Com’è il Brunello di Montalcino 2013? E’ anche un po’…Sting3 min read

Ed eccoci alla fine delle Anteprime Toscane. La carovana è arrivata a Montalcino e qui per due giorni si potranno degustare le nuove annate in commercio. Domani (oggi per chi legge di sabato) si potrà anche ammirare Sting e la sua mattonella celebrativa dell’annata 2017. A proposito di mattonella, alcune delle foto che troverete in questo articolo sono disegni che i  ragazzi della scuola elementare di Montalcino, hanno preparato per l’ormai famosa mattonella commemorativa dell’annata. Forse non saranno belli come quello di Sting (ma non è detto), sicuramente però sono costati meno.

Se l’annata celebrata dalla nuova mattonella è la 2017, quella in assaggio è la 2013 e forse due vendemmie più diverse è difficile  trovarle: nel primo caso caldo anche torrido, nel secondo piogge e clima sicuramente molto fresco.

Naturalmente in assaggio c’è anche il Rosso di Montalcino 2016 e il Brunello Riserva 2012, ma noi ci siamo concentrati solo sul vino veramente importante, il Brunello 2013.

Prima di scendere nel particolare una premessa: per avere un parametro qualitativo dell’annata misurare la tannicità e la potenza  del Brunello confrontandola con quella di grandi vini da nebbiolo come Barolo o Barbaresco è per noi sbagliato. Da anni il sangiovese di Montalcino si declina verso forme di eleganza che, sia in annate calde sia in quelle fredde, lo allontana sempre più da quel vino burbero e tannico che tanto andava di moda tra la fine del vecchio secolo e l’inizio del nuovo. Un Brunello di Montalcino deve avere la giusta potenza ma soprattutto un’eleganza che nasce da un riequilibrio “interno”, dove la freschezza assume un ruolo sempre più importante, la tannicità non è quasi mai fine a se stessa e l’uso del legno è sempre meno scenografico. Detto questo, passiamo a parlare del Brunello 2013

Ne abbiamo degustati circa 60, numero più che sufficiente per farsi un’idea dell’annata che, come detto, può essere definita in maniera bonaria “mediamente fresca” .

Ci aspettavano una vendemmia non certo potente e corposa, con buona freschezza e magari tannini non proprio maturi e le previsioni si sono avverate quasi in toto.

Ma procediamo con calma.

In primo luogo i colori, oramai tutti schierati sul rubino con unghia più o meno aranciata, mentre per quanto riguarda i profumi dobbiamo fare un discorso più complesso. Il Brunello non è mai stato un vino esplosivo dal punto di vista aromatico: le caratteristiche del sangiovese e del territorio di Montalcino hanno bisogno di tempo per esprimersi, naturalmente se non ci fermiamo a qualche sentore fruttato o ad una più o meno intensa marca di legno. Per questo assaggiare Brunello 2013 in questo momento vuol dire scommettere su una gamma aromatica futura, che adesso si può solamente intravedere. Da quello che abbiamo intravisto crediamo che i Brunello 2013 avranno gamme aromatiche di buona finezza e di media potenza, ma non certo prima di 2-3 anni.

Sul versante “bocca” le cose sono ancora più chiare e si possono sintetizzare in alcuni punti

  1. Ottima freschezza
  2. Medio corpo,
  3. Tannini ancora da affinare ma non assolutamente verdi o “sempre immaturi”, anzi dotati di bella reattività, forse adesso un po’ “sting” cioè pungenti, ma magari l’ hanno fatto in onore dell’ospite.
  4. Anche se adesso molti sono squilibrati (tranquilli, è normale) crediamo che tra 3-4 anni saremo di fronte ad architettati equilibri, giocati molto su un’acidità lineare e giustamente marcata.

In definitiva il Brunello 2013 è un vino che piacerà molto a chi adora il sangiovese leggermente brusco, dai tannini fini ma vivi, dalla freschezza abbastanza pronunciata. Non vi consigliamo di berlo subito, soprattutto per  permettere al naso di aprirsi.

Quanto potrà invecchiare? Non è facile, ma nella media non vediamo una vita lunghissima: diciamo tra i 5 e i 10 anni a partire da adesso, con alcune eccezioni che potranno andare ancora più avanti nel tempo.

Un voto da 1 a 10? Diciamo che tra 4-5 anni arriverà sicuramente tra 7 /7.5, ma adesso non va oltre la buona sufficienza.

Per quanto riguarda nomi e cognomi dovrete come sempre attendere dopo l’estate, quando andremo a Montalcino ad assaggiare vini sicuramente molto più definiti.

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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