Barbaresco 2018: annata ben compresa, ben gestita e con vini molto buoni3 min read

Per spiegare  i Barbaresco 2018 bisogna partire dalla vendemmia 2017, estrema in tutto (grandine, siccità, caldo, stress idrico) tanto da consegnate al 2018 piante che, in qualche modo, dovevano ancora riprendersi da un superlavoro. Per fortuna i primi mesi del 2018 sono stati abbastanza piovosi (anche se caldi) tanto da permettere alle piante di ricrearsi un minimo di equilibrio nonché quella riserva idrica per poter affrontare una nuova annata. Il freddo è venuto tardi, verso marzo e questo ha permesso un ulteriore riposo vegetativo.  Insomma, nel 2018 le piante e i viticoltori dovevano ancora riprendersi dalla 2017 ma l’hanno fatto veramente bene.

La riprova è nei vini, equilibrati e con tannini rotondi sin da subito (forse grazie a dei pH leggermente più alti) e di grande bevibilità. Si notano meno le differenze “estreme”, tipo importanti note alcoliche nelle zone più basse di Neive o tannicità molto ruvide provenienti da alcuni punti del comune di Barbaresco. Questo è forse dovuto alla resa generale piuttosto alta che  ha portato a vini, mi si passi il termine, leggermente più “diluiti” a favore però della piacevolezza.

Forse mancano (ma non è detto) alcune punte di altissima qualità ma in compenso la qualità media è non solo sicuramente più alta della 2017 ma adesso ci troviamo di fronte ad un’annata molto più pronta e godibile anche di alcune precedenti (mi piacerebbe, per esempio, fare un confronto con la 2013).

Anche l’alcol è ben dimensionato e le componenti aromatiche vanno molto più sul floreale che sul frutto, portando tanti vini a una finezza che non può non colpire.

Veniamo al discorso invecchiamento: potremmo pensare che vini più pronti paghino dazio nel lungo periodo ma di questo non sarei tanto sicuro. Indubbiamente i cambiamenti climatici stanno portando a vini che si sviluppano su registri diversi rispetto anche al recente passato. Questa “pseudo rotondità” (stiamo comunque parlando di nebbiolo e di Barbaresco), questo equilibrio quasi innato è un marker dei cambiamenti che anche i produttori hanno dovuto fare e assimilare per rimettersi “in bolla” con situazioni climatiche diverse. Nel 2018, venendo da una vendemmia estrema, tanti produttori hanno lavorato in vigna e in cantina con attenzioni diverse, “senza spingere l’acceleratore fino in fondo”. Questo ha portato a vini che non solo si presentano adesso in maniera diversa, più rotonda e piacevole, ma che evolveranno in maniera diversa, seguendo schemi probabilmente nuovi, che solo il tempo ci presenterà. Del resto questo sta accadendo in alcune denominazioni simili e molto importanti come, per esempio Barolo e Brunello di Montalcino.

Vigneti di Treiso

In definitiva l’annata 2018 è forse una delle prime dove il cambiamento climatico è stato realmente percepito dalla maggioranza dei produttori, portando così non tanto a vini più moderni ma più adatti al momento che viviamo. Lasciando infatti da parte il meteo oramai certe spigolosità tanniche sono sempre meno accettate dai mercati internazionali e riuscire ad ammorbidire  i nebbioli senza appesantirli di legno è senza dubbio un segno di maturità tecnica e stilistica. I prossimi anni ci diranno qualcosa anche sul modo in cui invecchieranno.

A proposito di invecchiare, troverete un’ulteriore degustazione che riguarda esclusivamente i Barbaresco di annate precedenti la 2018 ma inviati quest’anno e alcune Riserva che, per la prima volta, abbiamo richiesto. Dei 2017 abbiamo già detto e le Riserva erano talmente poche e di annate diverse che è impossibile fare un discorso generale.

Possiamo però dire che in questo gruppo incontrerete Barbaresco e Barbaresco Riserva mooooolto interessanti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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