Anteprima Sagrantino a Montefalco: meno muscoli e più eleganza, anche se il Trebbiano Spoletino…4 min read

Dovendo sostituire in corsa il nostro direttore ammalato ho cercato di fare del mio meglio. Mi sono concentrata non solo sul Sagrantino di Montefalco, a cui è dedicata ufficialmente l’Anteprima, ma anche sul Trebbiano Spoletino, vino adesso di gran moda.

Trebbiano Spoletino

Per quanto riguarda il Trebbiano Spoletino la varietà di annate presentate non giova di sicuro alla definizione di una tipologia di prodotto che già di per sé stenta a trovare un proprio preciso stile. Qualche vino tendente all’idea del naturale (che però non è molto pulito) o dell’orange wine depista ulteriormente perché, unito al fatto che non si tratta di annate giovani, fa perdere intensità floreale e  fruttata al naso  e quindi lascia i vini troppo anonimi per i miei gusti. Più giovani sono i vini più vengono in risalto le caratteristiche del Trebbiano Spoletino e quindi, come tipologia sono, a mio parere, maggiormente godibili. L’annata 2021 mi è sembrata abbastanza centrata ma senza punte di altissimo valore.

Montefalco, vigneti.

Vini di primo impatto con ottimi profumi, che però hanno la tendenza a scomparire rapidamente, lasciando una certa delusione.  In bocca una leggera acidità a sostegno di un frutto spesso piuttosto dolce. Mi sono posta quindi una domanda: che il Trebbiano Spoletino sia un vino dal mercato tipicamente regionale cioè per chi (turista o indigeno) vuol assaggiare un bianco locale? Perché nel resto d’Italia, magari allo stesso prezzo, credo si possano trovare prodotti altrettanto interessanti. Anche nella promozione io spingerei in questa direzione, che vorrebbe dire un ottimo risultato con impegno economico modesto.

Passiamo al Montefalco Sagrantino. Come detto grande varietà di annate in degustazione quindi è impossibile (non avendo assaggiato tutto) dire qualcosa annata per annata. Ho fatto però una doppia constatazione, la prima risale al 1996 quando con il nostro direttore abbiamo organizzato forse la prima presentazione ufficiale della Denominazione. Avemmo taaanto coraggio perché la qualità media non era di sicuro molto alta. La seconda si riferisce al 2019 quando, per Winesurf, ho partecipato alla degustazione periodica della nostra guida. Dal 1996 al 2019 la situazione si era moltiplicata nei numeri di produttori e nella notorietà del vino con una crescita esponenziale della qualità. Ma ancora i vini erano terribilmente tannici anche per me che, essendo nata professionalmente e quindi di palato, con il Sangiovese, ho una soglia di tolleranza al tannino abbastanza alta.

Ricordo che fu una delle degustazioni più difficili mai fatte con le papille che gridavano vendetta a gran voce. Quest’anno invece ho trovato una gestione del tannino cresciuta a dismisura. Non voglio dire che i vini siano diventati morbidi (parliamo di Sagrantino e quindi non sarebbe rispettoso del vitigno), ma senz’altro hanno una bevibilità e godibilità crescente. Se fino a 5 – 10 anni fa dovevi affinare in bottiglia un Sagrantino almeno 10-12 anni prima che fosse davvero godibile, adesso è al livello di molte altre Denominazioni nazionali importanti. D’altra parte non si compra un Barolo 2019 o un Brunello 2018 pensando di berli subito e di trovarli pronti, si sa che lasciati in bottiglia per qualche anno possono solo migliorare. Complimenti a chi ha presentato i 2015 decidendo di tenerli in cantina un po’ di più, ma anche a qualche 2019 già molto, ma molto buono e godibile.

La manifestazione è stata sicuramente ben organizzata da Miriade&Partners, ma permettetemi una scherzosa notazione finale: ci fanno usare una app per prenotare la sala degustazione e le varie iniziative dell’Anteprima, ma poi vado nell’ufficio a fare l’accredito e scopro che chi gestisce il tutto lo fa con pennarelli di vario colore e fogli di carta. A questo punto serve la nuova app… apperò!

Maddalena Mazzeschi

A 6 anni scopre di avere interesse per il vino scolando i bicchieri sul tavolo prima di lavarli. Gli anni al Consorzio del Nobile di Montepulciano le hanno dato le basi per comprendere come si fa a fare un vino buono ed uno cattivo. Nel 1991, intraprende la libera professione come esperto di marketing e pubbliche relazioni. Afferma che qualunque successo è dovuto alle sue competenze tecniche, alla memoria storica ed alle esperienze accumulate in 30 anni di lavoro. I maligni sono convinti che, nella migliore tradizione di molte affermate PR, sia tutto merito del marito! Per Winesurf si occupa anche della comunicazione affermando che si tratta di una delle sfide più difficili che abbia mai affrontato. A chi non è d’accordo domanda: “Ma hai idea di cosa voglia dire occuparsi dell’immagine di Carlo Macchi & Company?”. Come darle torto?


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