Ciak Irpinia 2018: buona, anzi meglio, la seconda4 min read

Non che la prima non fosse stata  buona ma si sa come vanno queste cose: gli ingranaggi  vanno lubrificati ed il meccanismo va rodato. Così la seconda edizione di Ciak Irpinia, voluta ed organizzata dal Consorzio Tutela Vini d’Irpinia, svoltasi il 19 maggio a Montemiletto nel Castello della Leonessa, può essere valutata in maniera decisamente positiva. L’ulteriore messa a punto avverrà con il tempo ed un po’ di pazienza, ma mi sembra che i presupposti ci siano per farne una delle manifestazioni più importanti della Campania e sicuramente dell’Irpinia.

La formula adottata, come dice il sottotitolo della manifestazione “la vendemmia va in scena”, è quella della valutazione dell’annata, puntualmente esposta dal Prof. Luigi Moio.

La degustazione con campioni anonimizzati,  precedentemente selezionati da una commissione tecnica, ha presentato vini dell’annata 2017 per Fiano, Greco e Falanghina e della 2014 per i Taurasi.

Lo scopo della manifestazione risulta  molto chiaro dalle parole del presidente Di Marzo: “Vogliamo promuovere le nostre denominazioni in chiave territoriale, non certo per stilare classifiche dei brand aziendali, ma per testimoniare l’unità del comparto: uno sforzo corale per la crescita della filiera vitivinicola nel suo complesso

Alcuni dati citati nella relazione introduttiva del presidente  danno ancora  maggiormente l’idea e la dimensione che i vini dell’Irpina hanno raggiunto negli ultimi anni. Questi i dati del  2017 : export , incremento del 40% sull’anno precedente per complessivi 20 milioni di euro. In particolare in Europa l’aumento segna un + 44%. Numeri importanti, che mostrano quale interesse suscitino i vini Irpini, bianchi in particolare, sui mercati internazionali. E veniamo alle degustazioni.

Vendemmia 2017. Inizialmente molto fredda (-10) pi ad aprile gelate notturne. Da maggio a luglio temperature in costante aumento ed assenza di precipitazioni  sino a raggiungere l’apice a luglio che si è presentato come il mese  più siccitoso degli ultimi 15 anni, con temperature al di sopra delle medie stagionali. A settembre poi le piogge hanno in parte riequilibrato un’annata non certamente facile. “I caratteri salienti dei vini quindi esprimono maggiore morbidezza, concentrazione, corpo e struttura. Notevole anche la persistenza aromatica e gustativa” . Così recita la relazione e possiamo, stando ai nostri assaggi, concordare a grosse linee per quanto riguarda il Fiano. Meno convincente ci sembra da parte dei produttori l’interpretazione del Greco e decisamente deludente quella della Falanghina.

Vendemmia 2014. Vendemmia decisamente difficile, come d’altronde in buona parte dell’Italia. Un annata contrassegnata da piovosità iniziale, poi picchi di caldo ad agosto con assenza di pioggia  che ha permesso un parziale recupero. Nuovamente pioggia a inizio di settembre e infine si è avviata una fase asciutta con temperature sopra la media. Le previsioni della relazione parlano di uve  con “ valori di acidità mediamente più sostenuti, quindi pH molto bassi e buona dotazione di precursori aromatici. Pertanto i caratteri salienti dei vini sono la freschezza, la minore concentrazione, la fragranza aromatica, la presenza di tannini e il corpo più snello” Una considerazione che ci sentiamo  di sottoscrivere appieno, almeno stando ai nostri assaggi.

D’obbligo la  consueta premessa, cosa che vale ormai per molti bianchi d’Italia. Tutti questi vini nessuno escluso sarebbe molto meglio degustarli almeno con un anno sulle spalle. Potendo contare su uno storico, si riesce, non senza il rischio  di prendere qualche abbaglio, a valutarne  il potenziale evolutivo e quindi a vederli in proiezione. Sempre pronti però a cambiare giudizio in futuro, ma al momento questi ci sono sembrati i più interessanti in ordine di degustazione.

Fiano 2017 (degustati 24 campioni)

Feudi San Gregorio

Giallo paglierino con note floreali di ginestra, acacia e frutto agrumato. Palato con ritorno di fiori di tiglio ed agrumi. Molto ben equilibrato. Buona lunghezza.

Torricino

Paglierino con note di salvia, fiori di acacia ed agrumi. Palato morbido, fresco con ritorno agrumato ed una buonissima lunghezza.

Tenuta Sarno

Naso segnato da note floreali e poi pera, salvia e pompelmo. Bocca di buon volume,quasi grasso, morbido e fresco con finale molto lungo.

Quintodecimo

Fiori di tiglio, salvia e pompelmo rosa caratterizzato il quadro olfattivo. Mentre la bocca mostra freschezza ed un ottimo equilibrio dolce-acido. Ottima lunghezza.

Greco 2017 (degustati 24 campioni)

Cantina Monaci

Naso ancora molto giovane con predominanza delle note verdi, salvia che cede poi a quelle agrumate. Ben equilibrato e con discreta lunghezza.

Feudi San Gregorio

Note di fiori di acacia, glicine e mandorla. Palato morbido di buon volume fresco con finalemsapido che ne allunga la persistenza.

Macchie Santa Maria

Frutta agrumata, ma anche tropicale. Buona struttura con tensione acida ben bilanciata. Persistente.

Falanghina 2017 (10 campioni)

Terredora

Note floreali e fruttate (nespola).Più convincente al palato con ritorni eleganti di  anice e liquirizia. Buono l’equilibrio dolce-acido.

Quintodecimo

Giallo con riflessi dorati. Note di mela e frutta tropicale, poi salvia e camomilla. Molto ben bilanciato al palato con cenni di sapidità nel finale.

Taurasi 2014 (12 campioni)

Torricino

Rubino-violaceo. Al naso ciliegia, mora e tracce balsamiche. La bocca un po’ contratta mostra una buona struttura non dirompente, elegante, con tannini fitti e ancora giovanissimi.

Mastroberardino Radici

Naso complesso con note di marasca e frutti neri, poi inchiostro e polvere di caffè con cenni balsamici. Boisé quanto basta a dare complessità ed eleganza . Corpo snello con tannino fitto ma elegante, tutto ancora in divenire.

 

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


LEGGI ANCHE