Anteprima della Costa Toscana: tra cambiamenti e novità, non tutte positive5 min read

Domenica 17 e Lunedì 18 marzo si è svolta a Lucca, nelle sale del Real Collegio, la 23° edizione di Anteprima Vini della Costa Toscana. Negli anni la formula è cambiata ma non necessariamente migliorata: una volta c’era una sala, separata da quella dei “banchetti” dei produttori, dove si potevano assaggiare vini in anteprima assoluta, addirittura non ancora imbottigliati, o campioni di botte (credo che questo non sia più possibile per motivi di normative sanitarie) o non ancora etichettati perché magari imbottigliati il giorno prima.

Adesso non trovi solo le anteprime (nel senso di ultima annata) in alcuni casi non ancora in commercio ma  prossime alla distribuzione, ma spesso anche  le altre etichette della stessa azienda e a volte anche l’intera produzione.


Ovviamente resta una manifestazione interessante perché permette di affacciarsi praticamente su tutto il panorama della produzione enologica costiera, dai piedi delle Apuane al confine con la Liguria fino alla Maremma passando per le Colline Lucchesi senza dimenticare le isole, o comunque di averne un quadro generale dai bei colori vivaci, fornito non solo da aziende ormai affermate e conosciute ma anche da piccole realtà e da cantine che sperimentano, che riscoprono vecchi vitigni dimenticati, che prestano attenzione all’ambiente sposando il biologico e il biodinamico e magari, cosa cara a noi winesurfisti, usando finalmente bottiglie leggere.

Purtroppo, come accade a tutte le manifestazioni di questo tipo, non è facile degustare stando in piedi, con la sala gremita di visitatori (le due giornate sono aperte contemporaneamente a pubblico pagante, operatori e stampa accreditati), che spingono e sgomitano. A tal proposito, se c’era una sala degustazioni separata e riservata ai soli operatori, usufruibile solo al mattino, che permetteva di fare una degustazione più comoda e soprattutto più professionale, (quello che accade nelle manifestazioni  che si autodefiniscono  anteprime insomma, e che era possibile anche a Lucca negli anni passati) non è stato sufficientemente comunicato. Non nella cartella stampa, non al momento dell’accredito via e-mail, non all’ingresso quando ho chiesto se c’era qualcosa riservato alla stampa.

Non ci sono più nemmeno le master class tematiche di approfondimento, o meglio, ho saputo nei giorni seguenti che ne era prevista una (ma anche questo lo ignoravo perché non comunicato) che poi per motivi tecnici non si è svolta…

Però per qualcosa che si perde c’è spesso qualcosa che si guadagna e devo dire che per noi che siamo rivista di enogastronomia l’evento nell’evento che di fatto ha preso  il posto delle master class è altrettanto interessante e dopo il successo del numero zero dello scorso anno quest’anno ha replicato.
La mente vulcanica dello Chef Cristiano Tomei ha infatti partorito Condi_Menti, una serie di tavoli dove viene presentato un tema gastronomico, affrontato dal punto di vista sia culturale, che sociale e antropologico. Si assaggia un piatto, abbinato ad un vino, e viene commentato il tutto dallo chef, dal produttore del vino e dagli ospiti.

Cristiano Tomei

Per dare la possibilità a più persone di partecipare era possibile riservare solo un posto ad uno dei sei tavoli, tre per ognuna delle due giornate: ho prenotato il primo, dal titolo “Falsi miti e curiosità del cibo in epoca romana” a cura di Antonino Pittà, ricercatore e docente di Letteratura Latina all’università Cattolica di Milano e l’abbinamento vini aveva come titolo “archeologia enologica: il mare e le anfore”. Mi ero ripromessa di verificare poi se ci fosse stata la possibilità di partecipare ad altri incontri, tutti ugualmente interessanti, ma il tempo tra un assaggio e l’altro è corso via veloce e non c’è stata occasione.

Molte conferme, qualche piacevole scoperta, come il Valerius 2022 di Arrighi, un’ansonica dell’Elba ottenuto da lunga macerazione degli acini interi  in anfore di terracotta dell’Impruneta senza però arrivare all’ossidazione. Da bere due anni dopo la vendemmia era  proprio in abbinamento (perfetto) col piatto proposto da Chef Tomei. Una polenta di farro non solida, dalla consistenza cremosa, cotta in un brodo di agnello e fagiano, con varie spezie della costa tra le quali l’elicriso e la salvia,  con sopra cicoria cotta, puntarelle e aglione fritto  che davano croccantezza. Una punta di miele di elicriso conferiva al piatto, insieme alle spezie, profumi di macchia mediterranea e chiudeva il cerchio un filo di olio extravergine d’oliva della Lucchesia, prodotto nella sua azienda agricola.

Il piatto di Cristiano Tomei


Nel piatto lo chef ha voluto fondere la Roma Antica  (brodo di fagiano e agnello) e quella più popolare (le puntarelle) con la Garfagnana (il farro, l’olio e il miele) e il Mediterraneo (elicriso) ricordandoci, tra una battuta e l’altra da mattatore quale è,  quanto la cucina sia da sempre contaminazione e fusione e di come i suoi colleghi che tanto decantano la “contaminazione” non abbiano inventato niente, poiché già all’epoca dell’impero romano, che si estendeva parecchio  in latitudine e longitudine, l’alimentazione era ovviamente influenzata dagli usi dei popoli conquistati e i gusti, i sapori e le abitudini mutavano e si mescolavano nel tempo.

Regalandoci anche una chicca non prevista, una foglia di verza cotta con sopra una fettina di lardo di sua produzione condite con solo un po’ di acqua del pomodoro pelato, ci ha confessato (congedandoci dopo due ore rispetto ai previsti 45 minuti) di quanto lui “aborri” il termine “fusion” poiché la cucina è di per se, fusione. Di profumi, sapori, esperienze. E sia il primo piatto, che il vino abbinato che al naso sprigionava  tutto il sole, il mare e il vento dell’Elba, come anche l’ultima chicca fuori programma, ne erano proprio l’esempio.

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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