La nostra settimana friulana, ospiti del Consorzio delle DOC Friuli Venezia Giulia e degustando nella perfetta “Tasting Accademy” del Consorzio Friuli Colli Orientali, ci ha permesso di avere un quadro esauriente sui vini bianchi dell’ultima vendemmia e più in generale di quelli entrati in commercio nel 2021.
Questo sia grazie all’assaggio di quasi 400 campioni in una situazione ottimale, sia al lavoro fatto a monte dal Consorzio FCO che viene pubblicato ogni anno con il titolo Le stagione e le uve. Questo encomiabile “studio sul campo” dei tecnici del Consorzio riesce a dare un quadro esatto e completo di ogni vendemmia friulana.
Assaggiare sapendo, dal punto di vista tecnico, come è stata l’annata per ogni tipo d’uva ti permette di approfondire molto la conoscenza di una determinata annata e di cercare di comunicarvela nel modo più semplice e chiaro possibile. Per farlo prenderemo in prestito quanto è stato scritto da chi, da aprile a ottobre, è stato quotidianamente sul pezzo.
La prima cosa da dire è che l’annata 2020 in Friuli non ha avuto situazioni limite, come un’eccessiva piovosità concentrata seguita da lunghi periodi siccitosi, o temperature troppo alte in estate o troppo basse in primavera. C’è stata molta pioggia nel mese di giugno ma poi fino a vendemmia le piogge sono arrivate con cadenza più o meno regolare (se si escludono gli ultimi giorni di agosto) il che ha evitato problemi di siccità estiva. In un’estate senza picchi di calore come, per esempio nel 2017, le piogge “cadenzate sono continuate purtroppo anche nel periodo di vendemmia, colpendo alcune varietà bianche più di altre.”
Tutto questo ha portato ad un’annata che non ci sentiamo di definire buona o cattiva ma sicuramente particolare: con profumi che più che sul frutto bianco vanno sul floreale e addirittura verso qualche nota officinale e speziata. I corpi sono meno importanti rispetto alla (grande, questa si!) annata 2019 ma mostrano già un buon equilibrio. Tutto questo naturalmente con le logiche differenze tra FCO, Collio e resto della regione.
A proposito di regione: abbiamo notato uno chiaro spostamento da DOC anche storiche ma con sempre meno appeal verso la DOC Friuli, segno che questa denominazione è sempre meno vista dai produttori come un ombrello che raccoglie tutto ma come un modo per presentarsi, con un nome territorialmente valido, al mondo.
Prima di parlare dei vini un’ultima cosa di ordine generale: se si escludono la quasi totalità dei vigneti della Doc Isonzo e alcuni altri importanti distinguo, la viticoltura friulana si può dividere tra quella collinare di qualità e quella di pianura. In questa generale suddivisione, in cui entrano tutti i quasi 7000 ettari di glera, una grande fetta dei quasi 8000 di pinot grigio e, last but not least, tutta la Ribolla gialla di pianura (attorno ai 1000 ettari e passa) , si gioca l’immagine qualitativa di una regione che ha grandi picchi di qualità e, purtroppo, abissi più o meno profondi con cui dover convivere. Per questo i nostri assaggi toccheranno volutamente “i picchi”, cioè quei vini, quelle tipologie e quei territori che possono fare e spesso fanno la differenza nel mondo del vino di qualità.
Veniamo adesso ai nostri assaggi, divisi come sempre per vitigni, uvaggi a parte.
Friulano
Non siamo nella monumentale vendemmia 2019 ma la 2020, anche se ha avuto piogge a inizio vendemmia, mostra in diversi casi le stimmate della buona annata, anche se magari non sarà molto longeva. Questo si deve ai vigneti ben posizionati e ben gestiti di quella che, per noi, dovrebbe essere la prima uva della regione ( e invece è la quarta…), quell’autoctono a cui il cambio del nome sembrava aver tolto vigore, forza, personalità. L’annata equilibrata ha portato i migliori a profumi fini , dove le note floreali si fondono a freschi sentori officinali e, scusate il termine non di moda, minerali. I corpi non sono certo esplosivi ma bilanciati, eleganti, con discrete possibilità di invecchiamento (5-8 anni) per i migliori. Quelli dei Colli Orientali mostrano più freschezza aromatica con un corpo elegantemente nervoso, mentre quelli del Collio hanno più frutta matura al naso e maggiore rotondità complessiva. Interessanti per equilibrio alcuni campioni dell’Isonzo. Voto alla vendemmia: 7.5
Ribolla Gialla
Si possono dire tante cose su questo vitigno ma non certamente che porti con sé una dote aromatica più o meno consistente. Se poi si parla di quella piantata in pianura dal punto di vista dei profumi si rischia di toccare lo zero assoluto. Per fortuna noi parliamo e assaggiamo quelle di collina che in una vendemmia improntata alla freschezza si trova a suo agio dal punto di vista dell’acidità e si salva comunque sul fronte aromatico, magari grazie anche a qualche piccolo aiuto (nella quota del 15% di legge).
Forse l’annata meno eccessiva e potente ha permesso di esprimersi senza spigoli e per questo ci sono piaciute: in particolare quelle dei Colli Orientali hanno mostrato una buona freschezza aromatica ed una sufficiente omogeneità territoriale, mentre quelle del Collio, destreggiatesi bene tra profumi più fruttati e freschezze leggermente attenuate, hanno mostrato maggiori alti e bassi. Voto alla vendemmia:8+
Pinot Bianco
Nemmeno 500 ettari piantati in regione non “meritano” le continue performance qualitative di quest’uva. Anche nella vendemmia 2020, sia che si parli di Collio, Colli Orientali, Isonzo o Aquileia (attenzione a questa denominazione che sta crescendo!) si trovano gamme aromatiche suadenti, nette e bocche eleganti spesso segno di buone possibilità future. Un’annata equilibrata, spesso giocata dai vini su note floreali, non poteva che portare in auge l’uva che cerca l’equilibrio per definizione e che ama molto avere, accanto al frutto bianco, delle punte floreali. Una percentuale per noi incredibile e mai avuta prima di vini premiati (più del 30%) dimostra l’enorme livello dei Pinot Bianco friulani: praticamente un plebiscito per questo vino, che dovrebbe avere molti più estimatori tra i produttori friulani. Voto alla vendemmia: 9
Chardonnay
Uno dei vitigni che in generale amiamo di meno ma dobbiamo ammettere che l’annata equilibrata ha portato a vini meno scontati, con profumi più complessi e armonici. In definitiva a chardonnay più nervosi e vivi, meno appiattiti su cliché che hanno fatto la fama ma anche “marcato a fuoco” il vitigno. Uva per definizione adattabile, lo dimostra ottenendo notevole spazio tra i migliori con i vini della DOC Isonzo e anche con qualcuno della denominazione Friuli. Buoni ma non eccelsi in generale gli Chardonnay nei Colli Orientali e nel Collio. Voto alla vendemmia:7.5
Nel prossimo e conclusivo articolo presenteremo i risultati di Pinot Grigio, Sauvignon, Malvasia, uvaggi e Traminer Aromatico.