Campi Flegrei Piedirosso: una certezza tra i rossi campani e non solo!1 min read

Dopo aver presentato gli Oscar  bianchi di Winesurf iniziamo a puntare i nostri riflettori sui rossi italiani con una minidegustazione dal punto di vista quantitativo ma non certo qualitativo.

Presentiamo l’altra faccia dei Campi Flegrei, quella che vede nel piedirosso un vitigno che qui si esprime con una scapigliata e intensa profondità, forse approfittando del suolo vulcanico, forse di cloni particolari, sicuramente di un’idea condivisa di vino che mette la piacevolezza al primo posto, ben accompagnata da freschezza e strutture per niente arrendevoli.

I Vulcanici Vignaioli Flegrei sono anche loro “freschi e per niente arrendevoli” e lo dimostrano ogni anno di più. Questa piccola degustazione lo conferma, presentando vini che partono da aromaticità importanti per arrivare a strutture equilibrate di ottimo livello, spesso adatte a dei lunghi invecchiamenti. Ci piace notare che certi “rischi” di gioventù, come la voglia di usare legno per l’affinamento, stanno piano piano diluendosi in una consapevolezza maggiore del vitigno e di come approcciarlo in cantina.

A proposito di cantina, durante l’ultima Campania Stories mi è capitato di degustare i loro Piedirosso con 7-8 e anche 10 anni di invecchiamento e neanche un vino mostrava sintoni di affaticamento. Considerando che il tempo non passa mai invano sono convinto che i i vini da noi degustati sapranno evolversi ancor meglio dei loro “antenati”.

Considerando che molti di questi piedirosso hanno anche prezzi molto abbordabili la parola di chiusa dell’articolo non può che essere “Accattatevill!”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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