Burton Anderson: “Vino II è il racconto di sessanta anni di esperienze nel mondo del vino!”5 min read

In occasione dell’uscita (su Amazon) del suo nuovo libro “VINO II. The Renaissance of Italian Wine”  Burton Anderson ci ha concesso un’intervista esclusiva, dove ci parla di questa sua nuova opera e di molto altro.

Winesurf. “Molti magari non lo sanno ed è bene sottolinearlo. Sei stato il primo giornalista a parlare, all’estero, di vino italiano: perché lo facesti?”

Burton Anderson. “In realtà non sono stato il primo, ma quelli che avevano provato a farlo prima di me non erano riusciti a fare un buon lavoro. Così alla fine degli anni sessanta decisi di iniziare una ricerca approfondita su e nel mondo del vino italiano, in un modo che nessuno, in inglese, aveva fatto prima. Questo lavoro mi ha portato a pubblicare “Vino” nel 1980.”

W. “Cosa è cambiato, in meglio o in peggio, da allora ad oggi?”

B.A. “In meglio è che da allora la qualità del vino italiano è cresciuta moltissimo ma purtroppo oggi non ritrovo più lo spirito di allora: si è perso quel modo di affrontare e vivere la viticoltura che ho conosciuto e apprezzato. Di questo parlo molto nella prima parte del libro…”

W. “Aspetta, non svelare tutto e subito. Perché oggi hai sentito il bisogno di parlare ancora del vino italiano nonostante sia cambiato tantissimo dagli anni Sessanta?”

B.A. “Mi sono allontanato un po’ dal mondo del vino attorno all’ inizio del nuovo secolo ma poi due-tre anni fa mi sono detto ‘Ho quasi 80 anni, ho più esperienza io nel vino che la stragrande maggioranza di quelli che oggi si definiscono esperti e vanno per la maggiore’. Posso andare indietro di più di 50 anni e in questo periodo ho visto tutto, anche un cambiamento enorme e non sempre positivo. Perché non parlarne?”

W. “Se tu dovessi raccontare il tuo nuovo libro, VINO II The Renaissance of Italian Wine, cosa diresti?”

B.A. “E’ il racconto delle mie esperienze dagli anni Sessanta fino ad oggi.  In questi anni, come ti dicevo, ho visto tutto, e quello che ho visto l’ho scritto.”

W. “Dato che hai visto tutto, un ricordo particolarmente positivo e uno molto negativo.”

B.A. “La cosa più negativa è stata senza dubbio la crisi del Metanolo (1986.n.d.r.). Ma proprio da quella crisi è nata una cosa positiva, cioè i produttori italiani hanno capito che così non potevano andare avanti. Un’ altra cosa positiva è recentissima  sono le MEGA o UGA, che spero diano una forte identità al vino. In questo senso Barolo e Barbaresco sono esemplari, mentre il Chianti Classico, pur avendone bisogno e creandole,  ha sbagliato cominciando con la Gran Selezione e non con il Chianti Classico annata.”

W. “Forse questa è la domanda più difficile è complessa che si possa fare: cosa è per te il vino?”

B.A. “E’ qualcosa che cambia e io cambio con lui: all’inizio era contento di andare in giro e bere buoni vini semplice, “del contadino”, poi per qualche anno, almeno fino al 2000 ho incontrato e bevuto vini importanti. Poi ho capito che un vino non deve essere sempre grande e importante. Per me  ora i vini migliori sono quelli che si riescono a bere ogni giorno, potrei definirli vini quotidiani. Barolo, Barbaresco, Brunello, tanto per fare dei nomi, li apprezzo sicuramente ma li bevo raramente perché non hanno facilità di beva. Preferisco una schiava o un lambrusco. Forse sarà l’età ma sto ritornando ad apprezzare i vini freschi, semplicemente buoni.”

W. “Forse a questa domanda non c’è risposta o ci vorrebbe un libro  intero: quale pensi che sia la funzione del vino nella società odierna?”

B.A.”Sinceramente non saprei, posso dirti che tra i cambiamenti sociali che riguardano il vino quello che mi piace meno è che la gente oggi  ha quasi sempre  bisogno di un guru, di un qualcuno che gli dica cosa bere. Questo ha praticamente tolto l’anima al vino: il consumatore vuole il vino con il punteggio più alto e spesso rifiuta di assaggiare i vini più semplici e abbordabili. Inoltre avrei qualcosa da ridire anche sulle tipologie di vini che prendono alti punteggi, ma andiamo avanti.”

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W. “Chissà perché sono d’accordo con te… andiamo avanti. Perché uno dovrebbe comprare e  leggere il tuo nuovo libro?”

B.A. “Nessuno dovrebbe comprarlo!” (ride)

W. “Dai non scherzare!”

B.A. “A parte avere un panorama sul vino italiano degli ultimi 50/60 anni il lettore apprezzerà il mio modo ironico e spero anche divertente di parlare di vino, perché il vino è una cosa divertente, non una cosa da esaminare al microscopio, da analizzare,  da vivisezionare. Il vino è soprattutto una cosa da godere, ogni giorno, perché è una cosa buona.”

W. “Perché l’hai editato solo in inglese, non pensi che il mercato italiano possa essere interessato?”

B.A. “Ho provato a fare qualche ricerca ma non credo che il mercato italiano possa essere ricettivo. Forse, se va bene l’edizione in inglese vedremo se qualche editore italiano vorrà fare qualcosa.”

W. Mi hai già risposto ma questa domanda te la faccio lo stesso: quali sono oggi i vini che ti piacciono di più?”

B.A. “In realta non avrei una risposta precisa a questa domanda: per esempio posso apprezzare un Barolo con un piatto adatto ma nello stesso tempo preferirei un Dolcetto che va bene a tutto pasto. A proposito, per me il vino va bevuto con il cibo, non assaggiato da solo. Anch’io in passato ho fatto degustazioni classiche, ma oggi non mi interessa più perché ho capito che la stragrande maggioranza dei vini è fatta per sposarsi con il cibo.”

W. “Quali sono i vini che ti piacciono di meno?”

B.A.”Io sono per i vini autentici! Per me un vino se non ha un “pedigree”, non ha una storia che si interseca con il luogo di produzione, con il terreno, non riesco ad apprezzarlo.”

W.”Adesso una domanda che sprizza ottimismo. Visto che non hai fatto soldi facendo il giornalista enoico per 60 anni, con questo libro pensi di fallire definitivamente?”

B.A. “No, non ne avrei l’intenzione e spero se ne venda qualche copia.  Non sono ricco, non sono uno che riesce a fare business, mi considero uno scrittore e non mi cambierei con nessuno.”

 

Burton Anderson,  VINO II. The Renaissance of Italian Wine

Amazon Editore.

24.07 Euro

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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