Brunello 2015: annata godibile ma non incredibile3 min read

Ormai potrei arrivare a Montalcino anche guidando a occhi chiusi, mentre per trovare parcheggio il venerdì del Benvenuto Brunello bisogna aprirli bene e cercare un angolino libero, che quest’anno devo ammettere ho trovato con maggior facilità che in passato.

Anche in sala degustazione mi è sembrato di vedere qualche degustatore in meno, forse la concomitanza di Mundus Vini ha spinto qualche collega verso la Germania o forse una bella fetta arriverà domani per la cerimonia della Mattonella.

Fatto sta che puntuali come sempre alle 9.30 il sottoscritto, Alessandro Bosticco e Gianpaolo Giacomelli ci siamo seduti nella solita perfetta sala di degustazione e, grazie al solito impeccabile servizio, abbiamo degustato quasi settanta Brunello di Montalcino 2015.

Come è andata? Intanto venendo dopo la difficilissima 2014 la vendemmia 2015 non poteva che essere migliore. Sicuramente lo è ma da qui a presentarla come eccezionale ce ne corre.

Se dovessi usare un solo termine per definirla userei “pronta”, ma a ruota metterei “piacevole, equilibrata”. Non mi spingerei verso aggettivi tipo “potente” e “ da lungo invecchiamento” ma questo non deve essere visto come un difetto, anzi.

Degustando i Brunello 2015 ci sono venuti in mente i Barolo della stessa annata, che noi abbiamo valutato benissimo. Vi ritroviamo una naturale rotondità, anche tannica, che non vuol dire che i vini sia gà troppo avanti ma semplicemente che la 2015 è un’annata naturalmente armonica, che mostra anche punte di grande profondità e pienezza. All’opposto qualche vino era già abbastanza maturo, (ma molto pochi), mentre nel 95% dei vini degustati abbiamo trovato un uso ineccepibile del legno. Forse non sarà mediamente una vendemmia da conservare moltissimo, ma i 15 anni sono di default e poi vedremo. L’importante è però che il periodo “top” è praticamente già iniziato (o iniziera tra uno due anni) e proseguirà per almeno altri 8-10.

Molti dei vini più maturi provenivano dalle zone più basse del versante ovest, quello che guarda verso la Maremma, mentre salendo anche leggermente le cose cambiavano leggermente in meglio. Il fatto di avere le vigne in zone alte oramai a Montalcino ha assunto una grandissima importanza e in annate piuttosto calde come la 2015 ha fatto la differenza.

MI viene da pensare un’altra cosa che può aver fatto  la differenza tra l’avere in bottiglia un vino già pronto di buon corpo o un vino potente e leggermente meno pronto: quanto vino è stato selezionato dai produttori per andare a riserva. Credo infatti che, dopo la 2014 dove le Riserva prodotte sono state meno di 5, nel 2015 tutti vorranno produrla e quindi la parte più “cicciuta e corposa” di questa vendemmia può essere ancora in cantina. Lo abbiamo capito degustando una serie di selezioni, certamente con le stimmate del tannino rotondo ma con una pressione e consistenza al palato molto diversa dia vini base.

I migliori assaggi? Come sempre ve li sveleremo dopo le nostre degustazioni di settembre, anche se alcune indicazioni come l’altitudine dei vigneti e l’esposizione possono essere adesso  valide per indirizzarsi verso questo o quell’assaggio e fare la differenza tra un vino troppo pronto e un vino equilibrato.

Per i più curiosi vi diciamo che il punteggio in centesimi più alto che abbiamo dato è attorno ai 94-95 punti, mente il più basso si posiziona sui 65. 30 punti di differenza sono tanti, ma bisogna cominciare a ritornare a queste differenze, pena standardizzare i voti e non mettere in rilevo le differenze che è logico esistano.

Ultima nota:  i disegni che trovate in quest’articolo sono degli allievi della Scuola Media Statale di Montalcino. Bisogna dire bravi ai ragazzi e soprattutto agli insegnanti, che riescono così ad avvicinare i giovani  in modo semplice e divertente al mondo del vino. Detto fra noi,  se alcuni di questi disegni li confrontate con le “vere” mattonelle sicuramente i ragazzi vincono a mani basse.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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