Borgogna, ovvero la tana dell’aligoteur. Seconda parte3 min read

Il Domaine Sylvain Pataille conta oggi 17 ettari di vigna organic a conduzione biodinamica interamente situati nel comune di Marsannay-la-Côte, a parte le parcelle di Le Chapitre e del Clos du Roy a Chenôve. Il pinot noir è l’unica varietà a bacca rossa, 5 gli ettari destinati alle uve a bacca bianca per tre quarti aligoté doré e per il resto chardonnay blanc e rose e pinot beurot.  Le vinificazioni sono le più semplici possibile: le uve sono pressate in parte à grappe entière, le fermentazioni basate esclusivamente su lieviti indigeni, il legno per l’affinamento è in piccola parte (15- 30%) nuovo, i solfiti aggiunti sono al minimo possibile e soltanto nell’imbottigliamento. Il Bourgogne aligoté  assembla uve delle parcelle situate più in basso verso la route nationale: Champ Forey più a nord, in direzione di Chenôve, mentre Les Auvonnes è all’estremità sud, al confine con Couchey, in cui continua con nome leggermente diverso (En Auvone). Dagli stessi climats Pataille ricava due Aligoté parcellari distinti.

 Les Auvonnes au Pépé 2018

E’prodotto da una parcella di 0,10 ha.  di aligoté doré piantata negli anni ’30 affacciata a est a 250 m. s.l.m. (argille, marne, piccole pietre).  Auvonnes (à Pépé è un’aggiunta a indicare che apparteneva al nonno) è abilitato dal disciplinare a produrre soltanto Marsannay rosé, e perciò i vini, bianchi o rossi ivi prodotti non possono utilizzare la denominazione comunale, ma solo quella regionale (Bourgogne + il nome del vitigno).

Il vino è gioioso, saturo di sbuffi agrumati, iodati e leggermente di china, ha mineralità esplosiva, quasi uno Chablis, che gli conferisce insospettata intensità e sapidità.  Un ottimo aligoté con grandi potenzialità gastronomiche (a parte le ostriche!).

Champ Forey 2018

Proviene dall’aligoté doré di una parcella di 0.3 ha. piantata dal 1932 al 1961, esposta a est a 250 m. di altitudine, con un suolo di ciottoli calcarei nel lieu-dit omonimo, di gran lunga il più grande tra quelli destinati alla produzione di Marsannay rosé. L’attacco è su note salmastre e leggermente boisé, poi si apre con una maggiore complessità aromatica, nella quale confluiscono agrumi canditi e frutta gialla. Sul palato è puro e quasi pietroso. Chiusura sapida. Un aligoté classico, molto gastronomico. Ottimo sul saporito crosta fiorita di capra al quale l’ho accompagnato.

Clos du Roy 2018

Si tratta di una vigna molto vecchia, di quasi 90 anni (piantata tra il 1932 e il 1935) di una parcella di 0,18 ha.  con una pendenza moderata di 270-280 m., affacciata a est-sudest, con un suolo molto calcareo (grezes litées)  di colore rossiccio, ricco di ferro. Proveniente da uno dei migliori crus di Marsannay per la produzione di vini rossi, questo aligoté colpisce per la sua struttura (diversamente dagli altri aligoté di cui finora, fa 24 anziché 12 mesi di affinamento in legno). Più austero, appare ancora bisognoso di tempo per dispiegare tutta la sua grande materia. Agrumi e calcare al naso, il vino ha acidità, profondità, volume. La chiusura è  stonish. Da aspettare, in bottiglia e nel bicchiere.

La Charme aux Prêtres 2018

Da una piccola vigna di 0,3 ha. piantata nel 1949, a 280-320 m. di altezza, a mi-pente, esposta a sud/sudest con un suolo principalmente calcareo (crinoidi e comblanchien), in parte con marne a ostrea acuminata, poco profondo (40 cm.), perfettamente drenante. Questo climat, facente parte dei 14 appena promossi allo stato di premier cru, produce anche ottimi Marsannay rossi, ma per Pataille è grande per i vini bianchi, e difatti diversi altri produttori (tra i quali lui stesso) vi producono un Marsannay blanc da uve chardonnay. Nella parcella di Pataille, lo chardonnay è nella parte più alta del pendio, e l’aligoté più in basso, dove predominano le marne a ostrea acuminata. La Charme aux Prêtres è un aligoté meno voluminoso del Clos du Roy, ma ha una maggiore tensione minerale. Un vino terroir-driven, che rende meno saliente la differenza di vitigno rispetto al Marsannay blanc. Vibrante di acidità, ha notevole complessità aromatica: note riduttive e leggere di tostatura (fa anch’esso 24 mesi in legno), si apre con nuances molto eleganti di anice ed erbe provenzali. Sul palato è setoso e di notevole intensità minerale. Il più elegante del gruppo, è destinato a durare a lungo. Ha dato ottima prova di sé su un salmone selvaggio affumicato. Un fuoriclasse nella sua categoria.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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