Chiaretto di Bardolino 2021: buoni con i Classico in prima fila, ma…3 min read

E così è arrivata la degustazione in cui abbiamo dovuto cambiare la denominazione “Bardolino Chiaretto” con “Chiaretto di Bardolino”. Infatti con l’annata 2021 questa è la nuova denominazione, che non è solo un inversione dei termini ma un suggellare un percorso iniziato almeno 15 anni fa e che ha visto questo vino crescere in maniera esponenziale, raggiungendo quasi i 10 milioni di bottiglie.

La sua crescita è passata attraverso sia un miglioramento qualitativo sia grazie ad una definizione più precisa della tipologia. Oggi i Chiaretto di Bardolino hanno tonalità di colore simili e non certo cariche, essendosi ispirati anche al grande successo di tanti rosati provenzali.

I nostri assaggi, relativi a quasi 40 Chiaretto, per la quasi totalità della vendemmia 2021, ci hanno dato un quadro piuttosto preciso della denominazione e delle sue caratteristiche.

La prima caratteristica, sulla quale in passato non ci eravamo mai soffermati con attenzione, è la differenza di intensità e complessità aromatica a vantaggio dei Chiaretto di Bardolino della zona classica: pensate che tra i migliori 5 ben 4 sono Classici. Per capire se fosse stato un caso  siamo andati a rivedere le degustazioni degli ultimi 3-4 anni, accorgendoci che i Classici occupano sempre le prime posizioni, grazie a gamme aromatiche più profonde e intense.

Questo è un dato molto interessante anche e soprattutto per i consumatori, a cui si può consigliare di tenere  in linea generale in maggior considerazione i Bardolino Classico rispetto a quelli che non vengono prodotti in questa zona.

Ma come è andata, tra Classici e non, l’annata 2021?

Qui secondo noi entra in campo la nuova linea tecnica che si sta seguendo per questo vino, che potremmo definire “in sottrazione”:  sottrazione di colore in primis . Ma la linea produttiva imperante, anche se riscuote grande successo,  sta portando a gestire il vigneto e la vendemmia in maniera diversa, privilegiando uve con importanti componenti acidiche (quindi meno mature) e alla fine a trovarsi con vini freschi ma abbastanza scarni e con alcol non molto alti.

Questo da una parte, con le temperature che si stanno elevando è certamente un bene  ma rischia di indirizzare l’annata sempre e comunque verso la freschezza, con corpi rastremati, facendole assomigliare un po’ l’una all’altra.

Ciò, lo ripetiamo, porta tranquillità e sicurezza al consumatore ma anche una certa somiglianza tra vini e tra vendemmie.

Non per niente il migliore Chiaretto dei nostri assaggi è un prodotto “fuori scala” per il colore ma soprattutto per le componenti aromatiche, ben mature, e per il corpo più importante.

 Magari siamo anche noi “fuori scala” ma crediamo che ci possa essere spazio anche per dei Chiaretto più grassottelli e rotondi, così da accontentare anche chi preferisce dei rosati con corpi discreti e profumi meno puntati sulla verticalità.

In conclusione due cose: la prima è un ringraziamento doveroso al Consorzio del Bardolino  per averci, come ogni anno aiutato  nella raccolta dei vini e l’altra relativa al Bardolino DOC, la cui degustazione pubblicheremo tra un mesetto, con delle belle sorprese.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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