Dopo aver presentato gli Oscar bianchi di Winesurf iniziamo a puntare i nostri riflettori sui rossi italiani con una minidegustazione dal punto di vista quantitativo ma non certo qualitativo.
Presentiamo l’altra faccia dei Campi Flegrei, quella che vede nel piedirosso un vitigno che qui si esprime con una scapigliata e intensa profondità, forse approfittando del suolo vulcanico, forse di cloni particolari, sicuramente di un’idea condivisa di vino che mette la piacevolezza al primo posto, ben accompagnata da freschezza e strutture per niente arrendevoli.
I Vulcanici Vignaioli Flegrei sono anche loro “freschi e per niente arrendevoli” e lo dimostrano ogni anno di più. Questa piccola degustazione lo conferma, presentando vini che partono da aromaticità importanti per arrivare a strutture equilibrate di ottimo livello, spesso adatte a dei lunghi invecchiamenti. Ci piace notare che certi “rischi” di gioventù, come la voglia di usare legno per l’affinamento, stanno piano piano diluendosi in una consapevolezza maggiore del vitigno e di come approcciarlo in cantina.
A proposito di cantina, durante l’ultima Campania Stories mi è capitato di degustare i loro Piedirosso con 7-8 e anche 10 anni di invecchiamento e neanche un vino mostrava sintoni di affaticamento. Considerando che il tempo non passa mai invano sono convinto che i i vini da noi degustati sapranno evolversi ancor meglio dei loro “antenati”.
Considerando che molti di questi piedirosso hanno anche prezzi molto abbordabili la parola di chiusa dell’articolo non può che essere “Accattatevill!”