Concorso Sauvignon a Penon, un buon inizio ma…3 min read

Come ho scritto qui il Concorso Enologico sul Sauvignon di Penon mi ha dato molti spunti di discussione, ma in queste righe vorrei incentrarmi un po’ su questo concorso che ha molti pregi ma, secondo me,  anche qualcosa da rivedere.

Prima di tutto  facciamo un po’ il quadro della situazione. Sono stati presentati 85 Sauvignon da tutta Italia e tutti del 2017, in particolare 47 dall’Alto Adige, 16 dal Friuli, 11 dal Trentino e il resto da Piemonte, Marche, Toscana, Puglia e Sicilia. Come vedete la parte del leone l’ha fatta  l’Alto Adige, ma comunque quasi la metà dei vini proveniva dal resto d’Italia.

Degustatori

A valutare i vini 25 degustatori, anche qui con l’Alto Adige davanti a tutti, con quasi la metà dei partecipanti (in buona parte enologi che operano sul territorio).

La degustazione ci ha visto valutare 65 vini rigorosamente anonimi, con un ordine di servizio diverso per ogni degustatore e con la regola che nessun enologo degustasse il vino da lui prodotto. Il punteggio veniva attribuito in centesimi e alla fine della prima tornata i migliori 15 vini sono stati ridegustati per stabilire la classifica finale che trovate qua sotto.

 

1 89,0 Kellerei Andrian Sauvignon Andrius Alto Adige DOC
2 88,5 Franz Haas Sauvignon Alto Adige DOC
3 88,2 Weingut Kornell Sauvignon Oberberg Alto Adige DOC
4 87,3 Kellerei Erste & Neue Sauvignon Puntay Alto Adige DOC
5 87,1 Weingut Baron Widmann Sauvignon Alto Adige DOC
6 86,6 Weingut Castelfeder Sauvignon Raif Vigneti delle Dolomiti IGT
7 86,3 Kellerei Bozen Sauvignon Riserva Alto Adige DOC
8 86,0 Wolf Joachim Weingut Oberstein Sauvignon Salis Vigneti delle Dolomiti IGT
9 85,9 Kellerei Girlan Sauvignon Flora Alto Adige DOC
9 85,9 Kellerei Tramin Sauvignon Pepi Alto Adige DOC

 

Dal punto di vista organizzativo assolutamente niente da ridire,  però mi permetto, alcune osservazioni di carattere generale.

i vincitori

Se si organizza un concorso per premiare questo o quel vino indubbiamente la strada seguita è quella giusta ma, visto anche l’intero programma di Sauvignon Experience  volto principalmente al confronto e alla discussione,  se si vuole capire anche a che punto è il Sauvignon in Alto Adige forse sarebbe meglio evitare o rendere minima la partecipazione di enologi (di grande bravura!) usciti non solo dalla stessa scuola enologica ma che si ispirano quasi tutti ad alcuni grandi nomi locali, se non ad uno solo.

Il problema  è infatti che da Concorso sul Sauvignon nazionale, viste le molte presenze di enologie epserti locali, si rischia di passare  ad un concorso che, alla fine dei salmi, valuta solo  quale  sia, all’interno del modo di fare Sauvignon in Alto Adige, il migliore in quel momento.

Questo non serve in primo luogo all’Alto Adige stesso, che credo abbia bisogno di una valutazione “esterna”, fatta da palati abituati a degustare quasi quotidianamente sauvignon di varie zone.

Quindi o si diminuisce notevolmente la presenta altoatesina tra i degustatori, oppure si creano classifiche avulse, una generale e una fatta dai non altoatesini: se le due coincidessero sarebbe una conferma “urbi et orbi” del valore dei Sauvignon locali, se così non fosse sarebbe interessante discuterne sul momento con i partecipanti al concorso, in modo da confrontare stili, idee, prospettive .

Perché, come accennato qui, di belle prospettive (nonché di realtà tangibili!) nei Sauvignon altoatesini ce ne sono molte e un confronto più aperto verso l’esterno non potrebbe che essere proficuo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE