Ciliegiolo d’Italia a Narni: si cresce, ma stiamo attenti!4 min read

Girando l’Italia con la scusa del vino sono sempre più convinto che noi italiani siamo colpiti dall’opposto della Sindrome di Stendhal. Ci sono infatti luoghi che non dico meriterebbero manifestazioni incontrollate ascrivibili a varie psicopatologie, ma almeno il dover rimanere bloccati come statue di sale, adoranti per diversi minuti, è il minimo. Questo dovrebbe succedere, per esempio, a chi visita Narni e la ammira anche, come è capitato a me, da una terrazza che domina questa meravigliosa cittadina.

La bellezza medievale della città  è amplificata da quella delle campagne che la circondano e quest’anno la quinta edizione di Ciliegiolo d’Italia me le ha fatte conoscere bene.

Infatti la manifestazione incentrata su questo vitigno quest’anno ha cambiato in parte la sua veste, privilegiando, accanto alla classica degustazione dei Ciliegiolo di Narni e di altre parti d’Italia, anche delle interessanti visite nelle cantine dei produttori locali.

La degustazione, in cui si potevano testare una cinquantina di campioni, mi ha lasciato due sensazioni opposte: da una parte una costanza qualitativa, dall’altra una sensazione di rischio.

La certezza qualitativa riguarda principalmente i Ciliegiolo dell’ultima annata (questa volta del 2018), che come sempre mostrano quella profonda e appagante piacevolezza del vitigno: intensi profumi fruttati e spesso speziati verso il pepe, buon corpo, tannicità di buon livello ma resa quasi sempre armonica e abbastanza rotonda. Insomma un vino che da giovane è veramente piacevole bere. Non per niente la produzione, non solo a Narni, ma anche in Maremma e in altre zone d’Italia, sta crescendo e ci sono sempre più produttori che puntano su questo vitigno.

Il rischio che però vedo all’orizzonte, e in qualche caso molto più vicino, è quello di voler per forza “incentivare” le non certo gigantesche possibilità di invecchiamento del vitigno, in altre parole sta venendo  alla ribalta quella voglia del produttore italiano che se non riesce a fare un vino da grande invecchiamento dalle uve che coltiva non è contento. Questo non vuol dire che il ciliegiolo non possa dare vini “importanti” e longevi, ma che per farlo occorrono molta esperienza, vigne di età adeguata e anche un modus operandi completamente diverso (e spesso da imparare ex novo) rispetto al produrre un vino giovane e immediato.

Ci sono produttori che hanno acquisito queste caratteristiche, ma la stragrande maggioranza ancora no e me ne sono accorto con buona parte dei ciliegiolo di annate meno recenti, dove i risultati non sono certo al livello dei vini più giovani.

Naturalmente ci son le eccezioni, nella zona di Narni e nel resto d’Italia, e questo non può che farci piacere, però, dopo aver parlato anche con altri colleghi presenti alla degustazione, mi sento di mettere in guardia un po’ tutti da questo rischio.

Scendendo più nello specifico indubbiamente i Ciliegiolo di Narni hanno mostrato una maggiore omogeneità e anche una qualità media di assoluto rispetto, specie nel confronto con il “resto d’Italia”, dove per la prima volta la Maremma, storicamente punta di diamante del ciliegiolo,  è stata se non superata almeno affiancata  dall’agguerrito gruppetto di produttori narnesi, capitanati da un giovane e bravissimo produttore, Leonardo Bussoletti.

Leonardo Bussoletti

E dandovi qualche consiglio relativo ai migliori assaggi  parto proprio dai vini di Leonardo, in particolare l’elegante, profondo e complesso  Ciliegiolo di Narni 2016 Ràmici, dotato di una tannicità vellutata: forse l’esempio da seguire per chi vuole creare un ciliegiolo da invecchiamento di alto pregio. Ma non scordiamoci del suo Ciliegiolo 2018, con tutti i profumi e la piacevolezza di questo vitigno. Una bella sorpresa è stato  anche lo Spiffero di Tenuta Cavalier  Mazzocchi.

Lasciando Narni ci fa piacere segnalare un vino che dimostra come il ciliegiolo possa dare ottimi risultati in posti molto diversi: Infatti il Golfo del Tigullio 2018 di PinoGino è un vino di grande rotondità ed equilibrio.

Veniamo alla Maremma, dove accanto a nomi storici come Sassotondo, che oltre al buon San Lorenzo 2015 ha presentato un Poggio Pinzo 2017 veramente da urlo (affinato in anfora, per chi è interessato a queste cose), abbiamo la conferma di Antonio Camillo, che grazie ad un 2018 dove il frutto e la spezia si rincorrono accanto ad una bocca  rotonda e suadente, mette ancor più in risalto della sua predisposizione per il vino d’annata.

Sempre in Maremma non posso non parlare del  profumato, intrigante, gustoso Ciliegiolo 2018 dei Vignaioli del Morellino di Scansano, una cantina cooperativa che da qualche anno è arrivata ad una qualità media incredibile, proposta a prezzi ancor più incredibilmente bassi.

Chiudo con un vino maremmano prodotto da una cantina di Montalcino, il buonissimo Alpan 2018 di Mocali, un ciliegiolo di ottimo corpo e potenza, assolutamente da provare.

Bisogna dare atto all’Associazione  Produttori Ciliegiolo di Narni di essere un vero esempio per chi crede che l’unione tra viticoltori sia fondamentale per poter crescere. Ciliegiolo d’Italia oramai ne è la dimostrazione lampante e spero possa, anno dopo anno, crescere sempre di più al fianco di questi bravi e coraggiosi vignaioli.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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