solo sono nate per fare vini fermi, ma in gran parte li producono da pochi anni. Pr questo bisogna essere più indulgenti, anche se effettivamente rispetto solo a 1-2 anni fa la finezza e la complessità  è  migliorata. Inoltre il nerello mascalese non è certo facile da spumantizzare e gli Etna DOC spumante, aldilà della moda, cominciano ad essere una realtà da considerare non solo per bere un vino spumante mentre sei in ferie in Sicilia o nella zona etnea.

Attenzione! Con questa degustazione non si conclude il nostro “tour” attraverso i metodo classico italiani: abbiamo già pubblicato i risultati degli assaggi degli Alta Langa, dei Trento Doc e dei Franciacorta, ma per i nostri abbonati abbiamo ancora in serbo gli Oltrepò Pavese, che pubblicheremo  tra qualche giorno, sicuramente prima del brindisi natalizio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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