Col pomodorino, senza pomodorino5 min read

Ed eccovi il racconto terzo classificato nel nostro concorso “La cena più bella delle tua vita”, scritto da David Creofini.

“…Lei mi amava, mi odiava , mi amava, mi odiava era contro di meeee…” la Fiesta Grigia scendeva i tornanti che portano da Acireale a Santa Maria la Scala. Io, coi piedi fuori dal finestrino, seguivo la musica dondolando la testa. Guidava la ragazza coi capelli rossi. Eravamo verso la metà di Agosto del 2011.

Arrivati nella minuscola piazzetta davanti al bar, una signora ci consigliò di parcheggiare un po’ più avanti perché l’indomani era la festa del pescatore  e “i picciriddi” si stavano allenando per la gara del tronco. Appena scesi infatti sentimmo uno sciame di voci acute incitarsi  a vicenda “Dai, tira , dai cumpà” Cinque-sei bambini tra i 5 e gli 11 anni trascinavano con delle funi un enorme tronco in mezzo alla strada. Arrivarono al traguardo. Volevamo aspettare la seconda manche, ma avevamo già molta fame, nonostante il sole non fosse ancora tramontato. Prendemmo il vicoletto che portava al porticciolo.

Lì vi erano due-tre ristoranti in fila di cui a detta di molti l’ultimo era il più rinomato (e quindi il più caro). All’altezza del primo vi era un piccolo cartello di metallo a bandiera che riportava la scritta “Trattoria Scalo Grande”. Un signore si stava sistemando i capelli bagnati con un pettinino, usando  i vetri della porta del locale come specchio. Poi finì di allacciarsi la camicia bianchissima e si affacciò alla finestra della cucina : “Io vado” disse a qualcuno all’interno.

Voltandosi notò la nostra presenza: “Buonasera, i signori vogliono mangiare? Se si vogliono accomodare… vado incontro al mio compare per prendere il pesce e arrivo” e indicò  una barchetta che si stava avvicinando a poche decine di metri in  linea d’aria da noi.

Io e la ragazza coi capelli rossi neanche ci consultammo a parole, ma annuimmo sorridendogli.

Iniziò una corsetta con fare goffo a causa delle scarpe di cuoio nere mentre noi ci sedemmo ad uno dei sette-otto tavolini da due che seguivano la ringhiera affacciata sul porticciolo. Accendemmo subito una sigaretta.

Intanto il signore aveva fatto a piedi il tornantino che scendeva al porticciolo e arrivò in fondo al molo proprio nel momento in cui la barchetta, che aveva una piccolissima cabina, stava attraccando.

Un signore in canotta bianca e pantaloncini dalla barca appoggiò sul molo tre casse di polistirolo e salì sul molo anch’esso. I due si abbracciarono fugacemente e salirono verso il ristorante. Arrivati al locale andarono dentro per appoggiare le casse. Li sentimmo parlare: “…ma no , figurati, quello che manca me lo dai domani… Ciao Carmelo”. Il pescatore uscì e ci sorrise per salutarci. Ricambiammo.

Il signor Carmelo si affacciò: “Signori, controllo che pesce mi hanno portato e sono subito da voi.”

Dopo due minuti arrivò . Ci elencò i piatti, ma non seguendo l’ordine di portata (antipasti, primo , secondo), ma di materia prima: “ Le vongole le possiamo avere in zuppa, insieme alle cozze, col pomodorino e senza pomodorino, oppure con gli spaghetti, col pomodorino o senza pomodorino…Le alici o marinate o con gli spaghetti , le sarde arrustite o alla beccafico…Il sarago o sfilettato e fatto a ragù con gli spaghetti o arrostito al forno, col pomodorino o senza pomodorino”. Sia a me che alla ragazza coi capelli rossi in seguito fece molto ridere il fatto che TUTTO si potesse avere con o senza pomodorini, ma soprattutto il fatto che usasse il termine al singolare e non al plurale. Ripetemmo la nenia tutta la sera, imitando il suo accento di quella parte della Sicilia : “ col pomodorinooo…senza pomodorinooo

Ordinammo varie cose senza badare all’ordine delle portate, questo è quello che ricordo : sarde a beccafico, sarde marinate, spaghetti alle vongole (uno con e uno senza pomodorino), calamari alla griglia e un pesce (non ricordo quale) alla griglia.

Erano i miei primissimi passi di avvicinamento al vino. Mi ricordo che tra tutti i vini siciliani , in quel periodo, a Roma, dove vivevo, bevevo spesso il Grillo, sia perché aveva sempre gradazioni abbastanza alte che contrastavano i suoi profumi floreali, sia perché mi stava simpatico il nome, indubbiamente.

Guardai la carta dei vini, abbastanza ridotta in verità, e fui attratto da un blend : Carricante-Catarratto. Mi ricordai che un amico siciliano di Roma mi aveva parlato bene di quei due vitigni: da lui avevo sentito per la prima volta il termine “minerale” per descrivere un vino. Mi aveva anche detto che uno dei due vitigni cresceva alle pendici dell’Etna (non so perché , ma a me questa cosa impressionò molto). Non ricordo l’etichetta, ma il prezzo era per le nostre tasche abbastanza abbordabile e lo ordinammo.

Capii subito, nonostante la mia scarsa esperienza, che era un vino molto diverso dal Grillo. Dopo il primo sorso intuii cosa si intendeva per “minerale”: quell’odore/sapore di “punta di matita”, lo ribattezzai io al momento. E subito trovai l’Etna dentro quel vino.

Iniziarono ad arrivare le pietanze:  tutte ottime e cucinate in maniera semplice perché la materia prima era davvero ottima. Chiedemmo di portare tutto insieme tranne il pesce arrosto.

A metà della prima mandata di pietanze già se ne era andata la prima bottiglia. Non esitammo a ordinare la seconda. Il pesce arrosto era molto bruciato sulla pelle ma, levata quella, i filetti erano cotti a puntino e venivano via dalla spina in maniera molto precisa.

Le alici marinate furono in assoluto il piatto più buono.

Finimmo con una cassatina (ancora oggi in assoluto il mio dolce preferito) e una granita di limoni (e non AL limone).

Non spendemmo tanto, ma la seconda bottiglia di vino portò il conto un po’ sopra il budget che avevamo stanziato (non era altissimo, visto che in quella vacanza più di una volta passammo la notte in spiaggia), ma non ne parlammo , neanche il giorno dopo.

Belli baldanzosi andammo a finire la nottata al Carnevale estivo di Acireale.

Dopo tanti anni , alcuni passati insieme, alcuni no, con la ragazza coi capelli rossi ricordiamo volentieri il sorriso servizievole,  ma sincero, del signor Carmelo..col pomodorinooo…senza pomodorinooo..

David Creofini

Redazione

La squadra direbbe Groucho Marx che è composta da “Persone che non vorrebbero far parte di un club che accetti tipi come loro”. In altre parole: giornalisti, esperti ed appassionati perfetti per fare un lavoro serio ma non serioso. Altri si aggiungeranno a breve, specialmente dall’estero, con l’obbiettivo di creare un gruppo su cui “Non tramonti mai il sole”.


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