Parlare della 2022, cioè di una delle annate più calde degli ultimi 30 anni (inferiore solo alla 2003) per dei vini da lungo invecchiamento può sembrare quasi un controsenso: infatti non solo le temperature alte, i picchi di calore, ma anche la scarsità delle piogge nell’annata (e nella precedente) avevano creato quasi “la non-tempesta” perfetta.
Vi passiamo solo alcuni dati raccolti grazie a due testate a cui gli appassionati di vino dovrebbero fare un monumento: Enogea 360 di Alessandro Masnaghetti e L’annata viticola in Piemonte pubblicata dai Vignaioli Piemontesi e curata da Alessandra Biondi Bartolini, Monica Massa e Michele Vigasio.
Dal punto di vista delle temperature prendiamo l’indice di Huglin, indicatore che stima il calore accumulato in un vigneto sommando le temperature medie giornaliere sopra i 10° C. La sommatoria a Barbaresco nel 2022 arriva a 2741 gradi, quando lo stesso indice mette chiaramente in luce che per la viticoltura di qualità servono annate che non superino i 2000/2200 gradi.

Veniamo alle piogge: le precipitazioni a Barbaresco sono arrivate a “ben” 289 mm dal 1 gennaio al 30 settembre, e considerate che Barbaresco è la zona dove in Langa è piovuto di più nei primi mesi dell’anno. Inoltre si veniva da un’annata calda e siccitosa come la 2021 e quindi le viti avevano appena passato forti periodi di stress, ritrovandosi in situazioni addirittura peggiore durante l’arco dell’annata.
Ci voleva quasi un miracolo per mettere in bottiglia dei Barbaresco che potessero anche puntare ad invecchiare per un po’ di anni e pare proprio che il miracolo ci sia stato. Forse non saranno vini che invecchieranno come quelli di 30 anni fa, ma allora i pH erano molto più bassi, le acidità più alte (con maggiore acido malico), le vigne diverse e con esse molte delle componenti che portano ad un grande nebbiolo da invecchiamento.

A questo punto, con tutta una serie di parametri contrari, bisogna fare una standing ovation a produttori di Barbaresco, che hanno adottato sia tecniche agronomiche che di vinificazione estremamente accorte per valorizzare ed equilibrare le caratteristiche estreme delle uve e dei mosti. Non credo che il termine “lavorare in sottrazione” possa adattarsi, ma rende bene l’idea perché in effetti i produttori hanno sottratto all’annata 2022 quelle “armi” che sarebbero state sicuramente “mortali” per tanti vini.
Naturalmente non tutte le zone della denominazione e non tutti produttori sono riusciti nell’impresa e alcune zone e vignaioli hanno reagito meglio di altri. Tra quest’ultime occorre mettere le zone altre di Neive e una bella fetta del comune di Treiso: praticamente tutti i Vini Top del 2022 vengono da questi territori e quindi si conferma che adesso avere vigne al di sopra dei 350 metri (anche 400) è certamente un grosso vantaggio, anche se poi le vigne bisogna capirle e saperle coltivare e in cantina bisogna essere molto bravi.

Ho parlato di Vini Top, che in totale sono stati sette, praticamente tutti in zone alte, ma la cosa che fa gridare al miracolo è che ben il 72% dei Barbaresco 2022 a raggiunto e/o superato i nostri 80 punti (e noi, lo ripetiamo sempre, non spariamo punteggi come petardi alla festa del patrono) e questo vuol dire che la qualità media dell’annata è veramente alta e che quasi i ¾ dei Barbaresco in commercio possono essere comprati a botta sicura.
A proposito di comprare: quasi tutti i Vini Top hanno prezzi in enoteca che vanno dai 30 ai 35 Euro e anche buona parte degli altri Barbaresco si posiziona su questa fascia: questo è sicuramente un grande merito della denominazione, che con questi prezzi da una parte mette quasi “sotto scacco” il Barolo ma dall’altra rischia di venir percepita forse troppo vicina a Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba, con i quali c’è un grosso scalino qualitativo se si considerano i costi di produzione e le possibilità di invecchiamento.
Quindi il nostro consiglio è quello di acquistare con tranquillità i Barbaresco 2022, specie quelli che hanno conquistato il livello di Vino Top e che potrete conoscere cliccando qui o a lato dell’articolo.
