Bourgogne Aujourd’hui, n. 143- 20186 min read

Asta degli Hospices de Beaune, incontro con Albéric Bichot, grande compratore, guida all’acquisto di Gevrey-Chambertin e dei vini di Mâcon, Château de Meursault e Château de Marsannay, Domaines ad alta velocità: questi gli argomenti principali del numero di ottobre-novembre, richiamati in copertina  (nell’immagine una cave voutée, che mi sembra l’antica cuvérie degli Hospices).

Poi c’è il supplemento dedicato al Beaujolais.

Cominciamo con la grande Vente aux enchères des Hospices de Beaune, giunta alla sua 158esima edizione, a cui è dedicato il dossier posto nella  seconda parte della rivista.  In un primo articolo è Ludivine Griveau, régisseur della proprietà viticole degli Hospices a presentare la nuova annata, i cui vini  sono stati banditi all’Asta nella  terza domenica del mese di novembre: un’annata molto atipica,  anche quest’anno molto precoce, ma che ha mostrato, al momento della raccolta, uve sane e perfettamente mature, senza eccessi di surmaturazione.Il dossier prosegue con un articolo che presenta sinteticamente “tutto quel che c’è da sapere” sulla storica Asta: naturalmente la storia , che inizia ufficialmente nel 1859, anche se i vini venivano venduti per  sostenere l’Hotel-Dieu già nel medioevo;  il Domaine, con le sue 117 parcelle e i 60 ettari di vigna, distribuiti tra le due Côtes della Côte d’Or, con una incursione nel Mâconnais (a Pouilly-Fuissé); i protagonisti e il rituale della vendita (i compratori, gli attori dell’asta, come si compra, la destinazione del denaro del ricavato).Un terzo  servizio è dedicato al programma delle numerose degustazioni proposte durante i giorni della Vente da produttori e  Maison de négoce : di lusso quelle di Bouchard Père et Fils e Drouhin.

Infine gli indirizzi “incontournables” di Beaune: ristoranti, bistrot, cavistes, artigiani di specialità gastronomiche borgognone da visitare  nel week-end dell’Asta. Ad aprire  idealmente il Dossier è stata l’intervista, in apertura del fascicolo, ad Albéric Bichot, della Maison Bichot, grande acquirente dell’Asta di Beaune (confermata dalle 158 pièces acquistate anche quest’anno). Oggetto dell’intervista sono naturalmente il “fenomeno” Asta di Beaune, e l’ascesa crescente dei prezzi ai quali vengono banditi i lotti messi in vendita. “E’ l’effetto rarità,  evento, prestigio, l’effetto Borgogna” , spiega Bichot, che porta a far sì che il costo di una bottiglia di Clos de la Roche degli Hospices giunga fino a 400-500 euro.

Siamo intanto arrivati alle degustazioni della Guida, cominciando da Gevrey-Chambertin e le sue vendemmie 2015 e 2016: risultati eccezionali  a tutti i livelli nel 2016 (con percentuali  tra il 75 e il 100% di riuscite),e naturalmente ottimi  anche nella felice annata 2015 (meno omogenei i premiers crus), con vini che hanno un grande potenziale di invecchiamento, ma sono già piacevoli al momento dell’immissione sul mercato. Tra i villages il risultato migliore è quello del Gevrey Les Évocelles del Domaine Lucien Boillot  (18.5/20), mentre tra i premiers crus e i grands crus spiccano due vini del Domaine Harmand-Geoffroy: il Lavaux-Saint Jacques  2016 (19/20) e il Mazis-Chambertin 2016 (19/20).Valori “sicuri”: il Domaine des Varoilles (con due notevoli premier cru monopole) e il Domaine Jérôme Galeyrand  (eccellenti le cuvées villages del 2016).

Il focus terroir  di questo mese è dedicato al Mazis-Chambertin, grand cru di poco più di 9 ettari, il più settentrionale dei nove grand cru di Gevrey-Chambertin, e il più vicino alla Combe Lavaux. Gli Hospices de Beaune, con 1.74 ettari, sono il maggior proprietario, seguito dal Domaine Faiveley , con 1.40 ha. Tutti gli altri “exploitants” non raggiungono l’ettaro.  Passiamo ora ai vini del Mâconnais: 2016 e 2017, le annata prese in esame, mostrano profili molto diversi tra loro. La 2016 è stata un’annata più di luce che di calore, caratterizzata da una raccolta tardiva, che  ha dato vini equilibrati  e di bella finezza, adatti ad un invecchiamento prolungato. La calda annata 2017 è stata “salvata” dalle piogge settembrine, che hanno permesso di apportare una maggiore freschezza aromatica a vini abbastanza ricchi e voluminosi. Un cenno ai trascuratissimi rossi: entrambe le annate hanno dato bei gamay, con vini molto piacevoli. E di fatti è un Mâcon rouge, il Mâcon-Bussières Les Devants vieilles vignes 2016 del Domaine de la Sarazinière, con 19/20, il vino top della degustazione.

Per un vino da 14 euro la bottiglia non c’è davvero male. Tra i bianchi, la miglior note è per il Macon Igé Grand Cra del 2017 del  (18/20). La découverte della degustazione? Les Chais Letourneau: i suoi Mâcon Burgy blanc , specie il Vieilles vignes, sono di grande qualità. Un’avvertenza: nella degustazione non sono compresi i Pouilly-Fuissé e le altre denominazioni comunali.  L’ultimo servizio annunciato in copertina è quello di Christophe Tupinier dedicato agli Châteaux di Meursault e di Marsannay , 106 ettari di vigna in due (67 il primo e 39 il secondo), oggi in profondo rinnovamento. Due distinte degustazioni (quella di Meursault anche con millesimi molto vecchi) completano l’articolo , evidenziando vini  interessanti, con qualità in ascesa.

Veniamo ora al resto: dopo l’editoriale di Thierry Gaudillère (ancora sul rapporto contradditorio tra vino e istituzioni politico-sanitarie della Francia), Christophe Tupinier traccia un primo profilo dell’annata 2018, che non esita a definire storica , anche per la sua atipicità. Ancora: le notizie di questo bimestre, un breve articolo di Gaudillère sulle varietà da vino della Borgogna (non dimentichiamo l’aligoté e il sauvignon, blanc e gris), la gastronomia (la dolcezza del Brillat-Savarin , i piatti e gli accordi di Stéphane Ory, chef dello Château de Gilly), i ristoranti e i libri .

Eccoci ora al supplemento Beaujolais, 28 pagine a colori interamente dedicate ai vini di questa regione. Apre la degustazione dei Beaujolais e dei Beaujolais Villages del 2017: sulla linea della grande annata 2015. Ottime espressioni tra i rossi, con i 19.5/20 del Beaujolais Lantignié Les Vergers del Domaine Frédéric Berne (15 euro la bottiglia), che propone anche un delizioso rosé,  e tra i rari bianchi (molto bene Les Eparcieux della Famille Chasselay, 18/20 per 15 euro la bottiglia). Quattro i Domaines segnalati tra i valori sicuri: lo Château de Buffavent (con un ottimo rosso vieilles vignes),lo Château Grand’Grange (spicca un suo bianco), il Domaine des Combiers, e i Vignerons des Pierres Dorées (con le sue selezioni Pépites). Gli altri articoli: il primo è dedicato al terroir di Quincié, villaggio confinante con tre crus del Beaujolais (Brouilly, Côte de Brouilly e Régnié), con 650 ettari di vigna, di cui 20 di chardonnay, seguito da una degustazione di vini dei vari lieux-dit (al top Vitry-Saint Cyr Olivier e Cherves).

Il secondo articolo è dedicato al riassaggio dei vini del 2011, annata  considerata eccezionale dagli esperti della redazione della rivista. Al vertice è uno Chénas del Domaine Thillardon, che spunta ben 19/20. Infine: la designazione del territorio di Beaujolais come Unesco Global Geopark, e i suoi siti più ragguardevoli, la cucina dello chef bistellato Masafumi Hamano , dal 2013 al “Au 14 Février” ristorante-bistrot di Saint Amour- Bellevue e la ricetta del suo “pigeonneau bressan”.

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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