Barbaresco 2014: una piccola annata interpretata alla perfezione2 min read

Ed eccoci a parlare di Barbaresco 2014, vino da una vendemmia difficilissima. Come sempre i nostri assaggi hanno toccato due periodi: Nebbiolo Prima ad aprile e gli assaggi langaroli con gli IGP- I Giovani Promettenti a novembre.

Nel mezzo quasi 7 mesi, tempo nel quale un vino può cambiare molto e per il Barbaresco 2014 è stato proprio così. Assaggiati ad aprile l’annata difficile aveva la meglio sul vino, presentando un conto che parlava di tannini verdi, spesso amari, strutture esili.

Questo dicevamo ad aprile “Anche se sembra che nella zona del Barbaresco sia piovuto meno che nel Barolo, la vendemmia 2014 non potrà certo essere definita di alto livello. Generalmente siamo di fronte a vini non molto concentrati, strutturalmente esili, spesso con acidità alte e tannini tendenzialmente verdi: anche con le dovute eccezioni qualitative che per fortuna ci sono (soprattutto nelle vigne storicamente più vocate) la degustazione non ci ha riservato grandi soddisfazioni. Crediamo che qualche mese di bottiglia in più possa, mai come in questo caso, essere un’arma importante per l’equilibrio dei vini.”

Ma i grandi territori e i grandi vini hanno quasi sempre un asso nella manica e, dopo  sette mesi passati a maturare, lo hanno giocato.

I vini esili con tannini verdi di aprile sono divenuti vini equilibrati, con tannicità poco marcata ma armonica, con freschezze stuzzicanti, con nasi dove spezie e frutta rossa si danno spesso il cambio senza che la pulizia o la nettezza aromatica ne debba perdere.

 

Non sono certo vini da grandissimo invecchiamento (anche se, sono convinto, tra venti anni qualcuno sorprenderà l’universo mondo), sono pronti, già bevibili e godibili e, last but not least, la piccola annata è stata interpretata molto spesso alla perfezione anche sul fronte del prezzo, presentando una bella serie di Barbaresco di buon livello dall’ottimo prezzo (meno di 20 euro in enoteca).

Come vedrete non ci sono picchi esagerati tra i vini, ma tanti Barbaresco  molto buoni o semplicemente buoni (quasi il 60% ha raggiunto almeno 3 stelle), del resto è quello che ci aspetta dalle piccole annate.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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