Coteaux Bourguignons (senza dimenticare il Bourgogne Passe-tout-grains)
Come ho già detto, accanto all’appellation Bourgogne, ve ne sono altre, anch’esse di tipo macro-regionale, che coprono cioé tutte le regioni della Borgogna, dalla Yonne al Beaujolais, come quella di Bourgogne Passe-tout-grains (solo in rosso e in rosa), e la più recente Coteaux Bourguignons (istituita nel 2011), proposta invece nei tre colori.
Per quanto riguarda i vini rossi e rosé esse si sovrappongono non poco tra di loro: in entrambi i casi, infatti, sono dei blends di pinot noir e gamay, con la possibilità, nei vini prodotti nella Yonne, di aggiungere un po’ di césar o tressot, ancora presenti nella regione. Entrambe differiscono sostanzialmente dall’AOC Bourgogne rouge perché impiegano una percentuale più generosa di gamay: da un un massimo del 30% nel B. rouge (ridotta al 15% nei B. Pinot noir), la percentuale ammessa raggiunge i due terzi del blend nel B.-Passe-tout-grains, mentre nessun limite quantitativo nella proporzione delle due uve è prescritto nel Coteaux bourguignons. Quanto ai Coteaux bianchi, all’immancabile chardonnay si aggiungono i tradizionali “cépages modestes” della Borgogna: l’aligoté, e il melon e il sacy, che resistono ancora nella Yonne.
I Coteaux bourguignons hanno praticamente riassorbito le vecchie e più connotate denominazioni Bourgogne Ordinaire e Bourgogne Grand Ordinaire, ma non anche quella di Bourgogne Passe-tout-grains, come sarebbe parso ovvio: la sua conservazione appare motivata, più che dalla semplice asimmetria cromatica, dal forte attaccamento alla tradizione dei vignerons borgognoni.
Passe-tout-grains e Coteaux sono vini concepiti per essere bevuti giovani, in modo da poter godere la massima freschezza del frutto e quindi abbastanza semplici e immediati, ma anche molto piacevoli e beverini, perfetti sui salumi locali e sui buffets campagnards, specie i Passe-tout-grains, che i numerosi fan ritengono una appellation “irrinunciabile”.
I rossi di queste tipologie hanno una colorazione leggermente diversa rispetto ai Bourgogne Pinot noir (il gamay sfuma il rubino del pinot con dei riflessi violacei) e sono generalmente più immediati, freschi e fruttati, di facile beva per la loro ridotta tannicità.
Per quanto il livello qualitativo di questi vini sia raramente superiore a quello di semplici “vin de soif”, alcuni produttori ne propongono versioni molto ben fatte, degne dell’assaggio e soprattutto da essere godute a tavola: è da antologia la Cuvée Anthologie (mai nome fu più appropriato) del compianto Michel Lafarge, un Passe-tout-grains dalle piacevolissime note pepate. Oggetto di vero e proprio culto l’altra cuvée L’Exception, prodotta, solo in magnum e jeroboam, da vigne vecchie di oltre 80 anni vicino Meursault, adatta anche ad essere conservata per alcuni anni. Gamay e pinot noir “en complantation” e vinificati insieme perfettamente maturi. Lafarge evidentemente amava il Passe-tout-grains, tanto da proporne due, ma, in Côte d’Or come nella Côte Chalonnaise, non è affatto raro trovare molte altre versioni eccellenti, come quelle di Bruno Clavelier e di Vincent Dureuil-Janthial, quest’ultimo conosciuto soprattutto per i suoi bianchi, ma attento vinificatore anche di vini rossi.
Assaggi
Bourgogne Passe-tout-grains “A Minima“2017 Domaine Jean-Louis Trapet Père et Fils
50% pinot noir e 50% gamay ,” en complantation” su una parcella di quasi 60 anni a Grands Champs, nel comune di Gevrey-Chambertin, senza solfiti aggiunti dopo la malolattica: deve il suo nome alla sua filosofia minimalista, di una vinificazione semplice, senza interventi brutali. Schietto e piacevolmente rustico é un invito alla beva.
Coteaux Bourguignons rouge “Les Croix Blanches” 2017 Domaine Sylvain Cathiard
Più gamay (60%) che pinot noir “en complantation”, fresco e fruttato, come dev’essere, nel quale si sentono le note sottilmente pepate proprie del gamay, una cuvée ai livelli più alti della categoria.

Coteaux Bourguignons blanc “Cuvée Axelle” 2017 Domaine Virgile Lignier-Michelot
Un Coteaux bianco di buona consistenza proposto da uno dei giovani talenti della Côte de Nuits, che lo produce con chardonnay al 100% da una piccola parcella di 30 anni di mezzo ettaro situata accanto alla casa e alla cantina, con rese minime, da grand cru. Molto seduttivo, albicocca, una sfumatura agrumata e note tropicali al naso, palato ceroso, molto sapido.